Non sono state indicate risposte predefinite. Alla prima domanda ogni intervistato poteva segnalare uno o più problemi; alla seconda e alla terza poteva rispondere sì, no, oppure proporre le più svariate considerazioni.
L'elaborazione dei risultati è stata curata dalla redazione. In particolare: le risposte alla prima domanda sono state raggruppate per categorie omogenee; le risposte alla seconda e terza domanda sono state suddivise in cinque gruppi diversi (no, sì, forse, non so, nessuna risposta).
Un suggerimento agli Amministratori, ai candidati, a chi pensa di candidarsi alle prossime elezioni: non sottovalutate i risultati del nostro sondaggio pubblicati in queste pagine.
II nostro sondaggio si è concluso nel mese di febbraio, qualche settimana prima che scoppiasse la polemica sull'assalto delle ruspe ai giardini di Piazza Vittorio Emanuele. Un sondaggio parziale e limitato per il numero contenuto degli intervistati.
Un sondaggio comunque significativo, per la partecipazione convinta dei cittadini, la serietà delle risposte, la preoccupazione per il degrado della città, l’ironia talvolta e le speranze che accompagnano i giudizi più severi, la manifesta volontà di impegno personale per riparare ai guasti e agli scempi, per costruire uno sviluppo diverso della città.
Oggi, mentre la nostra rivista entra in tipografia, lo stesso sondaggio si sarebbe probabilmente trasformato in una sorta di processo popolare contro la nostra classe dirigente. Ma non abbiamo bisogno solo di questo, perché comunque, si sa, i processi si concludono con condanne e assoluzioni, ed in galera chi può non ci sta, mentre le radici dell'arroganza e del malgoverno si sviluppano più rapidamente di quelle dei pini dei giardinetti.
Vi è urgenza invece di preparare un profondo e radicale cambiamento nella gestione della cosa pubblica, di offrire spazi e occasioni di crescita ad una nuova classe dirigente, che misuri il progresso e lo sviluppo della città non con i metri cubi ma con i livelli di qualità dei servizi e della vita quotidiana.
Oltre al dibattito che si è sviluppato a livello nazionale sulle riforme istituzionali, sulla incapacità della classe dirigente (sia politica che economico-finanziaria) di assicurare una crescita del Paese equilibrata, alimentata dalla partecipazione democratica e dalla giustizia sociale, è bene riaprire, anche dentro le nostre mura, i varchi per la ricerca, il confronto, la partecipazione e l’impegno. Allo stadio, normalmente, soltanto ventidue calciatori partecipano al gioco, mentre il pubblico sta a guardare. Talvolta accade però che gli spettatori, indignati per il consumarsi di gravi ingiustizie o per il mancato rispetto delle regole del gioco, invadano il campo e pongano fine alla partita. Talvolta, senz'altro più spesso, sarebbe necessario nella vita politica di una città o di un paese interrompere la partita, ridiscutere le regole del gioco, la composizione delle squadre, le finalità del campionato. Fuor di metafora, si potrebbe chiedere alla nostra classe politica di farsi da parte lasciando libero il campo all’ingresso di nuove intelligenze, di accantonare la politica dei progetti per lasciar spazio ad una diversa progettualità, che abbia quali elementi costitutivi la razionalità e la giustizia sociale, che si ponga come obiettivi il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e la valorizzazione dell’ambiente naturale e urbano.
*** La redazione esprime un particolare ringraziamento a quanti hanno collaborato alla realizzazione dell'indagine.