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L'infame economia di guerra
 
Premessa del traduttore: nel titolo originale l’Autore usa l’aggettivo “outrageous” che significa sia oltraggioso che esorbitante. Ho però ritenuto giusto tradurre in maniera libera con “infame”.

Il Pentagono non è capace di rintracciare 2.300 miliardi di dollari, e spreca trilioni in “difesa nazionale”.

Sì, l’economia americana è un’economia di guerra; non un’economia di “produzione”, non un’economia “agricola”, non un’economia “di servizi”, e neppure un’economia di “consumatori”.

Parlando seriamente, ti ho guardato negli occhi, America, ed ho scrutato a fondo nella tua anima. Quindi, siamo onesti, e chiamiamola ufficialmente “l’infame economia di guerra dell’America”.
Ammettiamolo: in segreto amiamo la nostra economia di guerra, e questa è la risposta alla domanda provocatoria di Jim Grant, il mese scorso, sul Wall Street Journal: “L’infamia: perché no?”

In verità c’è una sola risposta: nel nostro intimo più profondo noi amiamo la guerra; vogliamo la guerra; ne abbiamo bisogno; gradiamo la guerra; prosperiamo nella guerra.
La guerra è nei nostri geni, iscritta nel nostro DNA; la guerra eccita la nostra mente economica; la guerra guida il nostro spirito imprenditoriale. La guerra entusiasma l’anima americana.
Ammettiamolo, che diamine! Abbiamo una storia d’amore con la guerra; amiamo “l’infame economia di guerra dell’America”.

Gli americani hanno passivamente perso coscienza di ciò che accade intorno a loro mentre continuano a giocare con i videogiochi di guerra.
Sonnecchiamo durante i 90 secondi di notizie sulle perdite in Afghanistan e sui “danni collaterali” in Georgia.
Sghignazziamo alle risibili notizie, stile commedia “noir”, di Jon Stewart ed alla nuova parodia guerriera di Ben Stiller “Tropico del Tuono”…, stando in silenzio per tutto questo tempo abbiamo di fatto acclamato i nostri capi mentre espandevano aggressivamente “l’infame economia di guerra dell’America”, una macchina instancabile che ha bisogna di una costante dieta di guerra dopo guerra, nutrendosi di essa, distruggendo i nostri valori, sempre sull’orlo dell’auto-distruzione.

• Perché gli americani sono così desiderosi di consegnare il 54% delle tasse che pagano a questa macchina di guerra, che spreca il 47% del totale dei budgets militari del mondo?

• Perché ci sono più mercenari civili che lavorano per appaltatori militari privati (senza gara pubblica) che il totale dei militari inviati in Iraq (180.000 contro 160.000), con un costo aggiuntivo per i contribuenti di oltre 200 miliardi di dollari, in aumento giorno dopo giorno?

• Perché facciamo un cenno d’assenso collettivo quando il nostro “comandante in capo” ci dice orgogliosamente che lui è “un presidente di guerra” e quando il candidato presidenziale del suo partito canta “bombe, bombe, bombe sull’Iran”, come se “Guerra” fosse una celebre canzone della Hit Parade?

• Perché questi nostri Democratici privi di spina dorsale permettono ad un esecutivo incompetente e pasticcione di occultare, a nostra insaputa, centinaia di miliardi di dollari di costi di guerra in “stanziamenti supplementari” che sono ancor più criminalmente disonesti che i bilanci in nero della Enron?

• Perché i 537 politici eletti che abbiamo mandato a Washington hanno abdicato il governo dell’economia americana ad oltre 42.000 avidi lobbisti interessati solo ai propri gruppi di pressione?

• E perché all’inizio di quest’anno il nostro “presidente di guerra”, “sostegno dei nostri ragazzi”, si è opposto ad un nuovo Fondo per i Veterani perché, come ha detto, i suoi soldati potrebbero scegliere di congedarsi ed andare all’università, piuttosto che ri-arruolarsi nella sua guerra?

