Il problema dell'istituzione del parco naturale del Gennargentu richiede un'attenzione notevole, da parte della società civile sarda, nelle sue articolate componenti, per recuperare il tempo perduto in discussioni, ora pertinenti, ora del tutto inutili, se non strumentali e capziose, che hanno coinvolto probabilmente tutti i cittadini del centro Sardegna. Una definizione della questione, in qualsiasi senso sia orientata, è necessaria pena la credibilità di noi Sardi, ed in particolare di "Nuoresi", di fronte ad una legge del Parlamento italiano che dà dignità di Parco Nazionale al territorio genericamente indicato come Gennargentu.
È certo che qualcuno si opererà di fare, con il rigore del caso, una disamina della questione, ricercando il filo logico a cui legare avvenimenti, interventi e prese di posizione, che in quasi trenta anni hanno avuto come riferimento il cosiddetto parco delle parole. Queste righe vogliono dare alcuni elementi di riflessione, cercando di enucleare aspetti che paiono di maggiore rilevanza, o comunque dei nodi, che maggiormente hanno creato discussione e, a torto o a ragione, appaiono controversi.
Alcuni aspetti sono visti dall' interno in qualità di componente del gruppo di coordinamento della Provincia di Nuoro per lo studio del progetto del parco, e quindi potrebbero apparire partigiani. N on ho difficoltà a dire, del resto, di essere profondamente convinto che l'istituzione del parco nazionale sarebbe un fattore di grande rilevanza positiva per tutte le aree interessate e per la Sardegna intera. Credo anche che la mancata creazione del parco impedisca di sperimentare una utilizzazione complementare e innovativa rispetto alle attività attuali del territorio. Una opportunità che gli amministratori potrebbero decidere di percorrere, a fronte del progressivo spopolamento e degrado della montagna.
Alcuni di questi punti, senza pretesa di organicità, sono esposti di seguito, ben conscio che la complessità dei problemi è tale da non rendere del tutto semplici e lineari tutti gli argomenti. Del resto l'esigenza di semplificazione rischia di banalizzare i problemi, alcuni dei quali estremamente complessi e che non possono essere risolti con gli slogans o parole d'ordine, magari d'effetto ma prive di contenuti concreti.
L'individuazione degli elementi di equivoco che ostacolano un atteggiamento positivo verso la realizzazione del parco è un'altra necessità preliminare a qualsiasi ragionamento che voglia essere costruttivo. Tra i punti che mi paiono più carichi di significato cercherò di mettere in luce per ognuno di essi i possibili obiettivi legati all'istituzione del parco nazionale, che sono anche punti di riferimento dello studio del progetto del parco.
1 - Pastorizia
In nessun punto della legge quadro sui parchi si parla di eliminazione delle attività pastorali, come troppo spesso si sente affermare in modo incomprensibile, da chi riduce tutta la problematica di un parco nazionale a pascolo sì/pascolo no e ad una fantasiosa cacciata dei pastori. Personalmente sono convinto che la pastorizia nel Gennargentu potrebbe avere un futuro migliore proprio grazie al parco.
Obiettivo: rafforzamento delle attività pastorali; qualificazione dei prodotti delle attività pastorali ai fini di incrementare il reddito degli operatori del settore; recupero delle strutture abitative esistenti ai fini della pastorizia e per nuove attività possibili ad essa legata, come ad es. agriturismo; regolamentazione del pascolo da effettuarsi tramite commissioni nominate direttamente dalle categorie interessate e dai comuni.
2 - Agricoltura
La legge quadro favorisce le attività agro-silvo-pastorali che sono considerate parte integrante delle attività del parco. Nel parco nazionale del Gran Paradiso, ad esempio, con fondi del parco, sono stati creati impianti di irrigazione dei pascoli alpini e si attuano progetti di recupero delle malghe abbandonate. Non si comprende perché ciò non possa accadere anche nelle aree del Gennargentu.
Obiettivo: individuazione delle attività esistenti attualmente; indagine sulle attività del passato e verifica del loro ripristino; coltivazione di specie medicinali ed essenziere in base a verifiche sulle richieste di mercato; sviluppo dell' agricoltura biologica; sviluppo dell' apicoltura.
