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Lettere
 
Caro Gianni, ti scrivo queste poche righe per esprimerti tutta la mia solidarietà per il macigno che ti è caduto addosso. In genere mi faccio gli affari miei e non mi mischio nelle faccende che non mi riguardano, già ho avuto brutte esperienze nel passato e anche mio figlio Jader mi ripete sempre di non farmi sempre i cazzi altrui. Non è che mi piace molto che mio figlio mi dica la parola altrui, ma per questa volta ci passo sopra. Insomma non voglio entrare in polemica con nessuno, Dio me ne scansi e me ne liberi, non sono il tipo e certamente non lo sarò mai, però certe cose non le accetto. Sono abituato a dire pane al pane e vino al vino, solo alla Coca Cola le dico spuma perché sono abituato da piccolo. Le cose volevo dirtele in faccia, a te e soprattutto a chi ben sappiamo, perché io parlo chiaro e non sono uno che fa dietrofront. Chi mi conosce lo sa che non sono né timido né tanto meno agile. Mia figlia Natascia certe volte mi dice che sono noioso e rompicoglioni; hai capito i figli, secondo a chi lo dice noioso capace che le risponde male. Tu, però, lo sai come sono fatto, se ho l’occasione parlo, come si deve senza peli sulla lingua, anche se preferisco starmene in silenzio senza molestare nessuno. Non potranno certo dire che Abele Peddio è uno che dice così o cosà ..., il sottoscritto è una sfinge, io non apro bocca delle cose che so e quelle che non so me le tengo per me. Dio non voglia che qualcuno metta pulci nelle orecchie o altro e pensi che il sottoscritto cada nella trappola: si sbaglia quel qualcuno o quella qualcuna, posso anche cadere ma lo faccio in piedi o al massimo sdraiato o in qualsiasi altro modo ma mai con baldanza; e se mi vogliono pestare i calli, che me li pestino, poi vediamo se continuo a camminare o se sto fermo. Abele Peddio ha una sola parola, caro Gianni, e se ne vanta. Tu mi conosci bene e sai che non mi sarei mai immischiato nelle tue cose come in quelle degli altri perché la delicatezza, nei rapporti umani, è al primo posto, se non al secondo, però quando ci vuole ci vuole, e che diammine! Allora qui non si può più aprire bocca, ci mettiamo un cerotto come le mummie e ce ne andiamo in Libia. Ci piace così? Vogliamo farci spezzare le reni o, come dice mio figlio Yuri, vogliamo farci spezzare le palle? Non è che mi piace molto che mio figlio dica spezzare, ma cosa vuoi i giovani sono fatti così. Per carità, se abbiamo deciso di lasciare cadere, non sarò io a fomentare le acque, ma se decidiamo che siamo in democrazia, allora per favore non mi si dica che non devo fiatare. D’altro canto non voglio entrare in faccende personali che sono cose intime e a me non importano. E non lo dico così per dire, prova a chiedere a Gino se mi ha mai sentito parlare male o bene di chicchessia, Dio me ne scampi, preferisco i gamberi... (ha, ha, scusa ma non ho saputo resistere alla battuta intelligente). A parte gli scherzi, non credere che affronti l’argomento a cuor leggero, guarda, preferisco andare a pescare da solo o anche con gente e mettermi a pensare alle cose mie, che mettermi con altri o da solo a dire: quello ha fatto così, quello ha fatto cosà. Ma vogliamo essere uomini e prenderci le responsabilità? Se no, mettiamoci i pantaloni corti, tipo zuavi, e chi s’è visto s’è visto. Dice il proverbio che se cammini con lo zoppo ti dirò chi sei, quindi per sapere chi sono devo camminare con lo zoppo? No, mi dispiace io cammino con chi mi pare. E sempre a testa alta. Anche bassa se no inciampo. È inutile quando l’uomo è introverso e riservato, non gli tiri fuori niente neppure con le tenaglie. E poi, cosa c’é da guadagnare? O, per carità già lo sai che è un modo dire, manco nell’anticamera del cervello certe cose! Chiedi a Gonario se ho mai perso cinque lire, di nessun genere. Caro Gianni, solo tu lo sai cosa stai soffrendo per la pazzia dei comunisti o ex comunisti, questo non lo so e non voglio saperlo, di cose ne so anche troppe, ma per quello che si sente, meglio stare composti e al proprio posto che rischiare di rimetterci il posto. Dai retta, quando la cavalla sente che la coda le brucia, inizia a correre e poi a prenderla c’é tempo. Forse non ci crederai, io stesso quasi non ci credo, mai e poi mai avrei pensato a una cosa simile. Non sembra vero che in tempi che si dicono moderni, esistano certe cose. Ma dove siamo? Ma come si può arrivare a tanto Ti giuro su mio figlio Ivan che se l’avessi visto con questi occhi avrei rifiutato la realtà. Ancora non ci credo, e te lo posso giurare sulla testa di mia figlia Veruska, che se l’avessi sentito con queste orecchie, l’una o l’altra poco importa, avrei messo il dubbio. Ma guarda, alla fin fine dove va la barca va Baciccia, o cosa credi, che ci facciamo venire i calli per questo? Non sono arrivato a questa età per farmi avvelenare la vita da gente che non ha rispetto per l’umiltà di chi lavora senza chiedere niente e senza avere mai chiesto neanche acqua a chi di dovere. Eppure di motivi ce n’erano e anche a bizzeffe per dire questo e quest’altro senza girarci intorno e guardando dritto anche a costo di ingoiare rospi amari o calamari. Ma tant’è, più sei come Dio comanda più ti tirano le tegole in testa ed è capace che ritrovi la