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Tautoprogrammi e Pescegatto
 
Molti giochi di parole convincenti sono quelli in cui ci si impone una regola compositiva molto rigida che apre infinite possibilità di esprimere relazioni, di elaborare espressioni e inventare associazioni. Uno di questi è il tautogramma. Con questo termine si intende un componimento realizzato con parole che incominciano tutte con la stessa lettera. Molti poeti e autori si sono cimentati in passato con questa tecnica, a cominciare dal poeta latino Ennio. Ma è stato nel medioevo che questa tecnica ha trovato più numerosi estimatori. Giampaolo Dossena, nel suo Dizionario dei giochi con le parole edito da Vallardi cita anche alcuni giganteschi tautogrammi, tra cui una Pugna porcorum, una “Battaglia dei maiali” di Caspar Dornau stampata nel 1619 e anche di una edizione precedente, del 1530, di tale Leone Plaisant. Tra i contemporanei va citato Edoardo Sanguineti, che nel suo Bisbidis (Feltrinelli 1998) ha inserito 21 testi tautogrammati. Anche Roberto Benigni ha scritto un tautogramma dedicato a Federico Fellini tutto in F, che comincia “Farò Festose Frasi, Formulate” e che si chiude con “Folle Fremere Fai, Femmine, Froci”. Alle forme pure del gioco - tutte le parole rigorosamente cominciano con lo stesso fonema - si aggiungono anche le forme più libere, in cui ci si consente l’inserimento di particelle non vincolate. Umberto Eco, nel suo Il secondo diario minimo (Bompiani) propone alcune biografie tautogrammate che vale la pena di citare: Dante: Dirò di detti dal desir dittati. Dirò di donna deificata. Dirò di demotico dictamine. Dopo dirò di danante dimore di Dite (di divorator di discendenti), di dolcissimi dolenti (dodici + dodici dignitari dodecannesi), di devoti Dottori dicenti di Degnità di Dio. Dopodiché dirannomi divino. Dopotutto desideravo dicessermelo. Marx: Mio manifesto mostra meta materialistica. Misinterpretati miseri, movete militanti! Mai Moloch maxicapitalistico macchini mire malevole. Morrete, ma mostrerete maestà miniproletaria. Come si vede dai due esempi non si tratta di un puro gioco fine a se stesso, ma un esercizio di intelligenza che mescola abilità e conoscenze a invenzioni linguistiche. Ancora più evidente in questo senso è l’esempio seguente:
Kant: Ki kredeva ke kategorie krescessero kvantitativamente?
Le possibilità sono infinite. La poesia offre ampi spazi di esercizio. Francesco Adami e Roberto Lorenzoni (Anagrammi e giochi di parole, Mondadori) propongono un testo poetico tautogrammato in Q, lettera che insieme alla Zeta si presenta tra le più difficili da trattare.

QUARTIERE QUACQUERO

Questi quattrini quadrilunghi
qui, qualificano queste qualità,
quantunque questo quartultimo
quartiere quindicennale quasi
querulo qualifica questi quacqueri,
quando qualcuno, quatto quatto,
qualvolta quadruplica quattrini
qualmente questi quattro quacqueri
quartiermastri quasi qualunquisti,
quando qualcuno, qui, qualificando
queste quadruplici questioni,
quantifica quei quattro quattrini,
quel quacquero quasi quattrinaio,
quasi quasi questiona quotidianamente.

Un altro gioco che sottopone a una rigida regola è il gioco del pescegatto. Il gioco consiste nel prendere una parola e sostituire una lettera alla volta cercando di ottenere una serie di parole di senso compiuto fino ad arrivare ad una parola che si trovi in qualche relazione con la prima. Il titolo del gioco, pescegatto, ne racconta la struttura. Partendo da GATTO si può arrivare a PESCE (o viceversa) con la sequenza GATTO - PATTO - PETTO - PESTO - PESCO - PESCE. Si può procedere nel gioco in due modi. Si può partire da una parola data e avventurarsi nelle possibilità di mutazioni che questa offre cercando approdi i più vari possibili. Oppure si possono individuare i due termini, di partenza e di arrivo, e cercare di rintracciare la sequenza che consente di arrivare dall’una all’altra. È chiaro che le due parole devono avere lo stesso numero di lettere. Son preferibili i rapporti di opposizione come acqua/fuoco, cielo/terra, ma anche relazioni diverse come Renzo/Lucia (Promessi sposi), Milano/Torino e così via.
Con i nomi di paesi e città si possono anche scoprire cose interessanti. A voler partire da NUORO per arrivare a ORUNE si può scoprire che è più facile passare dalle parti di BITTI, come ci dice la seguente sequenza:
NUORO - NUOVO - NUOTO - RUOTO - RUTTO - BUTTO - BUTTI - BITTI.
BITTI - BETTI - BEOTI - BEONI - PEONI - PRONI - PRONE - PRUNE - ORUNE.
Se facciamo un po’ di attenzione scopriamo che non è necessario far scalo a BITTI: da BUTTI a BETTI il cambio è immediato.
NUMERO /1
Anno 2000, n. 1
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