Si
è tenuta di recente a Nuoro un’assemblea propedeutica alla creazione di una
lista civica che si ponga come alternativa tra destra e sinistra, con
l’obiettivo di competere
nella prossima primavera per conquistare il governo della Città. Pur
avendone avuta notizia in anticipo, non mi si è manifestata quella spinta
interiore (ma sì, ci vado, tanto, male non mi fa …) o quella curiosità
(magari ci saranno proposte nuove e interessanti da gente nuova e interessante
…) che fino a non moltissimi anni fa mi avrebbero convinto a investire una
parte del mio tempo prezioso (come lo è per tutti: quando è passato, non lo
ritrovi più) per ascoltare, e forse dire qualcosa.
In
realtà ho esitato, ho meditato, “vado, non vado”. Non vado.
Il
pensiero è andato alle prime esperienze politiche, al vendere l’Unità la
domenica mattina a Sa ‘e Sulis, a Preda Istrada insieme a tanti altri compagni
del PCI, con lo spirito dei missionari (laici), con l’idealità giusta di
quelli che vogliono contribuire a cambiare il mondo e neppure per un momento
dubitano che, tutti insieme, non ci riusciranno; alle riunioni nella fumosa
Sezione Lenin, dove ogni intervento iniziava con l’analisi della situazione
internazionale e terminava con i problemi terra terra del quartiere, passando
per l’egemonia democristiana al governo nazionale da trenta, quaranta, …
anni, la regione, la provincia, il comune. Non fanatismi, nella sezione Lenin,
idealismi sinceri direi ancora oggi.
La
domenica mattina presto, divisi generalmente in gruppetti di due, bussavamo alle
porte delle casette del quartiere per vendere una copia del giornale, sondare
gli umori della gente, raccoglierne le sempre pacate lamentele (pacate con noi,
che eravamo visti come modesti militanti), accettare talvolta un caffè o, ahimè!,
un bicchierino di vino. Molti, gli anziani di quel quartiere “rosso”,
aspettavano l’Unità quasi con impazienza e gratitudine; altri lo acquistavano
giusto per non dire di no; qualcuno lo rifiutava, chi gentilmente, chi con un no
secco: non ci si tornava più, da “quello”.
Ricordo
quel periodo, quelle casette tutte linde e odoranti di varecchina, quei cortili
ombrosi, quelle visite frettolose, quei contatti, con una punta di nostalgia.
Finita
la distribuzione, qualcuno di noi restituiva le eventuali copie non vendute
(piccolo disonore) e versava l’incasso a qualcuno della Federazione. La mitica
Federazione dove ancora oggi puoi trovare alcuni degli stessi compagni di
allora, anche se sono cambiati più volte il nome e la ragione sociale.
Ricordo
meno volentieri quelle stanze, dove prevalevano, diciamo così, le ragioni
spesso mistificanti della politica contro la schiettezza dei contatti con la
gente comune. Eppure quelle stanze bisognava frequentarle, perché di là
passavano le scelte, piccole o meno piccole, che incidevano direttamente sulla
gestione amministrativa della Città, della Provincia e degli Enti.
Gestione
che a quei tempi vedeva sempre l’onnipresenza democristiana, comunque si
rivoltasse la frittata (mi scuso per il paragone). Si diceva allora tra noi,
scherzosamente: “un attimo prima di morire mi iscriverò alla Democrazia
Cristiana, così almeno morirà uno di loro”. Non c’era allora
all’orizzonte alcun prevedibile crollo della DC, né alcun rimescolamento
delle carte.
Tornando
all’iniziativa di cui alla riunione di poco tempo fa, nel leggere la cronaca
sul quotidiano del giorno dopo, spinto dalla bassa curiosità di sapere chi
c’era e cosa ci si era detto, non vi ho trovato (per mia fortuna) nulla di
rivoluzionario, particolarmente nelle critiche (che in qualche misura pure
condivido) rivolte alle amministrazioni in carica ; non vi ho trovato granché
in volti nuovi: diverse persone che pure stimo, altre meno, ma molto vintage.
Nonostante
sia risaputo che in politica ogni azione trova una sua giustificazione, se non
sul piano etico, perlomeno su quello dell’utilità relativa ( a sé stessi, al
proprio gruppo, alle proprie ragioni, …); benché da tanto tempo vada
ripetendo a me stesso che non ci si può meravigliare di niente ormai, mi sono
comunque meravigliato nel leggere il mix promotore dell’iniziativa, trovandovi
insieme personalità che fino a un attimo prima mi sembravano, nel mio
immaginario, inconciliabili. Probabilmente, come quando si devono unire diversi
tipi di materiali, quello che conta è la qualità del collante. A breve sarà
noto e non avrò più motivi per stupirmi.
Ovviamente
l’iniziativa è legittima (ci mancherebbe). Come auspicabile, anzi scontato,
sarà corredata da un programma dettagliato fin nei minimi particolari, in
maniera da poter orientare e garantire che deciderà di scegliere una lista mix,
non legata e non vincolata a linee guida conosciute. Sarà naturalmente
interessante prenderne visione con la dovuta serietà e, se è il caso,
confrontarsi.
Per
quanto mi riguarda, portato a rimanere fedele a un’idea pur attraverso una
serie infinita di illusioni e disillusioni, fino a vivere quasi perennemente col
naso tappato e la disillusione nel cuore (e nel cervello), credo d’essere
troppo avanti negli anni per vedere questa iniziativa come di
giusti-puri-salvatoridellapatria (Nuoro), troppo giovane per
aderire-per-morire-democristiano.