Con riferimento al “Memorandum di intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”, sottoscritto dalle parti il 2 febbraio 2017, LINK 2007 condivide le preoccupazioni espresse in questi giorni da più voci dell’associazionismo, del settore non profit e di esperti del settore.
L’orientamento del governo italiano, nell’urgenza e necessità di garantire coordinamento e collaborazione transnazionale nella gestione dei flussi migratori, non tiene infatti in adeguata considerazione le istanze che derivano dall’impegno della Repubblica e di tutte le nostre istituzioni ad assicurare la promozione, il rispetto e la tutela dei diritti inviolabili della persona umana, secondo i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Come LINK 2007, esprimiamo in particolare la nostra perplessità rispetto a:
- L’ispirazione del Memorandum, da cui emerge un’accentuata lettura del fenomeno migratorio, e di conseguenza delle soluzioni identificate per gestirlo, in termini di sicurezza e di protezione dei confini: una lente interpretativa che riteniamo fuorviante e pericolosa, anche in relazione alle possibili ripercussioni sull’opinione pubblica.
- il mancato riferimento a sistemi terzi e imparziali di vigilanza e monitoraggio delle azioni che vengano poste in essere dal Governo libico per il controllo dei confini e la gestione dei flussi migratori, al fine di potere assicurare il rispetto del diritto e delle convenzioni internazionali sui diritti umani;
- il mancato riferimento alla necessità di misure che, oltre a contrastare il traffico di esseri umani, assicurino la tutela, la protezione e la pronta assistenza alle vittime, con particolare riferimento a minori, in particolare quelli non accompagnati, donne e altri soggetti vulnerabili;
- l’inadeguatezza delle misure previste per l’adeguamento e il finanziamento dei centri di accoglienza in territorio libico, in considerazione del fatto che la fornitura di medicinali ed attrezzature mediche è condizione necessaria ma non sufficiente per assicurare adeguata assistenza sanitaria;
- l’indeterminatezza della composizione, del sistema di governance interna e della normativa di riferimento del comitato misto italo-libico che ha il compito di individuare le priorità d’azione, identificare strumenti di finanziamento, attuazione e monitoraggio degli impegni assunti.
LINK 2007 condivide le preoccupazioni espresse in questi giorni da più voci dell’associazionismo, del settore non profit e di esperti del settore.
Corpi di migranti africani ripescati al largo delle coste libiche, nei pressi di Tripoli. Credito: Taha Jawashi (Afp/Getty images).
Alla luce delle perplessità sopra esposte, LINK 2007 chiede che il Governo italiano si attivi affinché vengano definiti con tempi certi e in modo chiaro i meccanismi di governance e monitoraggio dell’accordo così da avviare tutte le azioni necessarie a:
- Il contrasto in Libia ad una gestione dei flussi migratori basata sulla detenzione di rifugiati e migranti in condizioni disumane, degradanti e violente
- La costruzione di un sistema di accoglienza all’altezza dei bisogni, in grado di soluzioni rispettose della persona umana e capace di assicurare condizioni sicure e dignitose, anche per i minori, le donne e le vittime di tratta, nel rispetto dei diritti umani fondamentali
- Misure concrete a sostegno del Governo della Libia per rafforzare le competenze di registrazione dei nuovi arrivi, il supporto al rimpatrio volontario dei migranti, l’esame delle domande d’asilo e l’individuazione di soluzioni rapide per assicurare l’accoglienza ai rifugiati.
- Aggiornare periodicamente il Parlamento e la società civile italiana sulle misure avviate sul territorio libico e i relativi risultati conseguiti
LINK 2007 chiede che il Governo italiano si attivi affinché vengano definiti con tempi certi e in modo chiaro i meccanismi di governance e monitoraggio dell’accordo.
Sempre in relazione all’accordo chiediamo l’abbandono e quindi la sostituzione di termini e linguaggi inappropriati e/o fortemente connotati come la parola ‘clandestino’ che falsano la realtà e rischiano di aumentare le tensioni e contrapposizioni su un tema così sensibile.
Chiediamo inoltre che le azioni finalizzate ad aumentare la sicurezza e il controllo dei confini siano affiancate rapidamente da piani coerenti di sviluppo in Libia come previsto dall’accordo. Tale attenzione deve essere portata avanti con coerenza anche in tutti gli altri paesi di origine dei migranti.
Più in generale, pur riconoscendo gli sforzi fatti dal nostro Governo nel coinvolgere la comunità internazionale e l’Unione Europea nella gestione del fenomeno migratorio, consideriamo indispensabile la continuità dell’azione politica e diplomatica affinché:
- Vengano ampliati canali sicuri di migrazione, fra cui il re-insediamento e l’ammissione per motivi umanitari, per ridurre l’esposizione dei migranti al rischio di viaggi pericolosi e di cader vittima di reti criminali.
- l’Unione Europea rafforzi il proprio ruolo e si assuma le proprie responsabilità, in particolare impegnandosi direttamente o tramite accordi bilaterali a che sia sempre garantita la protezione dei rifugiati e dei migranti e l’assistenza nel bisogno, nell’applicazione delle norme sul diritto di asilo e sulla protezione definite a livello UE e internazionale ed escludendo quindi ogni forma di complicità, anche indiretta, nella violazione dei diritti umani, in Libia e altrove.
Filippo Spagnuolo è Direttore esecutivo del Comitato Collaborazione Medica (CCM).
Credito foto: Taha Jawashi (Afp/Getty Images).