• Perché così noi continuiamo a pagare ai guerrieri del Pentagono incentivi ben superiori a 100.000 dollari per ri-arruolarli in modo che possano continuare ad espandere “l’infame economia di guerra dell’America”?

• Perché? Perché segretamente amiamo la guerra!

Abbiamo perso la nostra bussola morale: il contrasto fra i nostri leaders attuali ed i 56 firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776 sconvolge le nostre coscienze.

Oggi l’avidità della guerra se ne frega ampiamente della morale; durante la Guerra Rivoluzionaria i nostri leaders rischiarono le loro vite e le loro fortune, e molti persero entrambe.

Oggi è esattamente l’opposto: troppo spesso l’obiettivo principale dei nostri leaders non è quello pubblico del servizio del paese ma quello dell’occasione di costruirsi una fortuna personale nella nuova “infame economia di guerra dell’America”, spesso semplicemente diventando un lobbista strapagato.

In ultima analisi, il prezzo della nostra avidità può essere il compimento dell’avvertimento di Kevin Phillips in “Ricchezza e Democrazia”: “Molte grandi nazioni, all’apice della propria potenza economica, diventano arroganti, e scatenano grandi guerre mondiali ad altissimo costo, sprecando e distruggendo grandi risorse, indebitandosi enormemente e, in definitiva, bruciandosi fino all’esaurimento.”

“Difesa nazionale”: uno slogan propagandistico per vendere un’economia di guerra?

Ma, aspetta un attimo, mi chiedete: quei 1.400 miliardi di dollari di bilancio militare non sono forse essenziali per la nostra “difesa nazionale” e per la nostra “sicurezza interna”? Non dobbiamo forse proteggerci?

Spiacente, gente: purtroppo i nostri leaders hanno degradato quegli onorevoli principi a slogans pubblicitari. Sono poco più che scuse patriottarde usate dai falchi neoconservatori per mascherare la crescita di fortune private grazie alla “infame economia di guerra dell’America”.

L’America può essere una bomba ad orologeria, ma più che da terroristi esterni noi siamo minacciati da moltissimi nemici interni, fanatici ideologici sia a destra che a sinistra.

E, ancor peggio, siamo sotto attacco da parte dei nostri leaders, motivati da mera avidità ancor più che da ideologia.

Ci terrorizzano, ci fanno il lavaggio del cervello per far sì che la nostra passività gli consenta di depredarci del nostro guadagno per finanziare la “infame economia di guerra dell’America”, l’ultimo e definitivo “buco nero” della corruzione e dell’economia di ri-distribuzione “dal povero al ricco”.

Credete che io stia scherzando? Forse sono troppo duro? Spiacente, ma ci sono altri ben più brutali. Prestate attenzione alle ideologie ed alle realtà che stanno divorando l’America.

1. La nostra “guerra interna” sta minacciando l’anima dell’America

Quanto è potente la macchina da guerra del Pentagono? Trilioni di dollari. Ma, ancor peggio: questo atteggiamento mentale ora è iscritto nel nostro DNA, nella nostra coscienza collettiva, nell’anima dell’America.
Il nostro amore per la guerra è gelosamente custodito negli scritti dei falchi neoconservatori della guerra, come Norman Podoretz, che ci avverte che la guerra all’Iraq era il varo della “Quarta Guerra Mondiale, la Lunga Lotta contro l’Islamo-fascismo”, un messaggio per dirci che potremmo restare in Iraq per un centinaio d’anni. La sua “Quarta Guerra Mondiale” mi fa pensare anche alle prossime, apocalittiche, “guerre di civilizzazione” da fine del mondo, predette due anni fa dai leaders religiosi sia del mondo cristiano che di quello islamico.

Per contro questa ideologia è stata contestata in opere come quella di Craig Unger “L’Armageddon Americano: come le delusioni dei Neocons e della Destra Cristiana hanno innescato il declino dell’America e ancora mettono in pericolo il nostro futuro.”

