RSpS nasce per operare unitariamente con tutte le componenti della Sinistra. Perché la Sardegna ha bisogno, ed ha anche diritto, di avere una grande Sinistra ed una nuova Sinistra.
La nostra iniziativa muove da un atto doveroso di autonomia, di dignità e di disponibilità all'incontro.
La volontà sempre più evidente del popolo della Sinistra è che viva l'unità politica di tutta la Sinistra; per essere “ognuno per tutti” e mai più “tutti contro tutti”.
Nessuno dovrebbe più dire: “l'unità sono io!”. Perciò abbiamo ritenuto sbagliata la scelta, presuntuosa e nello stesso tempo discriminatoria verso la gran parte della sinistra, di chi ha tentato di imporre l'unità dei soli “comunisti ritenuti doc” o solamente “attorno” ai comunisti.
La vera sinistra di popolo è molto più grande, è molto più articolata, è molto più vitale.
La differenza fondamentale è una: noi intendiamo incontrarci con tutti e dappertutto si pensi e si operi bene a sinistra. Anche da comunisti, in pari dignità, con tutti i portatori di progresso e di migliore alternativa di società. Ritenendo che il partito politico non è un fine per conservare se stessi, ma un mezzo per la partecipazione popolare e per la costruzione della “democrazia effettiva” (A.Gramsci).
Ecco perchè la nostra non è una “vecchia” scissione ma è una “nuova unione”. In Sardegna avevamo una larga maggioranza, legittimamente acquisita nei congressi di base, per dirigere un partito. Preferiamo lavorare per un'altra maggioranza, quella da costruire con tutto il popolo della sinistra.
Noi facciamo la nostra parte; ognuno, per poter parlare di unità, faccia ugualmente la sua: comunisti, progressisti, socialisti, ambientalisti, pacifisti, democratici e sardisti di sinistra.
Si può. Quindi si deve. Dobbiamo provare. In autonomia e libertà.
E mentre costruiamo l'organizzazione politica unitaria della sinistra sarda, dobbiamo saper sviluppare pienamente la lotta sociale e politica per fronteggiare concretamente la crisi e per difendere i buoni diritti di tutte le persone in difficoltà. Di tutti e tutte. Dobbiamo saper elaborare, proporre e conquistare un nuovo modello sociale di sviluppo della Sardegna: lavoro buono, produttivo e utile; sicurezza sociale adeguata per i soggetti più deboli; istruzione, ricerca, cultura, formazione permanente e giusta informazione; assoluta salvaguardia dei valori ambientali e dei beni culturali; difesa totale e fruizione sociale dei “beni comuni”, a partire dall'acqua, dalla messa in sicurezza e dal risanamento di tutto il territorio.
Questi (e non altri) sono i temi che poniamo in discussione nell'assemblea regionale pubblica prevista per domenica 19 aprile a Santa Cristina (Paulilatino – Or).