3 - Selvicoltura
Attività come la castanicoltura, la coltivazione del castagno, del noce e del ciliegio sono in forte regresso ed abbandono, anche in quelle zone in cui nel passato hanno rappresentato un elemento significativo dell' economia. La cerasicoltura possibile su vaste aree è ridotta ai chiusi delle aree periurbane e non ha praticamente alcun significato economico.
Obiettivo: gestione razionale dei boschi e valorizzazione dei prodotti del bosco; recupero dei castagneti sia ai fini della produzione di varietà da frutto pregiate, sia ai fini di produzione di legname.
4 - Artigianato
L'artigianato tradizionale è una attività in forte regresso con perdita di valori di identità culturale e cessazione di attività economiche che potrebbero essere linfa vitale per il mantenimento delle imprese e per nuova occupazione.
Obiettivo: inventario delle produzioni artigianali di qualsiasi natura e valorizzazione tramite il marchio del parco; progetti specifici per il recupero di tradizioni artigianali scomparse o in regresso.
5 - Turismo
Il turismo delle zone interne rappresenta oggi un minimo delle potenzialità effettive. Il numero dei posti letto o dei campeggi è del tutto insufficiente e i servizi che vengono offerti, se si escludono rare eccezioni, sono del tutto inadeguati alla differenziazione delle richieste. L'idea che il Parco nazionale escluda il turismo è del tutto priva di fondamento e lo stanno a dimostrare le cifre delle centinaia di migliaia di persone che frequentano i parchi. Il sentiero Sella nel Parco nazionale del Gran Paradiso, nel periodo estivo è percorso da oltre 4000 persone al giorno. Il turismo scientifico potrebbe costituire un elemento promozionale trainante per tutti gli altri aspetti.
Obiettivo: favorire lo sviluppo del turismo tradizionale e quello legato alla fruizione naturalistica; sviluppo del turismo scientifico interno ed internazionale; favorire progetti concordati con altre realtà nazionali ed estere per favorire gli interscambi culturali.
6 - Fruibilità dei luoghi
La fruibilità dei luoghi soprattutto da parte delle popolazioni locali è salvaguardata dalla legge sui parchi. Problemi potrebbero sussistere in quelle aree sottoposte a tutela integrale. Il problema è reale e va valutato con attenzione al fine di evitare che si creino danni effettivi agli interessi consolidati delle comunità locali.
Obiettivo: preservare la attuale fruibilità dei luoghi ai cittadini delle singole comunità.
7 - La protezione della flora
Uno dei compiti fondamentali dell'istituzione dei parchi naturali è la conservazione della flora spontanea, soprattutto quella esclusiva e rara. Vi è da stabilire quali e dove siano presenti specie che eventualmente siano in reale pericolo. È mia opinione che in tutta l'area del parco le specie che in qualche modo presentano pericoli di scomparsa sono estremamente poche (una sicuramente, forse tre) e potrebbero interessare, tutt' al più, un' area di qualche decina di ettari su un totale di centomila. In linea generale, tuttavia, le piante più rare sono localizzate nelle aree più impervie, pareti calcaree e rocciai e si autoproteggono in modo estremamente efficace da sole.
Obiettivo: preservare il patrimonio vegetale. Non presenta nessun contrasto con le attività attuali della pastorizia e dell' agricoltura e con quelle previste nel futuro qualora si realizzi il progetto del Parco.
8 - La protezione della fauna
I problemi sono in parte analoghi a quelli della flora, vi è da dire che alcune specie di mammiferi (muflone ad es.) sono in espansione indipendentemente dal parco.
Obiettivo: preservare il patrimonio zoologico nelle sue diverse espressioni. Non presenta nessun contrasto con le attività attuali e con quelle previste nel futuro qualora si realizzi il progetto del Parco.
9 - Le aree di protezione integrale
Obiettivo: individuazione in accordo con i comuni di aree ben determinate di difficile accesso in cui esiste ormai una scarsissima attività (es. Creste calcaree da Sa Pruna a Monte Corrasi; Su Suercone; Su Sciusciu); questo poiché in un Parco nazionale alcune aree di riserva integrale devono essere indicate necessariamente. Ad ogni qual modo nel progetto è previsto che le attività presenti fanno parte del contesto ambientale indispensabile a mantenere lo stato attuale di equilibrio ecologico dei luoghi e, in quanto tali, vanno conservate necessariamente.
Obiettivo: istituzione delle aree di riserva integrale salvaguardando gli usi attuali.
