La sensazione diventa definitiva e ancora più spiacevole considerando altri aspetti del panorama.
Edifici abbandonati, strutture turistiche sprangate, ruderi di opere pubbliche mai terminate, case di vacanze sigillate, luoghi per lo sport spazzati dal vento, arredi urbani segnati dall'incuria e dai vandali.
Sono i segni tangibili di una totale assenza di vita umana ma anche i prodotti di un fenomeno che gli specialisti nascondono dietro una brutta e difficile parola: "antropizzazione del territorio".
In altre parole si tratta delle tracce che gli uomini lasciano nello svolgere le proprie attività in un dato territorio. In questo caso gli uomini siamo noi, i nuoresi, e le tracce sono tante e molto diverse tra loro, ma tutte descrivono con evidenza i limiti e gli errori dei sogni e delle idee di sviluppo stentatamente attuate in diversi decenni. Ma oltre a quanto fatto in mattoni e cemento restano i ruderi virtuali che ci propone la memoria.
Come dimenticare tutto quello che è stato proposto per una possibile realizzazione nel monte Ortobene, con una fantasia degna della redazione di un ipotetico "Manuale delle mille e una Opere Pubbliche". Case, bar, ristoranti, alberghi, discoteche, piscine, campi di calcio, campi da tennis, campi di bocce, chiese, caserme, eliporti, colonie montane, ostelli della gioventù, antenne di ogni genere e dimensione, piste da sci artificiali, osservatori astronomici, orti botanici, area per battute di caccia, campi di tiro al volo, museo naturalistico.
Ma cosa è rimasto di tante idee e illusioni?
Poche attività commerciali, tante strutture inutilizzate e molte risorse pubbliche mal spese. Niente altro oltre al rischio, mai scomparso, che un giorno il fuoco distrugga tutto.
ASPETTANDO UN P.I.A.
Avviata la ricostruzione negli anni ‘50, passato il boom degli anni ‘60, superata la recessione degli anni '70, vissute le baldorie degli anni ‘80, stiamo navigando nelle secche degli anni '90, ma il sogno di uno sviluppo economico- culturale nuorese, in cui la realtà del monte Ortobene diventi uno degli aspetti trainanti, è sostanzialmente seppellito da una montagna di carte, di progetti e di piani di cui l'ultimo esempio, il P.LA. del Monte Ortobene, è la classica ciliegina sulla Torta della Inconsistenza al Potere.
A leggerlo si può apprezzare come non manchino le idee sulle strutture da realizzare (ultima novità il centro congressi nella vallata davanti alla chiesa della Solitudine), allo stesso modo sono elencati i costi degli interventi e compare anche la voce del co-finanziamento privato (nuova frontiera, insieme al concetto di "projectfinancing", della demagogia politica applicata).
Purtroppo quello che manca, ed è mancato per decenni, è la base fondamentale di ogni progetto che voglia trasformare una realtà con un minimo di probabilità di successo.
Si prendono e si propongono decisioni che hanno per il contesto sociale ed il territorio in cui si calano una fondamentale importanza, arrivando a quantificare interventi di miliardi, ma senza realizzare, prima, una seria e scientifica riflessione sul modello generale di sviluppo turistico da realizzare per il monte Ortobene e senza valutarne, poi, dal punto di vista funzionale ed economico, gli aspetti infrastrutturali, promozionali e gestionali correlati.
Ignorando così questi aspetti fondamentali si descrive una progettualità acefala, miope, votata al fallimento gestionale, fideisticamente strutturata sull'ipotetico valore taumaturgico dell' opera pubblica "megliodinienteeaognicosto" .
UN CONSIGLIO AI PROSSIMI AMMINISTRATORI
Istituire un laboratorio cittadino per il monte Orto bene coinvolgendo, prima, tutti coloro che vogliono contribuire con il proprio apporto di idee e, poi, creando un gruppo di volontari professionisti specializzati che siano in grado di capitalizzare il patrimonio di idee messo a punto, articolando una fase progettuale basata su una metodologia in cui:
- si parte dallo studio del contesto nei suoi aspetti naturalistici, sociali, economici, culturali;
- si individua, studiando le esperienze di altre realtà storico-geografiche, un sistema di scelte su che tipo di turismo voler investire, valutandone le compatibilità sia di tipo ecologico che socio-culturale ed economico imprenditoriale;
- si stabiliscono degli obiettivi, da raggiungere nel tempo, di promozione, di gestione e di tipo economico, definendo- ne le relative quote di investimenti necessari per realizzarli;
- si individuano, sulla base delle scelte progressivamente effettuate, diverse alternative per un piano di sviluppo.
Una volta definito il modello finale, sarà possibile orientare le scelte delle strutture da realizzare su dei parametri che hanno non solo concretezza scientifica e fondatezza nei processi di scelta, ma che permettono di limitare le possibilità di ritrovarsi tra dieci o venti anni in una situazione simile, se non peggiore dell' attuale.