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A L’Aquila il cemento è d’oro
 

Settecentomilioni per i prefabbricati. Gli appalti a trattativa privata. Le ombre nelpassato delle imprese vincitrici. Ecco la mappa degli affari post sisma
di Andrea Palladino

Segui i soldi, da dove vengonoe dove vanno. Come si spendono, chi tiene i cordoni della borsa e chi alla fineporterà a casa il tesoretto. Per capire il terremoto dell’Abruzzo ci vuole uncerto metodo. Seguire le delegazioni blindate, le conferenze stampa sempre piùstanche e l’adrenalina dei funzionari della Protezione civile non porta anulla. Girare tra le strade militarizzate de L’Aquila, che contornano letendopoli blu invivibili, evitando le zone rosse che sanno tanto di G8, dà solola sensazione che poco sia cambiato rispetto ai primi giorni del dopo sisma. Lefacce sono ancora sconvolte, le città - nel senso più pieno della parola -sparite, l’economia a pezzi. Nessuno sa, ad esempio, se e come riprenderannole scuole. E soprattutto dove. In tanti si chiedono chi metterà mano alleinfrastrutture, alle strade, al patrimonio storico. Di certo c’è solo unpezzo di carta, firmato a più di cento chilometri di distanza, chiamato decretoAbruzzo.

In diciannove articoli, di soldi certi ce ne sono pochi,spalmati in tempi da misurare con il metro dei decenni. L’unico importo cashche il governo ha messo sul tavolo sono 700 milioni di euro, in due anni. Lochiamano piano C.a.s.e., con un acronimo che sta per “Complessi antisismicisostenibili ecocompatibili” il contenitore dell’unico stanziamento certo.Venti villaggi di prefabbricati, poggiati su piastre antisismiche di cementoarmato, sparsi intorno a L’Aquila, tra le valli e le montagne del gruppo delGran Sasso. Il progetto lo ha preparato la fondazione Euro centre di Pavia, chela Protezione civile considera come una specie di fiore all’occhiello. Ilavori sono stati poi aggiudicati in pochissimi giorni, in parte con unaffidamento diretto - premiando società che in passato hanno avuto problemi conl’antitrust, in mano a imprenditori sotto inchiesta per tentata corruzione - ein parte con una gara europea. E fa una certa impressione, scorrendo l’elencodi chi realizzerà le case prefabbricate dove gli aquilani passeranno molti annidella loro vita, leggere i nomi di imprese che fino al 6 aprile lavoravano allaristrutturazione di pezzi della città poi dichiarati inagibili. È il caso, adesempio della società Armido Frezza, che si è aggiudicata una parte dellarealizzazione delle casette prefabbricate e che aveva lavorato allaristrutturazione di uno dei blocchi dell’ospedale San Salvatore. La societàci tiene a specificare di non aver realizzato la struttura di cemento armato -costruita negli anni Settanta - poi esplosa con il terremoto, ma solo laristrutturazione dei locali. L’ultimo appalto per i lavori all’ospedale,divenuto famoso nel mondo intero per essere stato evacuato poche ore dopo ilterremoto, era stato deciso tra il 2005 e il 2006, quando la società CollaboraEngineering - una spa a capitale misto pubblico privato che si occupava diprotezione civile in Abruzzo - aveva preparato un’analisi dello stato degliedifici strategici. Buona parte del San Salvatore fu dichiarata a rischio.Possibile che i lavori di ristrutturazione all’epoca non abbiano previstoalmeno il controllo delle colonne di cemento armato? Per ora sulle eventualiresponsabilità dei costruttori aquilani non c’è formalmente nessun indagato.Tutti a pensare alla fase due, dunque, e al piano C.a.s.e.. È oggi il tempo delconsole Bertolaso.

