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Lettere
 
Caro Gianni, se posso permettermi di chiamarti così. D’altro canto come potrei chiamarti se non caro? Forse coro, o cero, o ciro? anche per ragioni di grammatica italiana non ho scelta, mica posso usare un avverbio di moto a luogo al posto di un participio remoto. Ciò sarebbe possibile se ti spostassi da un luogo ad un altro in moto, non come fai tu, a piedi e per giunta in un modo che sembri fermo. Però, se ritieni di essere mobile o, addiritura al di sopra di questo, quindi un soprammobile, allora per me non c’è nessun problema e mi sforzerò di piegare la grammatica alle tue esigenze personali. Quindi ti chiamerò ciro. Ciro Gianni, a ben vedere, se mi posso ripermettere ma è solo un consiglio, anche Gianni non è un nome adeguato ai tempi. Il nome, come diceva Andreotti, logora chi non ce l'ha ma, aggiungo io, se deve essere come un macigno sul callo non ti logora ma ti fa male al piede. Per giunta tu sei il direttore di un periodico di grande tiratura, nel suo piccolo; e anche questa non è una responsabilità da poco. Ti risulta che il direttore di Der Spiegel si chiami Gianni? o il vicedirettore o sua moglie? Affatto. Oggi se vuoi stare al passo devi chiamarti nel modo giusto, per esempio Silvio o Renato. E siccome ci deve essere la quota femminile se no ti annullano tutto, ci aggiungerei un bel nome di donna e, per via del Concordato e comunque dei buoni rapporti che ci legano al mondo cattolico, ci metterei anche un bel San. Quindi il nome giusto è Silvio Maria Renato San, che suona anche orientale e non si sa mai per un futuro. Se sei d’accordo, d’ora in poi ti chiamerò così e vedrai che ti troverai bene. Per il cognome ne parleremo un’altra volta. Ciro Silvio Maria Renato San, ho sentito il dovere di scriverti perché è giunta l’ora di fare alcune considerazioni serie, buttandoci alle spalle i soliti luoghi comuni. Intanto puntualizziamo alcune cose. In questi tempi di grande confusione è necessario essere inquadrati nel panorama politico in modo inequivocabile talché gli altri sappiano chi sei e sopratutto tu sappia chi sono gli altri. Se poi, come dice la famosa canzone, che personalmente giudico un pensierofilosofico più che una canzone, gli altri siamo noi, allora è sufficiente conoscere sestessi per evitare troppe presentazioni. Per conoscere se stessi basta chiedere al capogruppo o, al limite, al segretario cittadino. Per gli approfondimenti, ma quì siamo al livello dell’Io inconscio e altri dettagli che forse è meglio non conoscere, bisogna rivolgersi al coordinatore regionale. Il punto è: per collocarsi politicamente basta dichiarare di far parte di uno schieramento oppure sono i pensieri e le azioni che ti collocano? e se uno i pensieri non li esprime ad alta voce perché è abituato così? o se è un Bastian contrario checompie azioni non corrispondenti al suo pensiero solo per fare dispetto? quello rischiadi essere messo da una parte invece che dall'altra. O viceversa. E in quel caso è considerato una spia? E se uno dice che preferisce la scuola privata a quella pubblica ma per tutto ilresto è di sinistra dove lo mettiamo? Supponiamo che mi dichiari di destra ma che per Nuoro auspichi una giunta di arabi e una sindachessa di colore, sarei coerente o dovrei spostarmi? Lo so che queste situazioni sono rare, però, come dice il proverbio “rare umanum est”, quindi vuol dire che l’essere umano deve affrontarle. Inoltre, noi siamo semplici osservatori e come tali abbiamo il dovere di noninterferire per evitare sconvolgimenti del-l’ordine costituito. In sostanza dobbiamo guar-dare senza rompere i coglioni. Se riteniamo, per esempio, che un assessore comunale non stia facendo il suo dovere o lo stia facendo male, cosa talmente frequente da essere considerata naturale, dobbiamo limitarci ad osservare senza interferire, diversamente si rischia di modificare l’ecosistema