“Oggi andiamo a votare gli ultimi articoli e poi l’intero progetto di legge in discussione. Anche nell’articolo sull’entrata in vigore abbiamo presentato un emendamento. Un emendamento che sposta i termini di 60 giorni, per consentire alla Giunta regionale, al Presidente della Regione, alla sua Maggioranza di riflettere sulle conseguenze che questo provvedimento potrebbe determinare a danno della Sardegna, al suo patrimonio ambientale e paesaggistico, alla identità della nostra comunità regionale, alla sua storia, alla sua economia, all’intera società sarda.
Un danno direttamente connesso al caos edilizio che deriva da una devastante liberalizzazione di volumetrie, in ogni ambito territoriale e fuori da ogni possibile controllo. Una cementificazione massiccia di 15 o 20 milioni di metri cubi, anche nella fascia di rispetto dai beni culturali e storici, da quelli paesaggistici e identitari, e dentro i 300 metri dal mare.
Un danno enorme al lavoro, alle imprese, all’economia vera di questa regione, consegnata alla sola speculazione edilizia. Un grande pasticcio intriso di norme di costituzionalità dubbia, affidato alla libera e centralistica interpretazione di alcuni uffici regionali, alle innumerevoli circolari interpretative, al mare di ricorsi che si produrranno intasando di pratiche, ancora di più di quanto già siano, i Tribunali della Repubblica. Questa legge “manifesto” della maggioranza di centro-destra non poteva essere in alcun modo il terreno giusto per il confronto tra i due schieramenti. Poteva essere solo il terreno della opposizione più severa e rigorosa. Cinque anni fa con Soru si approvava la legge “salva coste” oggi con il centro destra quella “ammazza coste”
Noi abbiamo una altra idea, un altro progetto. Un progetto di risanamento integrale dei fattori naturali (terra, acqua, aria, habitat, patrimonio animale e vegetale) e di contrasto alla desertificazione, ambientale e sociale, allo spopolamento progressivo delle nostre comunità. Un progetto fondato sulla partecipazione attiva delle comunità locali, alla valorizzazione delle pratiche tradizionali, all'innovazione coerente con la qualità ambientale dei processi non meno che dei prodotti, alla costruzione di canali di commercializzazione dei beni di qualità, attraverso il ricorso a progetti per l'ecocertificazione. Un progetto, equilibrato e rispettoso del nostro patrimonio naturale, delle vocazioni produttive dei nostri territori, fondato sulla innovazione di tecniche e tecnologie produttive, che non rinuncia al progresso industriale ma lo persegue con coerenza in un quadro di sviluppo sostenibile, che investe sulle Università sarde e sui centri di ricerca, che sostiene e garantisce i diritti delle persone al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione civile.”Consiglio Regionale - Comunisti-Sinistra Sarda-Rossomori