A proposito di elezioni regionali e di PD, tra l’intervento di un intellettuale affermato (Marcello Fois), l’intervento di un politico (Giorgio Macciotta) di valore e di esperienza, mi piacerebbe insinuare l’opinione di un elettore con caratteristiche abbastanza comuni (militanza nel PCI, iscrizione al PDS, immersione per anni nel mondo dei “voto col naso tappato ma per l’ultima volta”), e quindi forse indicativa di un qualche sentire comune dentro questa Società nella quale ci dibattiamo.
Società come insieme di Società Intellettuale, Società Politica, Società Indistinta.
Nel suo intervento Marcello Fois fa una sintesi stringata, corretta, dei 4 anni di legislatura. Anni di successi inferiori alle attese (troppo ottimistiche?) e di insuccessi (superiori alle paure?), di imboscate e di battaglie in campo aperto, non con l’opposizione ma nel quadro di maggioranza.
Mi chiedo, però, e chiedo a Marcello Fois: c’era da aspettarsi qualcosa di diverso, dopo l’imposizione della candidatura Soru a furor di popolo e la successiva investitura obtorto collo da parte dell’establishment dell’attuale teorica maggioranza? Vorrei osservare che l’incremento di litigiosità all’interno della maggioranza è coinciso con lo scioglimento di Progetto Sardegna, in corrispondenza con le elezioni amministrative del 2005. La scelta pienamente legittima di Soru (liquidare PS), oltre ad aver deluso le pure legittime aspettative di un considerevole numero di cittadini elettori (in quell’istante risvegliàti), ha anche lasciato il Presidente nudo.
Mettendo da parte il bilancio delle cose fatte e non fatte, fatte bene e fatte male, mi preme sottolineare un aspetto, che io credo incontestabile e che penso abbia suscitato l’entusiasmo iniziale di popolo, il sostegno non incondizionato, ma vincolato alle cose concrete da fare urgentemente per la Sardegna, passando decisamente oltre le paludi del sottogoverno. L’aspetto è questo: è vero che Soru si è proposto (ne aveva i mezzi e le capacità); ma è anche vero soprattutto che lo abbiamo scelto noi sardi, al di fuori dai giochi precostituiti, in modo decisivo col voto e col sostegno (per me è terminato con una stretta di mano di addio a Soru nella primavera del 2005) finché è parso mantenere la chiarezza e la coerenza iniziali.
La lezione di Soru è consistita nel dimostrare che, sia pure a certe condizioni non propriamente accessibili a tutti (per ora), si può scegliere. Ma, se la lezione è questa e se è vero che si può scegliere, va da sé che una scelta presuppone che siano sulla scena più soggetti; e, lo dico con nostalgia, mi piacerebbe che uno dei requisiti necessari al proporsi e all’essere proposti fosse il palese possesso di una salda etica Berlingueriana (Enrico) e che uno dei requisiti non necessari fosse l’appartenenza ad un qualche apparato (senso comune del termine).
E questo discorso non può
riguardare la sola figura del Presidente. Io credo che
Dando per buono il programma,
nella corrente legislatura le persone (gli Eletti) hanno passato buona parte del
tempo a litigare senza che la gente (
E allora, sono le persone che fanno le politiche e fanno i programmi, e poi quelle stesse persone gestiscono politiche e programmi. Mi pare che tutti i tre componenti debbano viaggiare insieme, come la gallina col suo uovo (anzi, in questo caso, due uova).
Dalle ultime politiche un aspetto in particolare è apparso evidente e applicabile anche alla Sardegna: nessuno ha più voglia di tapparsi il naso.