Da circa due mesi la città di Nuoro ha nuovamente un sindaco e un governo regolarmente eletti. È una buona notizia dopo la parentesi del commissario prefettizio, esperienza che, ci auguriamo, questa città non debba rivivere. Abbiamo anche appreso i nomi degli assessori, e, ovviamente, aspettiamo di vederli all’opera prima di esprimere qualsiasi giudizio. Sappiamo solo che sono “nuovi”, e anche questa, soprattutto visti i nomi che circolavano in città e l’esperienza degli ultimi anni, è una buona notizia. Non è invece molto rassicurante il modo con il quale si è formata la giunta, la protervia e gli appetiti di alcuni piccoli partiti, le rose di nomi con un petalo solo, la costante presenza dei partiti non nelle vicende politiche ma in quelle spartitorie, la guerra di alcuni ex assessori ex consiglieri ex componenti di enti (e ex un sacco di altre cose) per trovare comunque una qualche “dignitosa” collocazione. Alla fine, fra delusioni e porte sbattute, la giunta si è fatta.
Attendono tutti i problemi della città, non pochi e col tempo possono solo peggiorare.
In diverse occasioni abbiamo parlato del piano regolatore, delle incompiute, dell’Eliseo, della necessità di rivitalizzare Nuoro sia economicamente che culturalmente, del ruolo fondamentale che l’amministrazione deve giocare.
Per non ripeterci, in questo momento vogliamo però parlare di qualcos’altro, di cui troppo spesso non si parla con il dovuto rilievo, e cioè dell’apparato amministrativo e degli enti, comunali e sovra comunali.
Il riordino della macchina amministrativa del comune di Nuoro, è una condizione indispensabile per poter correttamente affrontare e risolvere i problemi della città: ne è addirittura la pre-condizione.
Non esiste intento o decisione che in modo diretto o indiretto, non investa la struttura amministrativa comunale, e di conseguenza anche le scelte più valide e condivise, se trovano un qualche ostacolo nei corridoi o nelle stanze del palazzo comunale, sono destinate a fallire o a subire rallentamenti epocali.
Ci auguriamo che il nuovo governo della città valuti l’aspetto dell’efficienza della macchina burocratica secondo il giusto peso che tale problema ha. Quasi sempre, finora, ci si è limitati a rivedere la pianta organica, modificando lievemente, e sopprimendo o creando qualche posizione lavorativa, si è messo in cantiere qualche concorso (sempre molti meno di quelli annunciati) e in alcuni casi ci si è affidati all’esterno con incarichi a qualche professionista per la riorganizzazione, senza mai incidere veramente sull’organizzazione del lavoro. I risultati non appaiono sicuramente soddisfacenti.
Eppure ci sono delle cose che possono essere fatte con poca spesa e in tempi relativamente brevi.
· Va riscritta buona parte dello Statuto, adeguandolo alle ultime leggi e alle esigenze della città.
· C’è il problema della reinvenzione dei regolamenti, alcuni dei quali ormai rappresentano solo un intralcio e creano confusione. Basti pensare al Regolamento Consiliare che è addirittura antecedente alla L. 142/90. Ma anche i regolamenti approvati nel 1997 vanno in buona misura rivisti.
· C’è poi il problema relativo all’accesso agli atti da parte dei cittadini, la fissazione di tempi massimi entro i quali definire le pratiche, la concreta possibilità per i cittadini di conoscere i responsabili dei procedimenti e dei provvedimenti.
Non si tratta di proposte rivoluzionarie: molte amministrazioni si sono già dotate di strumenti di questo tipo, non solo nei comuni d’avanguardia, ma anche in piccoli centri intorno a Nuoro.
· È necessario rivedere i carichi di lavoro, ridefinire le competenze, trasformare il sistema incentivante dei lavoratori ancorandolo maggiormente ai risultati piuttosto che alla qualifica posseduta e, soprattutto, al grado di soddisfazione delle esigenze dell’utenza.
