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La rottura di Maroni
 
Gli xenofobi terrore dell'Europa
L'Italia sempre più nel mirino. Durissimo affondo del Consiglio d'Europa contro le politiche del governo su immigrazione e rom e le violenze della polizia. Che avrebbero istigato le azioni razziste dei cittadini
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Il problema non è solo, fatto di per sé già gravissimo, che le politiche del governo italiano in materia di immigrazione «violano i diritti umani e i principi umanitari internazionali». Il punto è che le stesse politiche rischiano di fomentare ulteriori atti xenofobi. È l'accusa, durissima, lanciata ieri dal Consiglio d'Europa contro Roma, dopo la missione compiuta nel nostro paese dal Commissario speciale per i diritti umani Thomas Hammerberg il 19 e il 20 giugno. Allora la delegazione del CoE, sbarcata in Italia dopo i gravi episodi di violenza ai danni degli insediamenti rom, incontrò il ministro Maroni e rappresentanti di ong locali. Ora in un rapporto di 20 pagine - inviato all'Italia in forma di bozza di Memorandum già il primo luglio, cui il governo Berlusconi ha risposto con una serie di «osservazioni» leggibili sul sito dell'organismo - firmato dal Commissario (un'istituzione indipendente e non giudiziaria), elenca una lunga serie di «preoccupazioni». In cima, ci sono proprio le misure recenti adottate dall'esecutivo in materia di immigrazione e minoranze: pacchetto sicurezza, estensione dello stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale, trattamento (fortemente discriminatorio) di rom e sinti. E sotto accusa sono proprio le modalità scelte dall'Italia per affrontare i problemi: «La preoccupazione per la sicurezza - si legge - non può essere l'unica base per la politica di immigrazione». E «la frequente adozione di misure legislative d'emergenza da parte di uno Stato membro del Consiglio indica la grave debolezza del meccanismo statale che sembra non essere in grado di trattare con i problemi sociali». Si nota «una incapacità di affrontare un fenomeno non nuovo» che dovrebbe quindi essere gestito attraverso leggi ordinarie e altre misure. Atteggiamento che apre pericolosamente la strada al razzismo. Quasi mai condannate pubblicamente le discriminazioni, fa notare Hammarberg, né dagli esponenti del governo né dai media - si rischia di legare indebitamente l'insicurezza a specifici gruppi o popolazioni e generare confusione tra criminali e stranieri.
E' l'ennesima bacchettata europea all'Italia dopo la visita, la settimana scorsa, di una delegazione dell'Osce guidata da Andrzej Mirga, e motivata dalle stesse serie preoccupazioni espresse dal CoE. In particolare il prelievo delle impronte digitali ai piccoli rom per il censimento. A settembre si attende la relazione finale.
In un comunicato lo stesso Hammarberg nota che il pacchetto sicurezza sembra prendere di mira gli immigranti rom, protagonisti di gravi episodi di violenza nei mesi scorsi, «senza che vi fosse una effettiva protezione da parte delle forze dell'ordine che a loro volta hanno condotto raid violenti contro gli insediamenti» di questi gruppi. Il Commissario ha visitato tra gli altri siti Ponticelli a Napoli e il Casilino '900 a Roma: in quest'ultimo rileva «standard di vita inaccettabili», specie in materia di educazione e sanità e riguardo ai minori. Nel documento si ricorda anche che «rom e sinti sono stati esclusi dalla legge 482/199912 sulla protezione delle minoranze linguistiche storiche, con la motivazione che non avevano legami con alcuna area specifica. In Italia si sostiene diffusamente ed erroneamente che rom e sinti siano "nomadi" che preferiscono vivere nei campi». Roma ha firmato nel 2000 la Carta Ue sul tema, ma non l'ha ancora ratificata.
Sotto la lente ci sono anche le politiche su Immigrazione e diritto d'asilo. «La decisione di criminalizzare ingresso e soggiorno di migranti irregolari» considerandoli reato penale indica «un preoccupante allontanamento dai principi della legge internazionale vigente». Che può rendere più difficile richiedere l'asilo. Inoltre, «la decisione di rendere la presenza illegale in Italia una aggravante nel caso in cui la persona commetta un reato, potrebbe sollevare serie questioni di proporzionalità e di discriminazione». Ma il punto più dolente sono i rimpatri e le espulsioni forzate. Che spesso non tengono conto della situazione dei diritti umani nei paesi di destinazione: paesi in cui spesso «è provato l'uso della tortura». È il caso di Tunisia, Libia e Algeria con cui l'Italia ha stipulato accordi speciali (bilaterali) di riammissione. Anche le espulsioni di cittadini Ue condotte sulla base di motivazioni di pubblica sicurezza potrebbero sollevare, secondo il commissario, «seri dubbi di compatibilità con la Convenzione dei diritti umani», su cui si basano le sentenze della Corte di Strasburgo. A dicembre 2007 si contavano più di mille persone espulse dall'Italia, e almeno 1000 abitazioni di rom nella sola Roma distrutte, gli abitanti cacciati dalle autorità. C'è poi la legge antiterrorismo, considerata una giusta necessità dal CoE nella temperie internazionale, ma che spesso viene abusata. Sbagliato, ad esempio, fidarsi delle assicurazioni diplomatiche dei paesi terzi. Il riferimento è a Essid Sami Ben Khemais, espulso in giugno, nonostante avesse fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo contro un precedente decreto di espulsione: «Il diritto dell'appello (contro l'espulsione) è una pietra miliare del sistema europeo di tutela dei diritti umani». Qualche dato positivo? Nel 2004 il governo italiano ha istituito l'Unar, un corpo speciale per far fronte alle discriminazioni. Ma spesso esso si è limitato a mediare più che sanzionare: fino al 2007 nessun caso è stato portato in tribunale. Il succo è che occorre fare molto di più.

Lucia Sgueglia

 

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