«Non stupisce che tutte le grazioline e le certosine usassero chiamare il sultano Papi. Perché è vero che le puttane sono sempre esistite, ma quel genere preciso di zoccolette tutte uguali da tv locale smaniose di finire in un programma della De Filippi le ha create lui, sono tutte figlie sue, e loro lo sanno. Come possono chiamarlo se non Papi ? Da un punto di vista estetico e psicologico si tratta di un incesto». Gaddamer, lettera a Dagospia (15 luglio 2009)
Basso impero
Il satrapo anziano, l'utilizzatore finale, l'uomo col cerone in faccia
s'incammina tristemente verso il declino. Non sappiamo quanto durerà questa
agonia, ma sappiamo che è già iniziata e che è irreversibile. Per quanto si
sforzerà di dimostrarsi un uomo di Stato, chi lo guarda avrà sempre in mente
le immagini delle feste a Palazzo Grazioli o a Villa Certosa, la ragazzina
minorenne che viene da Casoria, l'harem delle squillo di lusso che lo chiamano
"papi", le farfalline in regalo per tutte, il ballo stretto con la
escort "Alessia", il lettone dove lei lo ha aspettato e dove ha
passato la notte con lui.
Fatti privati? Gossip? Complotto internazionale? I suoi dipendenti e i suoi
servi, politici e giornalisti, ripetono il ritornello. Ma restano i fatti.
Certo: il Tg1 di Augusto Minzolini, lo Squalo diventato acciuga, non li
racconta. Certo: Alfonso Signorini, sugli house organ di famiglia (scusate la
parola), "Chi" e "Il Giornale", tenta di mostrare un nonno
affettuoso dall'immagine irreprensibile. Ma i fatti resistono perfino alla
poderosa propaganda di regime.
C'è uno strano imprenditore
barese, Gianpiero Tarantini, che procura appalti per sé e affari per altri con
una intensa attività di lobbing a suon di sesso e droga, prostitute e cocaina.
Riesce a diventare amico del presidente del Consiglio, inviandogli frotte di
ragazze disponibili a fare da cornice alla sua vecchiaia di uomo potente e solo.
Fatti privati, come dicono i servi? No, per molti motivi, che elenchiamo in
ordine di peso crescente.
1. Il presidente del Consiglio non è un privato cittadino, che può fare nel
suo letto ciò che vuole: è un uomo pubblico, deve avere uno stile di vita
sobrio, adeguato al suo ruolo.
2. Deve mostrarsi anche coerente con i principi che professa: se si proclama
cattolico e vuole i voti dei cattolici, non può contraddire troppo palesemente
la morale cattolica.
3. Tarantini è un imprenditore il cui fine è realizzare affari, fare soldi: se
il presidente del Consiglio accetta, come "utilizzatore finale", le
ragazze che lui gli manda, poi per "ringraziarlo" dovrà dare in
cambio qualcosa. Contatti? Appalti? Entrature? Ma questo scambio, se c'è, ha un
nome: corruzione.
4. I comportamenti sessuali di una persona restano privati solo finché non
interferiscono con il suo ruolo pubblico e istituzionale. Nel caso di
"papi", le interferenze sono molteplici: ha chiesto assunzioni in Rai
(tramite Saccà) per compensare le sue amichette; ha promesso candidature
elettorali e carriere politiche a ragazze che lo avevano compiaciuto (alcune
candidature sono state confermate, altre bloccate solo dopo le critiche di Fini
e la denuncia di Veronica; del resto, anche la escort Patrizia D'Addario, in
arte "Alessia", è stata candidata alle elezioni a Bari nella lista
"La Puglia prima di tutto"; stesso onore a Barbara Monteleone);
l'interferenza degli affari privati (di letto) su quelli pubblici è provata
anche da episodi come quello accaduto la notte del 4 novembre 2008:
"papi" ha preferito trattenersi con le squillo piuttosto che andare,
come programmato, all'ambasciata americana nella notte in cui Obama è diventato
presidente degli Stati Uniti.
5. Un uomo che ha incarichi istituzionali non deve mai mettersi in condizione di
essere ricattabile. Perché ne andrebbero di mezzo non gli affari suoi, ma gli
affari di Stato. Un uomo di Stato ricattabile è un pericolo per le istituzioni.
E quanta ricattabilità si incontra nelle vicende di "papi", dalle
telefonate dell'inchiesta Saccà (per esempio quelle tra Evelina Manna e Elena
Russo) fino alle escort baresi.
In questo clima da basso impero, tra una festa e l'altra in stile
brianzolo-briatoresco, la crisi economica continua, la disoccupazione sale, il
pil scende. Per evitare il ridicolo, oltre che l'ingorgo in Parlamento, la
maggioranza di governo ha fatto slittare a settembre la discussione della nuova
legge sulla prostituzione, che punisce anche il cliente delle prostitute (l'«utilizzatore
finale»). Va avanti invece sulle intercettazioni, con la tentazione di
utilizzare la nuova legge-bavaglio per bloccare anche l'indagine di Bari.
Intanto le ragazze coinvolte nelle feste si moltiplicano e si cominciano a
individuare organizzatori e "api regine". Sul piano politico, si
apprende quali sono i meriti acquisiti presso Berlusconi da una candidata al
Parlamento europeo, Licia Ronzulli, molto spinta da "papi" e dal
partito, tanto da superare in preferenze, lei giovane e sconosciuta, tanti
politici più esperti e scafati: è stata l'organizzatrice delle feste a Villa
Certosa, la responsabile della "logistica", efficientissima a smistare
ospiti e ragazze. Ora ci rappresenta al Parlamento europeo. Questo è gossip o
politica? (25 giugno 2009)
SILVIO CHE CASINO
IMPRESENTABILE. Recita la parte dell'uomo di Stato. Ma scivola continuamente.
Corrompe il testimone David Mills. Candida le veline. Porta nani e ballerine di
flamenco sugli aerei di Stato. Mente sulla minorenne Noemi. Subisce la
"scossa" dei festini con squillo di lusso a Palazzo Grazioli e a villa
Certosa. Blatera sul "golpe", ma qualunque indagine su qualunque reato
- a Milano, a Roma, a Napoli o a Bari - finisce per arrivare a lui, in un clima
di crollo dell'impero. È l'uomo più sfortunato del mondo, o il più
impresentabile d'Italia?
DAL BLOG DI : GIANNI BARBACETTO
http://www.societacivile.it/blog/index.html#cavalle