Il decreto Abruzzo ha stabilito subito chi comanda sulla zonadel terremoto. Carta bianca alla Protezione civile. Sono loro che decidonotutto: chi costruirà, a quali condizioni, con quali tempi. Dato che i poterinell’era delle emergenze e dei commissari di governo devono essere assoluti,l’esecutivo ha tolto quell’odiosa burocrazia che qualcuno si ostina aimporre all’Italia che costruisce. Taglio deciso, dunque, alla normativa suilavori pubblici, niente sindacato, deroghe a moltissime norme di salvaguardia -sia ambientali che di trasparenza - occhi chiusi sui rifiuti e, in molti casi,niente gare e affidamenti diretti.

Il primo passo Bertolaso lo compie all’inizio di giugno. Lafase uno del progetto C.a.s.e. prevede la realizzazione delle piastreantisismiche, che poi dovranno sorreggere i 4.500 appartamenti divisi inpalazzine di massimo tre piani. È il momento più delicato, quello delmovimento terra, del cemento armato, delle tonnellate di calcestruzzo chedovranno arrivare nelle venti aree scelte. Per chi conosce la storia deicantieri in Italia è anche il momento più pericoloso per il rispetto dellalegalità. Qualcuno che ancora segue l’ufficialità della gestione delterremoto dalla sempre affollata sala stampa della caserma della Finanza diCoppitto prova a ricordare le parole del procuratore de L’Aquila AlfredoRossini. «Faremo una lista delle imprese sicure», promise nei giornisuccessivi al sisma. Una lista che poi non risulta sia stata preparata.Bertolaso decide che questa parte della costruzione dei venti villaggi deveessere gestita in fretta, senza tanti fronzoli. Tecnicamente si chiama “gara ainvito”. Ovvero partecipa solo chi decido io. Per il calcestruzzo, ilmovimento terra e le opere di preparazione delle aree non c’è traccia sulsito della Protezione civile di dettagli o di capitolati. Una scarnacomunicazione dell’ufficio stampa il 6 giugno annuncia semplicemente chi havinto. Partiamo dalle cifre: sono 108.726.204 euro, divisi per 12 aziende,ovvero il gruppo Bison, la Zoppoli & Pulcher, la Sacaim, la Colabeton, laVeneta Reti, la Edimo, la Cordioli, la Alga, la Fip industriale, la Co.ge.fer.la Prs produzione e servizi e la Midal. Nomi sconosciuti a molti,ma cherappresentano molto bene l’Italia del cemento.

Tra queste, sono cinque le società che si sono aggiudicate lagran parte dei fondi per la realizzazione delle piastre antisismiche.Venticinque milioni andranno al gruppo Bison e alla Zoppoli & Pulcher per lagettata del cemento; sedici milioni e mezzo alla Colabeton per la fornitura delcalcestruzzo; quasi trentotto milioni alla Edimo e alla Cordioli per i pilastridi acciaio, mentre il resto viene diviso tra le altre società per lavoriminori. Tutti lavori aggiudicati saltando a pie’ pari moltissime norme chenormalmente vengono applicate quando lo Stato affida lavori di una certaimportanza. Basta la firma di Bertolaso. Il limite del 30 per cento per isubappalti, ad esempio, il governo lo ha portato al 50, aprendo i lavori a unmercato non sempre controllabile. E la fretta, in questi, casi potrà essere unapessima consigliera.

L’emergenza in Italia non è solo l’altruismo di volontari,Vigili del fuoco, medici che hanno passato ore e ore sulle macerie. Il terremotoè capace anche di smascherare l’altro lato, quel “sistema”, quello cheappare dopo, quando c’è la cassa pronta.
Per capire alcune scelte è necessario conoscere il ciclo del cemento. Partedalle cave, veri sventramenti nelle montagne. Passa per i cementifici, spessobombe ecologiche a orologeria. Arriva nei grandi stabilimenti che preparano ilcalcestruzzo, la miscela alla base di ogni opera edile, piccola o grande. Ilprodotto finale deve arrivare presto sul cantiere, prima che si rapprenda nellebetoniere. C’è quindi un altro pezzo del sistema che è il trasporto e lacapillarità. Per questo il mercato del calcestruzzo è uno dei più delicati.Nonché quello più soggetto all’infiltrazione della malavita organizzata,come ha dimostrato la recente inchiesta siciliana sulla Calcestruzzi spa, ilcolosso della Italcementi. Bertolaso ha fatto di tutto per evitare questirischi?