Purtroppo, la minaccia non può essere accantonata in quanto “prodotto della nostra mente”, e neppure semplicemente come “retorica ideologica”.
Di fatto trilioni di dollari di tasse vengono spesi per far sì che la macchina da guerra del Pentagono continui a pianificare aggressivamente e a proiettare guerre nei decenni a venire, in questo spendendo anche miliardi di dollari in propaganda volta a fare il lavaggio del cervello agli ingenui americani perché avallino la “infame economia di guerra dell’America”.
Certo, essi amano davvero la guerra, ma è un “amore” tossico per l’anima dell’America.

2. L’economia di guerra dell’America finanziata da assegni in bianco pagati all’avidità

Leggete “La guerra da 3.000 Miliardi di Dollari” dell’economista premio Nobel Joseph Stiglitz e della professoressa di Harvard Linda Bilmes.
Mostrano in che modo i disonesti leaders del nostro governo stanno segretamente nascondendo i veri costi a lungo termine della guerra in Iraq, che inizialmente fu venduta al contribuente americano per 50 miliardi di dollari, che avrebbero dovuto essere interamente finanziati dai ricavi sul petrolio.
Ma aggiungeteci i costi pensionistici e sanitari dei veterani, i costi di trasporto di truppe e mezzi, l’aumento delle spese per la sicurezza nazionale e gli interessi sul nuovo debito federale, e all’improvviso i contribuenti si ritrovano un conto di 3.000 miliardi di dollari per spese di guerra!

3. L’economia di guerra dell’America non ha idea di dove vada a finire il proprio denaro

Leggete il rapporto speciale della rivista Portfolio dal titolo “Il Pentagono ed il problema da 1 Trilione di dollari”. Il bilancio del Pentagono per il 2007, di 440 miliardi di dollari, comprendeva 16 miliardi per far funzionare ed aggiornare il proprio sistema finanziario. Purtroppo “il Dipartimento della Difesa ha speso miliardi per riparare i propri antiquati sistemi finanziari (ma) ancora non ha idea di come venga speso il denaro.”
E va ancor peggio: già “nel 2000 l’Ispettore Generale della Difesa dichiarò al Congresso che i suoi revisori avevano dovuto sospendere i controlli dopo che avevano trovato 2.300 miliardi di dollari di spese prive di giustificativi.”
Caspita! La nostra macchina da guerra non ha registrazioni contabili per 2.300 miliardi di dollari! E come possiamo allora fidarci di qualsiasi cosa ci dicono?

4. L’economia di guerra dell’America è totalmente “ingestibile”

Per decenni Washington ha sventolato la bandiera della “difesa nazionale” per obbligare il pubblico a sostenere la “infame economia di guerra dell’America”. Leggete “Trilioni di dollari per la Tecnologia Militare: come il Pentagono rinnova e perché ci costa tanto”, di John Alic, già addetto all’Ufficio del Congresso per la Verifica Tecnologica.
Nella sua opera Alic ci spiega perché i sistemi d’arma costino al Pentagono così tanto. “Perché ci vogliono decenni per metterli in produzione, anche quando l’economia civile diventa sempre più rapida, e perché alcune di quelle armi non funzionano, nonostante spese di molti miliardi di dollari” e come “le politiche interne delle forze armate rendono le acquisizioni di armi quasi ingestibili.”
Sì, il Pentagono spreca trilioni di dollari programmando le proprie guerre con largo anticipo.

Commenti? Diteci: quanto ci vorrà perché l’America si svegli, perché i cittadini e gli investitori, tutte le persone, finalmente si incazzino per la “infame economia di guerra dell’America”?

Perché non ci ribelliamo? Capiremo troppo tardi l’infamia…, dopo che questa enorme bolla di guerra ci sarà esplosa in faccia?

Paul B. Farrell

Paul B. Farrell, J.D., Ph.D. columnist, DowJones-MarketWatch.com author, Millionaire Code; Winning Portfolio;
Lazy Person's Guide to Investing; The Zen Millionaire; Millionaire Meditation .... website at http://paulbfarrell.com

Traduzione per EFFEDIEFFE.com di Arrigo de Angeli
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