casa umida. Oh, guarda che io non c’è l’ho con i comunisti o postcomunisti o quelli dell’azione cattolica o chicchessia, per me c’è spazio per tutti, e se uno vuole cantare che canti, se vuole dormire che dorma. Non ha risentimento per nessuno, ma quando toccano un amico è come se mi toccano il portafoglio. E poi, proprio a te, che da quanto sei bravo sembri anche scemo, come dice mio figlio Omar. No, questo proprio non lo tollero e se c’è una giustizia, anche se non è di questo mondo, si vedrà. Ricordati le parole di Abele Peddio, che non è nato ieri ma nello stesso tempo non è fesso e nella vita non si è mai avvantaggiato davanti alle avversità, se un uomo, bello o brutto che sia, ignorante o con un pezzo di carta in tasca, ti dice addirittura le cose che ben sappiamo, allora o non si è spiegato bene, e in questo caso gli devi dire: spiegati bene, please; oppure si è spiegato bene ma tu non hai capito. Allora sarà lui a dirti: non hai capito. E in questo caso, caro Gianni, c’è solo una cosa da fare: prendere il coraggio a due mani oppure mettere la testa sotto la sabbia come le tartarughe. Al tuo posto non avrei avuto nessun dubbio e avrei detto, anche a costo di fare male, che quando all’altro gli pestano i calli, tutte le buone intenzioni si sciolgono come catarro con lo sciroppo. Scusa, ma io sono fatto così, sarò troppo duro, ma sono abituato alla moda tedesca. Lì se ti devono dare un certificato non è come qui che serve l’autorizzazione, vai e te lo fanno e ti dicono anche grazie. Ci vorrebbe una bella passata di quello che dico io, ci siamo capiti? Ormai, e qui lo dico e qui lo nego, è tutto un cancan e chi la vuole cruda e chi la vuole cotta, se non gli compri il motorino siccome ce l’hanno tutti, salgono sul motorino dell’altro anche in cinque o sei e buonanotte al secchio. Chiedi a Medardo che ne sa qualcosa. E tu subisci oggi, subisci domani e alla fine anche tu sembri una biscia, ti mettono nel sacco e ti schiacciano come meno te lo aspetti. E io di fronte a queste cose devo stare zitto? Mio figlio Eros mi ha detto: “Papà, sei un pirla”. E io mi devo incazzare? Sai quante volte gli ho detto di non chiamarmi papà? Non c’è niente da fare, più sei buono e più ti prendono per di qui e per di la. E io ingoio io ingoio fintanto che la botte è piena e la moglie ubriaca, dopodiché se perdo la pazienza qualcuno forse non gradirà troppo e gli converrà abbassare la cresta, anche perché, come dice sempre mia figlia Deborah “O sei con me o sei una faccia da culo”. Non è che sono contento che dice o sei, ma cosa vuoi farle a una bambina di tre anni. Qualche volta penso di esagerare, ma d’altro canto, non riesco a trattenermi di fronte a tanta inciviltà. E come quando vedo qualcuno che butta cicche o pezzi di ricambio per terra, mi viene la voglia di prendere e fare quello che è meglio lasciar perdere, per carità dei santi, se no, a dare retta ci sarebbe da compromettersi. Comunque vorrei veramente che tutte queste cose rimangano riservate anche perché non si sa mai cosa può succedere. La gente è fatta come è fatta, anche se io non ho niente contro di loro, non è come noi che le cose le diciamo chiare e tonde senza sotterfugi. Certo che quando ho qualcosa da dire a chicchessia non glielo mando a dire. Mia figlia Esther mi dice spesso: “Babbo, tu sei troppo sincero, porca puttana!”. Se non è che sono un duro ci sarebbe da commuoversi. Certo che un po’ mi da fastidio che dica porca. Ma noi a cinque anni come eravamo? Comunque non saremo noi a cambiare il mondo ne a cambiare la testa delle persone. Se tu pensi che quella persona, o chiunque essa sia, che tu sai e che solo io e in parte anche tu, abbiamo avuto il coraggio di cantargliene quattro, neppure mi saluta quando mi incontra per strada, già ti puoi fare un’idea. Si dirà che non mi conosce e che è per quello... no, queste scuse lasciamole a chi ignorantemente ci crede, noi sappiamo la verità. O cos’è, se io incontro uno sincero che mi ha detto cose in faccia per filo e per segno e che non è un quattr’occhi come certi, non lo saluto con la scusa che non lo conosco? Ma via non facciamo ridere i polpi, certe cose lasciamole in cantiere che non siamo turisti come mio figlio Turi. Almeno lui è piccolo e certe cose si lasciano perdere . Sai cosa mi dice certe volte mio figlio Yussuf? “Dunque, babbo, sei un bel rompicoglioni”. Hai capito come parlano questi minorenni? Quando andavo a scuola io se iniziavo la frase con un aggettivo i cazzotti si sprecavano. Oggi, invece, chiunque può parlare come gli pare e nessuno può dire niente. Complimenti un bel sistema. Caro Gianni, anche a me, adesso, dopo tutta questa terribile denuncia che sto facendo con questa mia, chissà cosa succederà. Però mi sono tolto la soddisfazione di togliermi un sassolino dalla scarpa. E per qualcuno, o per molti forse, quel sassolino sarà un macigno. Scusa se ho fatto anche un discorso politico. D’altro canto, per gente come noi, non è possibile dire niente senza cadere nella politica e nelle cose sociali. Anche mia figlia Raissa mi ha detto che c’è il rischio che si senta puzza di merda, ma io sono sereno. Certo non è che mi piace che mia figlia dica puzza. Abele Peddio
NUMERO /1
Anno 2000, n. 1
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