Il calcestruzzo verrà fornito da uno dei più grandi gruppiitaliani, la Colabeton, del gruppo Financo, prorietà della famiglia Colaiacovodi Gubbio. Un fatturato incredibile - l’intero gruppo ha un giro d’affari di680 milioni di euro - e in piena ascesa, anche all’estero. Certo, qualcheaiutino lo ha avuto, come quando è riuscita a firmare accordi commerciali inAlbania nel dicembre scorso, durante la visita ufficiale di Berlusconi a Tirana.O come quando qualche anno fa l’antitrust la accusò di aver condizionato ilmercato del cemento in Lombardia, insieme ad altre industrie leader, tra lequali la Calcestruzzi. Nel 2004 l’authority l’ha condannata a pagare 5milioni di euro per violazione delle regole del mercato, visto che avrebbeformato un cartello per condizionare i prezzi. Ne è seguita la solita trafiladi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, dove attualmente è fermol’incartamento. Nei mesi scorsi Carlo Colaiacovo - uno dei quattro soci delgruppo Financo, ex presidente della Confindustria di Perugia - ha avuto anchequalche problema con la giustizia. Il patron della Financo - che è ancheeditore di Tele radio Gubbio, Umbria Tv e del quotidiano Giornale dell’Umbria- è indagato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Perugia pertentata corruzione, nella sua attuale veste di presidente della fondazione Cassadi Risparmio. Una storia che da qualche mese sta scuotendo Perugia e che portòlo scorso anno a 32 arresti tra imprenditori e funzionari pubblici. La Procuradi Perugia ha recentemente chiuso le indagini e si attende il verdetto del gip.Le notifiche del giudice sono già state inoltrate. Per Colaiacovo pare che sistia concretizzando l’ipotesi di un proscioglimento per archiviazione. Eppureil suo avvocato, Ubaldo Minelli, risponde alle nostre richieste di informazionicon un secco: «Non rilascio dichiarazioni». Un’accortezza non proporzionataalla buona novella.

Le preoccupazioni a L’Aquila oggi riguardano soprattutto icantieri. La Fillea Cgil, sindacato degli edili, fa sapere di esserenotevolmente preoccupata. Nessuno ha chiamato i rappresentanti dei lavoratori aun tavolo per stabilire, ad esempio, sistemi di controllo sulla sicurezza e suiflussi dei lavoratori. I padroni di un’altra delle imprese vincitrici, laEdimo della famiglia Taddei - un’impresa aquilana cresciuta velocemente inquesti anni lavorando fuori regione - spiegano ai giornali che «dei sindacatinon ce bisogno». Tutti devono fare in fretta, il margine di guadagno èlimitato - dicono - e non c’è tempo da perdere. Eppure qualche controllo inpiù potrebbe aiutare, visto che tra le imprese scelte c’è anche la Sacaim diVenezia. Nell’appalto per la realizzazione di un edificio industriale nelsettembre dello scorso anno è morto un edile ucraino per il crollo di un muro.Anche in quel caso - come spesso succede - l’incidente ha coinvolto unlavoratore di un’azienda che aveva un subappalto, un sistema che verràampiamente utilizzato in Abruzzo.

Ritornano le parole dei giorni successivi al terremoto, quandotutti giuravano che i lavori sarebbero stati realizzati con la massimatrasparenza. Certo, la morte di un operaio di una piccola ditta in subappalto oun accordo per controllare i prezzi del cemento sono cose che possono capitare atutti. Ma sarà difficile aspettarsi cantieri come case di vetro.

26 giugno 2009

 



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