C’è un sito assai utile per chiunque volesse
tenersi aggiornato sui fatti della malasanità che normalmente, per un motivo o
per l’altro, passano inosservati sulla stampa quotidiana e sull’informazione
televisiva del nostro Paese. Si tratta di disinformazione.it ed è da lì che ho
tratto buona parte delle notizie qui di seguito riportate.
Che le cosiddette “promozioni mediche”, rivestano un peso rilevante
all’interno del bilancio aziendale è risaputo, ma quello che faceva la
Glaxosmithkline Spa con sede a Verona andava ben oltre il lecito: la società,
leader in ambito europeo, pagava lautamente medici di base, ospedalieri e
primari affinché si servissero dei loro prodotti (Pritor, Lacipidina, Zovirax,
giusto per citare i più conosciuti). Da 5 a 50 milioni di vecchie lire pagate
in contanti o sotto forma di collaborazioni e consulenze a una società di
servizi collegata alla Glaxo per programmi di ricerca fittizi, convegni fasulli,
inutili borse di studio, banali questionari. E in più, spacciati come
“medical tours”, viaggi a Montecarlo, Sharm El Sheik e Damasco, Berlino.
L’inchiesta, cominciata casualmente in seguito a un controllo della finanza
sul bilancio della società, ha portato alla denuncia di 2092 persone per
truffa, corruzione e comparaggio, cioè per aver prescritto prodotti
farmaceutici “in cambio di denaro o altre utilità”. Tra loro non solo i
rappresentanti dell’azienda in questione (tra cui anche l’amministratore
delegato), ma anche quattordici primari e otto docenti universitari.
Il caso veronese è esemplificativo per chiunque volesse studiare le modalità
alla base di qualsiasi truffa farmaceutica ma, come fa notare l’autore dei
testi presenti sul sito, ci sono vie più sottili per evitare di essere beccati.
Come “l’indagine scientifica”: si affida a una società scientifica il
compito di condurre un’indagine per rilevare effetti, desiderati e non, dei
medicinali prescritti (si tratta di un’attività nota tra gli addetti ai
lavori con il nome di “farmacovigilanza”). La società incaricata
distribuisce ai medici schede che dovrebbero servire a rilevare con una certa
esattezza il numero di medicinali prescritti e reazioni dei pazienti.
Per ogni scheda compilata, a seconda dei casi, un “gettone” di ricompensa.
In questo modo si premia e si controlla allo stesso tempo che l’incentivo sia
andato a buon fine. Ossia al medico che ha effettivamente prescritto a piene
mani il farmaco da “spingere” (inutile dire che si tratta quasi sempre di
antibiotici).
Ci sono poi le riviste che, specie quando portano il nome di un farmaco,
svolgono quasi esclusivamente la funzione di sponsorizzare un dato medicinale
che viene regolarmente pubblicizzato in quarta di copertina di ciascun numero.
Ci si può immaginare quindi quale possa essere il livello di autonomia e serietà
scientifica di tali pubblicazioni che pagano generosi compensi per attività
redazionali a medici, anche di secondo piano “ma con buona potenzialità
prescrittiva” (sic!).
Infine (ma la lista potrebbe essere ben più lunga), una funzione non di secondo
piano viene svolta dalle “cooperative mediche”. Semplice anche in questo
caso la modalità d’azione: più aumenta la capacità di prescrivere, più
cresce il potere di contrattare super-incentivi.
Negli ultimi tempi le cooperative, sempre più numerose, stanno gradualmente
soppiantano il più classico studio del singolo medico di famiglia.
Alcune, formate anche da 50 o 60 medici fungono in realtà da paravento per
quattro o cinque lestofanti che, con i loro maneggi, sono in grado di far salire
alle stelle le prescrizioni del farmaco “sponsorizzato”.
Una “sponsorizzazione” che si basa su un vero e proprio tariffario.
Naturalmente sotto forma, oltre che di denaro, anche di gadget di ogni tipo e
viaggi premio. Anche in questo elargiti sotto forma di ricompensa per “studi
clinici”sui medicinali già in commercio. In conclusione, occorre rilevare
come i ristoranti continuino a fatturare bei conti alle industrie della pillola,
anche se in seguito agli ultimi eventi i dirigenti delle società farmaceutiche
ora ci vanno un po’ più cauti. Le cene vengono mascherate da meeting
scientifici regolarmente autorizzati dal Ministero della salute: si paga il
professore che spiega le miracolose proprietà del farmaco da sponsorizzare e
poi tutti a tavola, con la promessa di prescrivere la pillola decantata prima
dell’antipasto.
Servirà a qualcosa il decreto anti-truffa che il Ministro della salute Girolamo
Sirchia, intende portare al prossimo Consiglio dei Ministri con l’intendimento
di raddoppiare le sanzioni per chi raggira Asl e ospedali, fino a prevedere il
carcere nei casi più gravi?
Alessandro Stellino