Nel momento in cui scrivo il “concorsone”, per la protesta dei docenti e per la campagna di stampa contraria, ha subito un arresto. Sembra ci sia stato un ripensamento sulla valutazione di professionalità degli insegnanti da parte del ministro Berlinguer. Intanto l’assemblea di Palazzo Madama ha dato il via libera al disegno di legge quadro che riordina per intero i cicli scolastici ed entrerà in vigore dal settembre 2001. Si dice che entro questo mese, febbraio, sarà indetto un nuovo bando. Ma andiamo per ordine. Da sempre gli sviluppi di carriera dei docenti si sono caratterizzati nelle tornate contrattuali di difficile soluzione sia per la mancanza di spazi operativi, imposti da uno stato giuridico asfittico, che per la modesta proposta emersa dalla categoria.
Il sistema di progressione economica ha iniziato a scricchiolare nel momento in cui il criterio dell’anzianità veniva modificato, scatti biennali, sostituendolo nel penultimo contratto con i gradoni e con le possibili accelerazioni, tramite i bonus. Queste ultime sono state disattese completamente, in quanto non si è riusciti a tradurre in percorsi possibili le intenzioni. Ora l’argomento con tutta una serie di aggiustamenti è stato ripreso nell’ultimo C.C.N.L. all’art. 38 prevedendo “l’opportunità di una dinamica professionale e retributiva, che sia in grado di valorizzare la professionalità acquisita in particolare con l’attività di insegnamento”. Nello stesso tempo ne ha definito la maggiorazione retributiva, i destinatari, il sistema di selezione e la procedura di selezione. E da qui tutte le polemiche. Credo sia importante chiarire subito dicendo che i docenti non hanno nessuna paura di essere valutati. Anzi ciò può risultare un punto di forza a loro vantaggio, per rioccupare quel ruolo significativo, da tempo sbiadito, nell’immaginario collettivo. “Valorizzare la professionalità di una parte del corpo docente della scuola”. Questo principio ingiusto e ambiguo pone in essere delle discriminanti che offendono tutta la categoria, che, uscita da un’università iniqua, con abnegazione e sacrifici anche economici, ha sempre cercato di acquisire quella professionalità spesso ostacolata e anche vanificata dalle storiche indecisioni e contraddizioni delle disposizioni ministeriali. È inconcepibile il criterio che si valorizzi solo la professionalità di una parte del corpo docente. E quando mai! La società italiana ha estrema necessità della professionalità di tutti e non solo di un’élite. Ciò che manca è la chiarezza, la trasparenza. Perché non si dice che gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati in Europa e non ci sono soldi per loro? È abbastanza singolare che, in Italia, si possa diventare saggi per decreto e professionisti dell’insegnamento per concorso. In tutta l’operazione c’è una perdita di senso in quanto il numero di 150 mila insegnanti, non uno in più non uno in meno, è la risultante della disponibilità economica più che di un piano mirato in cui trovino una giusta collocazione i bisogni del corpo docente e le nuove richieste professionali. E poi che dire sulle modalità della selezione… Complimenti, nessun dubbio sul valore della capacità creativa. Non credo avvenga in nessun altro settore lavorativo che uno si sottoponga a un concorso che, a parità di carichi di lavoro, dispensi aumenti stipendiali a pochi. Con questo non intendo sottrarre gli insegnanti a significativi momenti di verifica, affidati questa volta alle scuole, in regime di autonomia, e agli EELL. e non alle alchimie geopolitiche, con apparati elefantiaci e dispendiosi, tendenti più a una visibilità di parata che ad appurare in modo certo, incisivo e permanente la professionalità docente e non solo.
Il problema è il restante 80% degli insegnanti che, secondo le direttive ministeriali, di fatto, verranno esclusi. In termini di immagine è un’assurda condanna per coloro che ne resteranno fuori: docenti non all’altezza del compito! Non sarebbe stato più corretto e più utile usare il pacchetto dei miliardi per dare a ogni insegnante la possibilità di acquisire le professionalità, qualora fosse questo il problema, per poi pretenderle, indistintamente, da tutti? Non si capisce se ciò rientri nelle finalità del Ministero della Pubblica Istruzione. Si è giocato fin troppo con la categoria; è ora di smetterla in quanto anche la sopportazione ha un limite. In questo particolare momento non credo sia conveniente per nessuno, compreso il Ministro Berlinguer, trovarsi il corpo docente diviso e avvelenato dalle strategie della selezione. Al contrario bisogna recuperare al più presto quella dignità, economica e professionale di tutti gli insegnanti, finora immolata strumentalmente per problemi di bilancio e priorità di spesa. N