Queste parole hanno commentato l’edizione 2004 della piazza dei sogni, il Festival di teatro di strada che accompagna la fine dell’estate nuorese da ormai cinque anni. Importato da Sassari, grazie all’impegno del Theatre en Vol e dell’amministrazione comunale, la rassegna nuorese ha ormai acquisito una propria identità, offrendo alle compagnie che arrivano in città un calore e un’ospitalità inusuali. Come sottolinea Michelle Kramers, organizzatrice del Festival insieme a Puccio Savioli, “Nell’ultima serata abbiamo voluto ringraziare il pubblico nuorese per l’affetto che ci ha dimostrato in questi cinque anni. Per noi è importante contribuire, nel clima di questi giorni, così terribile, ad alleggerire la tensione, a offrire un’occasione di incontro”.
Pensi che il Festival smuova la gente?
“Far incontrare la gente in strada è importante perché persone che non si conoscono, che non si rivolgerebbero mai la parola, scoprono di avere qualcosa in comune”
E fate anche cultura…
“nel teatro di strada sei libero di guardare le immagini e ascoltare te stesso, non servono riflessioni intellettuali.”
Però nel teatro di strada di cultura se ne fa, e molta.
Bisogna solo intendersi: se inseguiamo i poeti laureati non avremo tempo di partecipare a uno spettacolo in strada o in piazza, fatto di fuochi e strani macchinari, come il Quijote! rappresentato ai Giardini, che ha affascinato con le avventure del più letterario dei personaggi persino i bambini di pochi anni. Cultura non potrebbe essere ciò che apre la mente, che fa venir voglia di uscire a incontrarsi con gli altri e parlare?
Forse il modo migliore per apprezzare quanto profondamente possa incidere questo festival nella vita di tutti i giorni, è proprio osservare i bambini: a distanza di anni riconoscono gli attori e spesso, durante gli spettacoli, parlano con loro, accettando come reale ciò che succede in strada, fosse pure una frittata cucinata in p.zza Satta o una maglietta lavata a mano davanti alla Cattedrale. L’unico neo, forse, i pochi spettacoli concentrati nello stesso periodo del Seminario Jazz:
“Quest’anno ci sono stati due problemi. Purtroppo il festival coincide con i concerti jazz, così abbiamo realizzato una collaborazione per l’ultima serata, un contributo simbolico per far sapere alla gente che non siamo in concorrenza. Ma se il Festival andrà avanti, come speriamo, dovremo tentare di approfondire la collaborazione o di spostare le date, per seguire gli spettacoli e i concerti.
Gli spettacoli erano pochi perché c’erano pochi fondi: mancava il contributo della fondazione Banco di Sardegna e degli Assessorati alle politiche educative e ai servizi Sociali, che non ci hanno potuto aiutare come volevano. Ci preoccupa, perché il Festival avrebbe bisogno di mettere radici in città, di avere magari un luogo di sperimentazione” Erano previsti anche dei laboratori?
“Molti ce li hanno chiesti, ma se mancano i fondi è tutto più difficile… stiamo tentando infatti di partecipare a un progetto europeo, Cultura 2000, per realizzare, insieme a compagnie irlandesi e polacche, uno spettacolo viaggiante, pensato per gli spazi urbani. L’ideale sarebbe un’associazione di Amici del Festival, per sottrarre l’evento alle incertezze politiche…siamo preoccupati per l’anno prossimo”
Lo avete dichiarato anche alla fine dell’ultimo spettacolo, a tutto il pubblico nuorese, magari qualcuno vi avrà ascoltato…
“quest’anno abbiamo chiesto alla gente che veniva agli spettacoli di scrivere qualche commento su un quaderno, molti l’hanno fatto e alcune frasi erano bellissime: tornava il calore dimostrato durante gli spettacoli”
Chiudiamo con una frase che ti ha colpito?
“La libertà è raggiungere le persone, farle sognare anche se per un breve istante, grazie”.