L'assessore regionale del Lavoro Romina Congera interviene sulla questione dei dati relativi all'occupazione in Sardegna, sollevata stamani dal candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra, Ugo Cappellacci
Dopo aver sottolineato che i numeri citati "sembrano tratti dalle estrazioni del lotto", Congera, riporta i dati sull'occupazione in Sardegna, su fonte ISTAT.
Intanto, precisa l'esponente della giunta regionale, l'occupazione è cresciuta; tra il 2004 e il 2008 l'occupazione è cresciuta in modo costante, toccando livelli mai raggiunti prima (633.000 occupati nel II trimestre del 2008); tra il 2004 e i primi 9 mesi del 2008 nella nostra regione sono stati creati 27.000 posti di lavoro aggiuntivi, che corrispondono ad una crescita del 4,5%. Nello stesso periodo, in tutto il Mezzogiorno l'occupazione è aumentata di appena 73.000 unità, pari ad un incremento dell'1,1%. Ciò significa che la Sardegna, pur rappresentando solo l'8% della popolazione del Mezzogiorno ha prodotto il 37% dell'occupazione aggiuntiva dell'intero sud.
Per quanto riguarda l'occupazione femminile, l'assessore regionale Congera precisa che ci sono più donne al lavoro. Il 63% dell'occupazione creata in Sardegna negli ultimi anni è femminile: le donne al lavoro sono 17.000 in più rispetto al 2004. Il tasso di occupazione femminile è così passato dal 36,3% dell'inizio del 2004 al 42,1%: il massimo livello mai raggiunto in Sardegna da questo indicatore, che oggi supera di 10 punti percentuali quello del Mezzogiorno.
La disoccupazione è diminuita. Negli ultimi anni, in Sardegna - precisa Congera - all'aumento dell'occupazione si è accompagnata una riduzione consistente della disoccupazione, gli ultimi dati ISTAT mostrano un tasso di disoccupazione nettamente inferiore rispetto al passato: il 10,8% mentre all'inizio del 2004 sfiorava il 16%.
E' aumentato il lavoro dipendente, soprattutto stabile. Nella nostra regione – sottolinea infine l'esponente dell'Esecutivo - l'occupazione aggiuntiva degli ultimi anni è stata per l'80% di tipo dipendente e per il 56% con contratto a tempo indeterminato. Nel terziario, dove si è concentrata la crescita dell'occupazione, l'incremento dei posti è stato interamente di tipo dipendente e per il 78% a tempo indeterminato, cioè "stabile".