Dopo la canagliata di Vittorio Feltri aldirettore di “Avvenire”, i furbi hanno avuto buon gioco a alzare polveronidi parole - contro i falsi moralismi,contro gli scandali sessuali, contro la violazione della privacy, eccetera - pernascondercisi dentro.
Quello che dallo scorso aprile riguarda il capo del governo Silvio Berlusconi nonè affatto uno scandalo sessuale. Non lo alimenta il moralismo. Nonmette in discussione il diritto alla privacy. Non è pettegolezzo. Especialmente non ha come confine il buco della serratura, ma qualcosa di unpo’ piu’ ampio come la libertà di stampa, la libertà di critica, i dirittidell’opinione pubblica, i doveri dellapolitica.
Lo scandalo nasce da una minorenne che ha cosìtanta consuetudine con il presidente del Consiglio da chiamarlo in pubblico Papi.La qual cosa genera la reazione della moglie del presidente del Consiglio chescrive “mio marito frequenta minorenni”, “mio marito è un uomo malato”,affidando le sue dichiarazioni all’agenzia Ansa, e preannunciando la richiestadi divorzio. Alla quale il presidente del Consiglio - forte del suosproporzionato potere - replica con una notevole sequenza di bugieavvelenate, inesattezze, insulti, piccole vendette, autentiche menzognepronunciate senza contraddittorio su tutte le tv pubbliche e private, suiquotidiani e sui suoi settimanali. Menzogne e inesattezze seguite dal silenziotremante di quasi tutti i mezzi di informazione italiani che anziché continuareil racconto, analizzare i fatti, cercare testimonianze, smentite, conferme, sirivelano succubi di un solo potere chequel silenzio pretende e impone.
Seguono rivelazioni sulle feste che il presidente del Consiglioorganizza nelle sue residenze (non) private, ma luoghi “di rilevanzaistituzionale”, l’ingaggio di donne a tassametro, la frequentazione digiovani imprenditori che affittano escort, l’esistenza di un monte premi chesconfina nella politica, la ingloba con la promessa di candidature elettorali,in un permanente corto circuito tra favori sessuali e risarcimenti,satiriasi e solitudini notturne, miserabile bigiotteria e milionari seggi alParlamento europeo. A un tale punto di ossessiva ripetitività da rendereplausibile il sospetto che i legittimi (e commoventi) eccessi di Papi finiscanoper influenzare illegittimamente le funzioni politiche delCavalier Berlusconi, limitare la sua libertà di azione politica,indebolirlo, esporlo ai ricatti influenzando la sua capacità di giudizio,sovvertendo la sua scala di priorità, decisioni, scelte, fino a renderloincapace di districarsi tra interesse privato e doveri pubblici.E magari farlo scivolare - una volta scoperti e raccontati per la loro pubblicarilevanza - lungo una pericolosa deriva esistenziale, annerita dal rancore, dovesolo abita il cupo desiderio di vendetta.