La sciarada è uno dei giochi enigmistici più stimolanti perché può innescare dinamiche creative spericolate in chi vi si avventura. Sciarada: chi ha un trascorso cinefilo non può però non ricordare uno straordinario film di Stanley Donen, "Charade" appunto, con Cary Grant, Audrey Hepburn e Walter Matthau, una commedia gialla del 1963 che con il gioco enigmistico non ha però niente a che fare, se non per un intreccio molto complicato della storia che rimanda peraltro ad un'altra accezione più generale definita dalla lingua italiana e menzionata da tutti i vocabolari. Con il termine "Sciarada" - nel senso enigmistico - si intendono i giochi che consistono nel concatenare due o più parole per ottenerne un'altra di significato compiuto. La concatenazione può avvenire per successione o anche per incastro più o meno complesso. La sciarada è una scoperta che si fa sin da ragazzi, ma spesso ci sfugge - un po' per indolenza un po' per superficialità - che tutte le cose hanno un nome. Chi non ricorda "A Bonn Dante mente" che letto in successione diventa il più banale avverbio "abbondantemente"? L'equivoco nasceva naturalmente allorché i compagni ci chiedevano il contrario di "abbondantemente"; quando noi si rispondeva "scarsamente" ci si sentiva replicare: Ma no! è "A Berlino Machiavelli dice la verità". E a dirla tutta si poteva insistere che il vero contrario sarebbe stato semmai "A Bonn Dante dice la verità". Ma il gioco è gioco e l'importante era far cadere nel tranello. Insomma quell'"Abbondantemente" era una vera e propria sciarada. Lo stesso nome del gioco lo confessa: scia + rada = sciarada. Una regola che è assai poco rispettata (ma del resto si sa che le regole vengono meno affinché se ne instaurino di nuove) stabilisce che le parole legate da una trasformazione per sciarada concordino in numero (tutte singolari o tutte plurali) e genere (tutte maschili o tutte femminili). Ma non è molto importante. Più importanti sono invece le divisioni interne al gioco che possiamo semplificare in tre varianti: Sciarada semplice, Sciarada incatenata e Sciarada alterna.
La sciarada semplice è quella che abbiamo già descritto: consiste quindi nel trovare due parole (o più) che, scritte l'una di seguito all'altra, diano un'altra parola. Il gioco può essere a doppio soggetto o diagrammata (ad incognite). Nel primo caso accanto all'indicazione di genere si pone fra parentesi le lunghezze delle parole, le prime separate da virgole, l'ultima separata dalle altre da un segno di uguale. Esempio: Sciarada (4, 4 = 8). Nel secondo caso le parole da scoprire vengono rappresentate nel testo enigmistico sostituendo alle lettere che le costituiscono altrettante lettere incognite (x, y, z), diverse per ogni parola; la parola mantiene lo schema della combinazione fra le parole incognite. Esempio: scia diventa xxxx, rada diventa yyyy, sciarada diventa xxxxyyyy.
La sciarada incatenata consiste nel trovare due o più parole che, scritte l'una in successione all'altra e considerando una sola volta le lettere comuni di raccordo, diano una nuova parola. Esempio: bis + sogno = bisogno. È chiaro che il computo delle lettere risulterà diverso: Sciarada incatenata (3, 5 = 7). Nei giochi diagrammati le lettere di raccordo sono evidenziate da una lettera incognita diversa. Esempio: bis diventa xxz, sogno diventa zyyyy, bisogno diventa xxzyyyy
Nella sciarada alterna le parole da individuare (due o più) sono mescolate rispettando la sequenza iniziale sia delle parole che delle loro parti. Esempio: medi + rione = meridione. Nei giochi a doppio soggetto come in quelli a diagrammi si ricorre alla rappresentazione delle incognite: Sciarada alterna (xxyyxxyyy). Ma ecco una delle sciarade più famose (2, 4 = 6):
La xxyyyy sola
che vale per me:
tagliare la yyyy
a chi si fa xx
La soluzione è così semplice che è superfluo dirla. Più intonata con il recente passato barbaricino è la sciarada seguente:
UNO SCHIAVO SUPERBO (5, 5 = 10)
Gridava assai xxxxx
davanti ai yyyyy:
"Che cazzo ruggisci?
Son xxxxxyyyyy!"
Molte sciarade, come le suddette, si presentano in rima e se diagrammate sono più facili da risolvere. Pertanto anche in quest'ultima non è necessario dare la soluzione. Provatevi. E se non ci riuscite, beh, leggete il prossimo numero.
ANCORA GLI ANAGRAMMI?
L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare
Cosa c'entra Leopardi? Presto detto. Mi permetto una postilla sugli anagrammi che abbiamo visto, in un precedente numero della rivista, quanto possano essere dissacranti e velenosi. Presentiamo qui una vera e propria opera di ingegneria anagrammatica e dissacrante: la celebre poesia di Giacomo Leopardi, "L'infinito", anagrammata verso per verso e terribilmente volgarizzata. L'esempio non è dei meglio riusciti, ma vale la pena di leggerlo. E chi ne ha voglia si eserciti.
GIACOMINO SCENDE A RIMINI
Qui corpose mammelle, scure forte,
qua datate chiappe, strane e tese
nudezze o molle lardo tu scorgi, e t'illudi
di rimediar donne oneste m'amanti
senza paura, ma lo vedi? squallidi
manzi pelosi qui ridon fessi... E te
il fine verso opponi; e impegno, core,
pensier a un cosmico rovello nati.
Qual sorte ti tormentò e quali poderosi
quesiti cantavi: è solo finzione
viver con speme o vanti, e l'amor dono
negato. O serene stelle rapitemi;
qui su la costa Silvia dov'è? e i teneri
sogni? nemmen la siepe sta a Rimini.
Remote luci lagrime fan quando è sera.