con conseguenze inimmaginabili, oltreché urtare la sensibilità dell’assessore. Inoltre la nostra è una semplice opinione e ha il valore di quella dell’assessore. Per esempio, il cinema Eliseo è un rudere. Guardalo con attenzione: è poi così brutto? è veramente antiestetico? liberati dai pregiudizi e dai condizionamentima sopratutto mettiti nei panni dell’assessore e vedrai le cose sotto una luce diversa. Sono convinto che togliendo tutte le impalcature l’aspetto dell’edificio sia complessivamente gradevole. Non solo, ma lasciandolo com’è, tra duemila anni sarà più importante del Colosseo. Ho fatto un esempio qualsiasi tanto per capirci, ma potrei citarne a decine. La verità è che la gente non ha abbastanza rispetto per i politici. Io ne ho grande stima. Mi fanno ridere quelli che, non avendo altri argomenti, sostengono che nonbisogna fidarsi dei politici perché pensano il contrario di ciò che dicono. E ti pare che questo non sia un comportamento coerente? per me è il massimo della trasparenza. Se un uomo politico ti dice: stai tranquillo, avrai il posto di lavoro,vuol dire che rimarrai disoccupato; basta capire la lealtà di fondo e non c’è da offendersi. E che purtroppo certe volte neppure noi sappiamo cosa vogliamo. Ho stima della classe politica perché finalmente ho capito da quale altruismo e spirito di sacrificio sia animata. È falso e perverso parlare di tornaconto personale, soprattutto per gli stipendi. Perché non parlare dell’indennità? Cioè questi uomini, a costo di sacrifici che il popolo non può e non deve capire, debbono passare indenni lungo l’aspro sentiero della pubblica amministrazione, cosparso di trappole e trabochetti. E secondo te non dovrei nutrire ammirazione per costoro? ma lo sai quanto prende un consigliere regionale? per quello che fa non è niente, e lo farebbe anche gratis. In fondo è l’ideale e l'interesse per la cosa pubblica la molla che spinge, il resto passa in secondo piano. Da quando un consigliere regionale mi ha confidato in via riservata, a me e a tutti quelli che partecipavano allo spuntino, che tutti loro versano l’ottanta per cento afavore dei disoccupati e che quello che rimane non basta neppure per le sigarette, dunque rimettendoci di tasca, ho capito che si tratta di una missione. Rispetto a queste cose, più grandi di noi, cosa posso dire se non esortarliaffettuosamente a smettere di fumare? Il fatto è che c’è troppa malafede e l’uomo della strada, notoriamente disonesto nei ragionamenti di politica, fa finta di non capire, anzi ci piglia gusto. Se mi metto nei panni del consigliere e chiamo in causa, non dico il disoccupato che è quello che sta meglio se consideriamo tutto, ma, ad es. l’impiegato, anche con famiglia a carico e un piccolo affitto da pagare e gli faccio i conti in tasca, lo inchiodo alle sue responsabilità e gli dimostro che me ne deve aggiungere, altro che chiacchiere. Per non parlare dello stipendione sicuro tutti i mesi chissà per quanti anni e la pensione a vita. Lasciamo perdere và, se no ci sarebbe da sciacquarsi la bocca ben bene. Ciro Maria Renato San, noi che siamo intellettuali onesti, anche se continuo a non capire da che parte sto, abbiamo il dovere di non disturbare il sonno del prossimo, soprattutto quando è sveglio e se le cose che ha da dire se le vuole tenere dentro. Come dice quel noto proverbio latino-tedesco-spagnolo “Mensanaincorporesano”, cioè: è meglio non introdurre cibo (Mensa nain) se non c’è un punto del corpo da cui farlo uscire (Corpores ano). Spero che quanto sopra ti trovi concorde, comunque è assolutamente necessario che, preferibilmente dilungandoti, mi faccia conoscere la tua opinione. Non perché realmente mi interessi, ma visto che sarai così impegnato a scriverla, non è che nel frattempo mi puoi prestare la macchina? Con affetto. Abele Peddio (osservatore)
NUMERO /4
Anno 2000, n. 4
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