Caro Presidente, sperando di interpretarne pienamente il sentire, ti scrivo a nome del Movimento Referendario Sardo. In altre parole, ti scrivo a nome di centinaia di Sindaci e amministratori locali di tutta la Sardegna che, insieme a tante autorevoli personalità' della società sarda, hanno promosso i DIECI REFERENDUM per CAMBIARE la SARDEGNA che, in poco meno di un mese, hanno raccolto decine di migliaia di adesioni tra i cittadini sardi. E anche a nome di queste decine di migliaia di sardi, io voglio scriverti.I promotori dei Referendum hanno pensato di utilizzare uno strumento straordinario di partecipazione democratica per dare a tutti i sardi la possibilità di pronunciarsi in fretta su temi di cui molto si parla e poco si fa: l'abolizione delle province, i costi della politica, la centralità del cittadino nelle scelte. Tutti temi molto sentiti dai sardi, sui quali si sarebbe potuto raccogliere un risultato di sottoscrizioni ancora maggiore. Si è preferito invece chiudere la raccolta prima di Natale per poter seguire con precisione i tempi dettati dalla legge referendaria sarda: consegna delle firme entro il 31 dicembre 2011 per votare nella primavera 2012. Le firme sono state pertanto consegnate in Corte d'Appello il 29 dicembre 2011 e, secondo legge, sono state trasferite nei 10 giorni successivi all'Ufficio Regionale per il Referendum, da te nominato. Sempre a termini di legge, l'Ufficio Regionale ha avuto 15 giorni di tempo per esprimersi sulla legittimità dei quesiti e sulla congruità del numero dei sottoscrittori. Al più tardi il 24 gennaio 2012, secondo quanto disposto dalla legge, si aspettava dunque il responso dell'Ufficio della Regione. Siamo invece al 28 gennaio e dall'ufficio non viene segno di vita, al punto che alcuni iniziano a porre in dubbio che tu possa emanare il 30 gennaio, come disposto dalla legge, il decreto che indice i referendum. In altre parole, se l'Ufficio Regionale non si esprimesse, tu non potresti decretare l'indizione dei Referendum e, di conseguenza, i sardi sarebbero espropriati del più elementare dei diritti democratici, quello della partecipazione diretta. Se i tempi di legge venissero ignorati, il voto referendario in Sardegna rischierebbe di slittare addirittura di due anni e la sua valenza sarebbe pressoché annullata. La situazione diventerebbe allora esplosiva, sia per la esplicita,gravissima lesione dei diritti dei sardi, sia per la responsabilità degli uffici regionali nei ritardi rispetto ai tempi stabiliti dalla legge. Nell'attuale contesto di crisi sociale e di drammatiche incomprensioni tra cittadini e Palazzo, non sembra davvero possibile correre il rischio che la lentezza della burocrazia regionale possa sconfiggere la forza della democrazia! Sarebbe difficile spiegare ai sardi che la farraginosità degli uffici regionali impedisce loro di esprimersi sui temi dei 10 referendum! È per questo che chiedo il tuo immediato intervento perché siano rispettati i tempi previsti dallo Statuto e dalla Legge regionale sui referendum e perché i sardi possano esprimersi nella primavera 2012 sui 10 quesiti che possono far partire il processo di cambiamento di cui la Sardegna ha infinito bisogno. So bene che eventuali azioni urlate e manifestazioni di protesta da parte del Movimento Referendario farebbero ancor più danno alla fiducia popolare nelle istituzioni: è per questo che ti chiedo di agire immediatamente a tutela delle leggi e dei diritti di partecipazione democratica e resto in attesa del tuo urgente intervento di garanzia sugli uffici regionali che ti consenta di decretare la data dei Referendum entro il 30 gennaio 2012, come disposto dalla legge.A nome del comitato ti sollecito, inoltre, un incontro urgente al fine di poterti rappresentare le nostre ragione e le nostre preoccupazioni.Cordialmente,A nome del comitato referendarioPierpaolo Vargiu