10 - La caccia
È uno degli aspetti più controversi. Nei parchi nazionali è esclusa la caccia, ma per altro verso è consentito 1'abbattimento selettivo dei capi in eccesso quando questi possono pregiudicare equilibri complessi vi dell' ecosistema. Tuttavia il problema non può essere affrontato in termini di negazione assoluta, in quanto gli abbatti menti selettivi previsti in legge non sono altro se non una forma mascherata di caccia, che in questo modo rientra dalla finestra. Inoltre, il cinghiale non è l'aquila reale e il mufIone non è la martora.
Obiettivo: mantenimento degli equilibri naturali tramite gli abbatti menti selettivi, da parte di associazioni venatorie locali, delle specie che in qualche modo potrebbero costituire un reale pericolo alle colture e/o alle altre specie animali o vegetali.
11 - Gli usi civici
Viene frequentemente detto da parte ci coloro che sono contrari al parco che verrebbero aboliti gli usi civici. Ciò non corrisponde nel modo più assoluto a verità.
Obiettivo: mantenimento di tutti gli usi civici attuali, peraltro previsti nella legge 394 sui Parchi, o loro ridefinizione secondo criteri più attuali da parte delle autorità locali.
13 - Il Parco Nazionale
Il Parco Nazionale è realizzato nell'interesse primario delle comunità locali. Questo è un principio fondamentale che costituisce anche la linea di riferimento principale del progetto del parco.
Obiettivo: il Parco rappresenta uno de gli elementi per favorire lo sviluppo di tutte le attività tradizionali presenti nel territorio; il Parco rappresenta l' elemento principale per favorire lo sviluppo delle attività legate al turismo naturalistico, alla ricerca scientifica, ai progetti per la valorizzazione delle risorse naturali e di quelle agro-silvo-pastorali.
14 - I soggetti della redazione del progetto del Parco Nazionale
La Regione sarda, la Provincia, i Comuni su cui ricadono i territori del parco, gli esperti incaricati della definizione pratica del progetto, in modo che tale progetto sia pienamente condiviso dai singoli soggetti. Il progetto del parco dovrà essere pertanto una proposta unitaria della Amministrazioni comunali, della Provincia e della Regione. Il progetto potrà essere considerato un indice della capacità propositi va e operativa degli enti territoriali rispetto a quanto indicato nella legge quadro sui parchi.
15 - Volontà di adesione
Sono profondamente convinto e parto dal presupposto che nessuna politica di tutela ambientai e può essere portata avanti senza il pieno consenso delle comunità locali, che hanno vissuto il territorio con le proprie tradizioni, la propria cultura, la propria visione del futuro. Questo implica necessariamente che l'adesione è volontaria, come del resto espressamente previsto nell' intesa StatoRegione. Per meglio dire, ad esempio, se Baunei o Arzana, ritengono di non dover aderire al parco nazionale, deve essere pienamente salvaguardata questa scelta.
Per altri versi non si può precludere la libera adesione di altre comunità che ritengano di percorre la strada della creazione del parco.
È evidente che il parco andrebbe a perdere elementi paesaggistici significativi, ma non verrebbe meno comunque i moti vi fondanti per l'istituzione del parco, grazie, se mi è consentito dire, all'eccesso di elementi ambientali di pregio presenti nel complesso del Gennargentu.
16 - La legge 394 sui parchi
È una legge dello Stato, che interessa non solo la Sardegna ma tutto il contesto nazionale, e come tutte le leggi quadro presentano difficoltà, sia di interpretazione, sia di applicazione e soprattutto non possono essere calibrate esclusivamente sulle nostre specificità ambientai i e territoriali.
La legge 394, dice chiaramente che se la Sardegna non intende realizzare il Parco del Gennargentu, lo Stato destinerà le stesse risorse per la realizzazione del Parco del ValI o di Diano, nell' Italia meridionale.
Questo mi pare esprima in modo inequivocabile che la supposta volontà prevaricatrice dello Stato di espropriare le comunità sarde del loro territorio per relegarli in una cosiddetta riserva indiana non ha alcuna corrispondenza con la verità. Infine, sempre riguardo ai contenuti della legge, non sarebbe male che la sua lettura fosse fatta in chiave non solamente parziale e distruttiva, ma anche per cercare di cogliere tutti quegli elementi che in qualche modo sono positivi e utili al nostro territorio.