· È necessario infine assumere nuovo personale in quei settori effettivamente carenti (come VV.UU.) o laddove si riscontri l’esigenza di acquisire nuove professionalità, così come l’evoluzione della società richiede.
Crediamo poi che sia opportuno che il comune si doti di un codice deontologico dei dipendenti, che favorisca la condivisione di valori comuni e contribuisca a creare e poi rafforzare un’immagine in positivo dell’amministrazione: sulla condotta professionale, sul rispetto del segreto d’ufficio, sui rapporti con i cittadini e i colleghi. Questi codici devono contenere un meccanismo che ne renda effettiva l’applicazione e il rispetto per evitare che restino solo un’inutile e inosservata prescrizione.
“Noi non dobbiamo fare della legge soltanto uno spauracchio, sbandierandola a intimorire gli uccelli da preda, per poi lasciare che serbi sempre la stessa forma, fino a che l’abitudine la muti dall’oggetto del loro terrore ch’era dianzi, nel loro posatoio”.
(W. Shakespeare Misura per misura, atto II scena I)
· Altro problema è quello degli enti, che gestiscono servizi fondamentali per la qualità della vita dei cittadini. Un ente che si occupa del trasporto pubblico, o della promozione degli studi universitari, o dell’erogazione dell’acqua, non è meno importante di un assessorato per quanto riguarda il benessere della città. Malgrado ciò, in assenza di regole che non siano quelle dei manuali spartitori, non sembra esserci una logica nella nomina degli amministratori. Spesso sono chiamati a ricoprire incarichi di rilievo persone prive di qualunque competenza professionale, che non hanno i requisiti neppure per diventarne dipendenti. Totalmente all’oscuro, non solo delle problematiche dell’ente che vanno ad governare, ma anche dei presupposti amministrativi che ne regolano la vita. Altre volte sono chiamate persone che in qualunque altro paese del mondo sarebbero incompatibili per motivi di contrasto d’interessi. Crediamo che, anche alla luce dello squallido spettacolo a cui abbiamo assistito in occasione delle recenti nomine negli enti regionali, si cominci in questa città, a fissare delle regole almeno decenti. La nomina dovrebbe avvenire attraverso una forma di contraddittorio all’interno delle varie assemblee, prevedendo sempre la presentazione e la valutazione pubblica dei curricula dei candidati e procedendo anche all’audizione delle persone designate. Infine motivando la scelta effettuata in favore di una persona piuttosto che di un’altra. Oltre la capacità e la competenza quindi, dovrebbero in ogni caso essere sottoposti a verifica anche la presenza di condanne o procedimenti pendenti, nonché eventuali conflitti di interesse. Va verificata poi la presenza di ulteriori motivi di incompatibilità: è assolutamente illogico che in un ente nel quale il comune partecipa con quote di bilancio e finanziamenti, venga nominato un consigliere comunale, cioè il componente di un’assemblea che ha funzioni di indirizzo e controllo.
Si tratta soprattutto di regole di buon senso, che chiunque applica quando si tratta dei propri beni e dei propri affari, ma si tratta anche di regole contenute in leggi e regolamenti applicati in quasi tutti gli stati europei.
· Concorsi d’idee. Anche se non piacciono agli ordini professionali, perché non istituzionalizzarli, guadagnando in trasparenza e in qualità?
Last but not least …
· Lo sportello unico. È vero che un’amministrazione comunale non può fare grandi cose sul versante dell’occupazione; ma, se un contributo può dare, avviare lo sportello unico è un atto che va in quella direzione. Spianare la strada all’avvio di nuove attività produttive, con la semplificazione e lo sveltimento delle pratiche burocratiche, è infatti offrire un grosso contributo infrastrutturale soprattutto alle giovani imprese.
Quanto detto può essere ribadito pari pari per l’amministrazione provinciale.
A bier isto, nabat cuddu.