Ecco finalmente 10 piccoli passi per salvare la propria visione etica della politica e il proprio entusiasmo militante senza assumere psicofarmaci (o quasi).
1) Non chiederti mai cosa i dirigenti del tuo partito di riferimento possono fare per te ma cosa tu puoi fare per i tuoi dirigenti.
2) La formula magica di queste elezioni è democrazia partecipata: ovvero tutti insieme democraticamente sosteniamo con fervore decisioni prese dai vertici (una specie di governo occulto di saggi la cui esistenza sconfina ormai nel mito). D’altronde sono lì da anni ormai, no? Sempre gli stessi, no? Vuol dire che sono molto più intelligenti di noi, no?
3) Chi dice che democrazia partecipata vuol dire confronto, ascolto e capillarizzazione del potere... “non è figlio di Maria non è figlio di Gesù all’inferno ci vai tu”!
4) Farsi sempre questa domanda, prima di parlare (se proprio si vuole parlare... ché non sempre è necessario): quello che mi accingo a dire è ammantato di quell’alone riformista che deve contraddistinguere ogni mia azione e pensiero politico? Se la risposta è no leggete per tredici volte, come atto di contrizione, “Dialogo sulla nazione sarda” di Graziano Milia, e che vi serva di lezione.
5) Controllate il vostro tasso di riformismo ogni mattina con questo semplice test: Sei d’accordo con le seguenti affermazioni?
- Non tutte le cose fatte dal centrodestra sono negative!
A) Si, certo. B) Mah. C) Col Cacchio.
- Nel centrosinistra c’è posto per tutti!
A) Si, certo. B) Mah. C) Col Cacchio.
Prevalenza di a), complimenti! Sei un vero riformista, Fassino ti fa un baffo.
Prevalenza di b), incerto ma possibilista. Puoi salvarti se ti abboni al Riformista.
Prevalenza di c), anni di lettura dell’Unità hanno ormai compromesso ogni capacità intellettiva. Solo l’intervento di un’esorcista potrebbe salvarti (si consiglia di chiamare Antonello Cabras, ore pasti).
6) Sentire il proprio segretario regionale dire che l’obiettivo del partito è portare il “sistema Sardegna” nel “sistema Italia”, nel “sistema mondo” e NON mettersi a piangere. Pensare invece intensamente a qualche ameno argomento come: “riuscirà il popolo inglese ad accettare Camilla come consorte del principe Carlo?”. Se questo non dovesse bastare, farsi una canna (possibilmente non durante il discorso del segretario, ma dopo, chiusi in bagno da soli).
7) Fare domande è movimentismo sterile. Chiedere che qualcuno ti ascolti è bieco bolscevismo (e anche una gran perdita di tempo, a dire il vero).
8) Va bene, avete avuto un’idea; d’accordo, vi sembra interessante; abbiamo capito, voi conoscete i problemi del territorio perché ve ne occupate da anni e volete dire la vostra sui candidati...
Non vi pare di essere un po’ invadenti, eh?
9) Alla prossima idea che vi viene in mente, chessò…per un’iniziativa politica, iscrivetevi a un corso di bricolage creativo.
10) Se mai debolezza dovesse cogliervi, recitate il seguente mantra: “L’importante è battere la destra, l’importante è battere la destra, l’importante è battere la destra”, fino a quando le palpebre non vi si chiuderanno, le membra non vi si intorpidiranno e i candidati del centrosinistra non vi sembreranno grandi statisti.
Nel malaugurato caso in cui tu, sfigato elettore-militante, abbia seguito pedissequamente le precedenti regole ma nonostante ciò abbia constatato comunque il manifestarsi di depressione, secchezza delle fauci, leggero mal di stomaco, e solo in questo caso, allora ripeterai a voce alta per tre volte: “Io sono pugliese, mangio le orecchiette, vivo in un trullo e ho votato Nichi Vendola”. E ricordati, l’alcol non è mai e poi mai una soluzione.
D’altronde, come dicono i saggi, la felicità non esiste e se esistesse, diciamocelo, sarebbe di destra.