17 - Università di Nuoro
Credo che siano note a tutti le oggettive difficoltà che attraversano i corsi di laurea gemmati dell'università di Sassari in Scienze Ambientali e in Scienze Forestali. Il problema visto dall' interno appare forse molto più chiaro di quanto non lo sia per i non addetti ai lavori. Lo Stato sembra del tutto insensibile al problema fondamentale di assicurare un corpo docente in ruolo effettivo. È la Regione sarda che supplisce con fondi propri alla carenza dello Stato, sino a quando non è facile prevedere.
L'istituzione di un parco nazionale darebbe una forza enorme alla e una forte motivazione al mantenimento dei corsi di laurea, indirizzati fondamentalmente alla tutela e alla gestione ambientale, a Nuoro.
18 - Europa
L'università collegata in modo stretto al parco potrebbe essere uno dei luoghi principali di riferimento con il resto dell'Europa, favorendo gli scambi culturali di giovani di altre nazionalità e altre realtà economiche e sociali.
19 - Momento storico
Dopo la firma dell'intesa Stato-Regione, qualcuno ha parlato di momento storico per il Nuorese. Penso che non sia esagerato porre la questione in questi termini. Non certo per piaggeria verso coloro che hanno colto per primi questa sensazione. Tuttavia credo che il discorso debba andare oltre; e cioè verificare se Regione, Provincia, amministrazioni locali nei loro rappresentanti sapranno coglierne appieno il significato, e avere il coraggio e la forza di confrontarsi con i problemi posti da un parco nazionale. Questo stimola a porsi in termini attivi, da protagonisti per fare le cose, ed essere in grado di sfruttare tutte le opportunità che sono adombrate in un parco nazionale, per dare nuove occasioni di lavoro a chi frequenta un istituto tecnico, a chi frequenta una scuola alberghiera, a chi frequenta il corso di laurea in scienze forestali e ambientali.
Il tentativo, da parte di alcuni, di frazionare quello che potrebbe essere uno dei parchi nazionali più importanti e prestigiosi d'Europa, per risolverlo in una miriade di parchi comunali o intercomunali, se da un lato afferma positivamente l'esigenza di voler e poter contare sul proprio territorio, dall' altro sembra nascondere anche la paura di un confronto con l'esterno. Paura che richiama chiusure oggi anacronistiche di fronte ad una realtà politica e sociale fortemente dinamica e competitiva. Il rischio è di restare sempre più indietro a meno che non si trovi lo strumento idoneo per contrastare questa tendenza. Ho l'impressione che i vuoti lasciati da noi in questo campo potranno essere riempiti, così come sono stati riempiti lungo le coste, sempre più espropriate, sempre più, per molti versi, precluse ai sardi.
Non vorrei che le azioni di coloro che dicono di voler combattere una supposta colonizzazione si risolva con l'apertura di vasti squarci alla speculazione dei potentati economici esterni alla Sardegna anche nelle aree interne del Gennargentu o più semplicemente col favorire le agenzie turistiche, che direttamente da Milano, da Roma o dall' estero offrono "pacchetti tutto compreso parco del Gennargentu".
Infine mi sia consentito dire che anche se dovesse venire a cadere l'istituzione del parco nazionale resta pur sempre agli enti territoriali, ed alla società civile del Nuorese, il compito di salvaguardare il territorio e le risorse ambientali. Il comune di aliena non può più lasciare in balia dei vandali Tiscali o il tempietto di Serra' e sos Carros; il comune di Orgosolo non può continuare a ignorare che la foresta di Montes è una risorsa ambientale unica nel Mediterraneo; il comune di Gairo non può non valorizzare opportunamente Perda Liana; il comune di Fonni non può lasciare il Bruncu Spina in balia delle sterrate; i grandi alberi, veri monumenti naturali tra i più significativi del bacino Mediterraneo, in balia di chiunque. Con quali risorse e con quale visione complessiva, i fautori dei parchi comunali e intercomunali dovranno pur sempre chiarire; spiegandoci anche come ciò possa essere portato avanti senza un progetto che abbia una valenza adeguata all'importanza del problema. E spiegandoci anche per quale arcana ragione la Regione sarda e la Provincia di Nuoro dovrebbe predisporre un progetto che vada contro gli interessi delle comunità locali.