ti faccio i complimenti per il tuo travolgente successo alla recente conferenza laburista di Blackpool. Si sbagliava chi era convinto che solo i bulgari ottenessero consensi con percentuali superiori al 90%: il tuo splendido 95% è lì a dimostrarlo. Anche i democratici sanno essere 'bulgari'! Ma senza ricorrere alla dittatura: solo assecondando le naturali leggi del mercato che anche dal contrasto degli opposti fa scaturire sempre il risultato migliore.
Ho apprezzato anche il senso di responsabilità, la discrezione, il garbo con cui la sinistra interna del tuo partito ha sussurrato il suo dissenso. Resta confermato che in un partito democratico, liberale e plurali sta come il tuo la politica è una sola: quella della maggioranza (tanto più se è bulgara), cioè la tua.
Caro Tony, non fermarti! Anche il nome del partito non è intoccabile. Che vuoI dire oggi, nell' epoca della globalizzazione postfordista, partito del lavoro? E la parola 'partito' non rimanda a una parte della società contro un'altra? La nostra idea di governo non divide e spacca la comunità nazionale e dunque non si concilia con l'idea di partito. Del resto la stessa sigla Lp (Labour party) può far pensare a un disco Lp (Long playing), che suona da molto una musica vecchia. Ti confesso che non mi piace neppure 'New labour party' perché la sigla Nlp potrebbe essere letta maliziosamente 'Non-labour party', cioè partito dei disoccupati! La splendida 'classe media' (middle class) potrebbe spaventarsi anche per così poco e l'effetto soporifero di tutta la vostra campagna pubblicitaria potrebbe essere annullato.
Comunque non saprei proprio cosa suggerirti. Frequento molte palestre 'liberal', pratico il body building e il restyling culturale con l'uso di anabolizzanti per darmi rapidamente un aspetto consono al nuovi tempi. Ma nonostante tutto non è diminuita la mia antipatia per quella faccia di cingomma masticata che è Bill Clinton. Quindi puoi capire quanto poco mi entusiasmi il nome di 'partito democratico'. Insomma, vedi tu ('Center club'?).
Ma torniamo alla sostanza.
Caro Tony, complimenti per la tua sterzata a destra.
Era ora di dire basta alla politica 'intellettualmente pigra ' del 'tassa e spendi ' . Doveva finire questa storia del lavoro dipendente che non paga le tasse e poi si becca 'gratis' lo stato sociale, sulle spalle della splendida 'middle class ' e soprattutto dei veri produttori (cervello e spina dorsale della nazione) che sono gli imprenditori già gravati del sacrificio di dare lavoro ai loro dipendenti.
Come abbiamo potuto pensare di durare a lungo come sinistra sfruttando la splendida 'middle class' e gli imprenditori benefattori? Restituiamo i maltolto; e con tante scuse. In quanto ai dipendenti e ai pensionati, se finora non hanno pagato le tasse, da ora in poi non spenderanno più. Noi con l'aiuto del mercato offriremo solo opportunità: se non le coglieranno o non le sapranno cogliere sarà solo colpa loro!
Vedi, dear Tony, come mi entusiasmo? È l'entusiasmo della novità, è il soffio vitale della nuova frontiera nell'epoca della globalizzazione postfordista.
"Adesso siamo noi il vero partito di centro": non posso trattenermi dal citarti, dal citare queste splendide parole che hanno riacceso le speranze in tutto il villaggio globale nell' epoca della comunicazione in tempo reale.
I laburisti inglesi oggi sono una importante novità non solo per l'Inghilterra, ma per i democratici di tutta l'Europa. Noi parliamo lo stesso linguaggio perché facciamo lo stesso viaggio in un mondo che è molto cambiato al tramonto di questo secolo. Come dice Ralf Dahrendorf, ormai "tutte le economie sono intrecciate tra loro in un unico mercato competitivo, e nei giochi crudeli che si svolgono in questo teatro è impegnata dovunque l'intera economia". In verità prima di lui è stato Karl Marx a sostenere che questa era la tendenza inevitabile del capitalismo; ma è meglio non citarlo, essendo stato l'ispiratore della tragica esperienza del comunismo. Lasciamolo in soffitta, coperto di polvere, quel lugubre filosofo. Ralf Dahrendorf invece è un liberale 'critico', spiccatamente di centro; insomma, l'uomo giusto per noi. Figurati che palle, dear Tony, dover parlare ancora di inevitabile tendenza del capitalismo!
Ora il capitalismo non esiste e forse non è mai esistito: l'economia e il lavoro sono la semplice realtà di oggi. Siamo tutti lavoratori, tutti con pari opportunità. È soltanto lo spirito imprenditoriale, il gusto del rischio che ci fa diversi. Purtroppo ci sono settori della società che non amano rischiare, che vogliono la pappa pronta, il posto fisso, i diritti conquistati per sempre.
Caro Tony, bisogna abbandonare qualsiasi residuo di moralismo: io dissento persino da Ralf Dahrendorf quando parla di 'giochi crudeli ' nel teatro della globalizzazione dell'economia. Il mercato non è mai crudele: è la mano invisibile che aggiusta tutto e alla fine fa sempre tornare i conti. In ogni caso fuori dal mercato non c'è speranza per nessuno. È vero, dalla competizione escono vincitori e vinti; ma se vincessero tutti che competizione sarebbe? Oggi è tempo di una nuova sinistra: una sinistra che sia il vero centro per il nuovo millennio. Le vecchie ideologie sono morte: non sono più pubblico e privato, Stato e mercato che distinguono destra e sinistra. Tutto sta cambiando (the time is changing): ormai il pubblico-statalistico è il rifugio dei 'pigri intellettualmente ' (ti cito ancora, dear Tony), dei conservatori sedicenti di 'sinistra'.
Oggi il privato è pubblico ed è tanto più pubblico quanto più è privato: questa è una rivoluzione copernicana! Solo privati del pubblico possiamo guardare con fiducia alle sfide del Duemila, della informatizzazione totale, del villaggio globale, della globalizzazione terracquea e della modernizzazione planetaria.
La modernità che noi vogliamo è l'armonia tra la crescita dell'impresa e l'investimento sul capitale umano, tra il progresso della tecnologia e le pari opportunità. E l'armonia che vogliamo è la moderna opportunità di scelta tra l'investimento della crescita e l'impresa dell'umana capacità, tra la tecnologia del progresso e l'inopportunità del pari. Eccola la nuova sinistra del Duemila: moderna e liberale, attenta al dolore di chi ha meno e alle aspirazioni di chi ha talento e capacità.
Il successo è certo: guardando al futuro noi possiamo dire e fare da sinistra quasi tutto quello che ha sempre detto e fatto la destra.
"Siamo noi il vero partito di centro": non più l'Old labour party, ma il New labour party.
Ora, dear Tony, è il tuo tempo: al governo! E crepino tutti i socialisti che vivono residuali rimasticando vecchie ideologie nell' epoca della globalizzazione, che hanno paura di misurarsi con le responsabilità del governo nell' epoca della globalizzazione, che hanno paura di vincere nell' epoca della globalizzazione e che sono sempre tra i perdenti persino... nell' epoca della globalizzazione. Bye-bye…