La "morale" dell'invidia
1) "L'elemento decisivo per l'origine del capitalismo non è il raccogliersi di grandi ricchezze tra le mani di pochi, ma quel fondo di forze morali che trovano nella responsabilità dell'imprenditore la loro più alta forma economica. Le forze morali sono il prodotto di una lunga educazione e formano nel popolo la base del sistema contrattuale, sul quale si innalza l'attività dell' imprenditore" (F. Keller). Se nella nostra società barbaricina manca la figura del "borghese", nel senso nobile della parola, non è solo una questione di soldi. Siamo deficitari di una cultura e di un' educazione. L'egalitarismo resistenziale ha funzionato in contesti diversi da quello attuale ma si rivela incapace di affrontare l'oggi con alternative adeguate e non utopiche. Un errore frequente (da noi e soprattutto all'esterno) è quello di credere che questo egalitarismo resistenziale o residuale si accordi con il comunismo. Una cosa è dire, nella nostra cultura, "non happo meres", altra cosa è dire "semus tottus a cumone". Che piaccia o meno, in Barbagia latita lo spirito imprenditoriale (se si preferisce, "capitalistico"). Una cosa è l'idea del guadagno senza freno alcuno, molto presente in alcuni settori della nostra società, ma altra cosa è lo spirito dell' impresa che non riscuote molte simpatie. Ognuno di noi vive come soggetto-oggetto di un meccanismo infernale che è quello de "s'imbija" (dell'invidia). Un meccanismo che ci porta non a competere ad armi pari ma a stroncare le gambe del presunto avversario. Abbiamo cosi esempi stucchevoli di linciaggio non solo verbale ma anche fisico spacciati come regola. Si arriva al punto di gioire delle disgrazie altrui; e questo è davvero amaro per ogni persona che abbia il più elementare senso della propria dignità. Anche il capitalismo conosce le sue invidie e le sue guerre tribali ma da noi si conoscono le seconde senza i benefici della società capitalistica. Le "forze morali" di cui parla Keller sono magari difficili da definire ma sono facili da raffigurare: ci manca il principio per cui la gara dei cento metri piani si vince perché corri più veloce di me. Cultura diffusa in Barbagia è invece che vinco io perché ho azzoppato te.
Barbagia: una storia di rapina
2) Non sia offesa per nessuno e non si faccia una traduzione personalistica di una considerazione generale. L'accumulazione capitalistica in Barbagia è una storia di rapina. Non approvo, certo, ma anche da altre parti si è ripetuta la stessa storia con esiti però diversi. Altri paesi e nazioni sono diventati "capitalistici" con i bucanieri, i corsari, i pirati e gli avventurieri. Ma hanno investito il denaro in imprese, in servizi, in opere sociali. Da noi l'economia di corsa, i bucanieri, hanno prodotto solo accumulazioni parassitarie. Succedeva cosi nei secoli scorsi quando i rap- presentanti stanziali del governo spagnolo erano preoccupati so lo di incrementare i propri averi senza costruire serie intraprese economiche. È accaduto cosi sotto i Savoia, con una classe dirigente di puttanieri interessati solo al controllo dei flussi finanziari che arrivavano nell'isola, (gli austriaci, tanto deprecati, nel Lombardo- Veneto, hanno creato le basi di quel benessere che ancora oggi perdura e prospera). Accade cosi ancora oggi con i partiti impegnati a captare i trasferimenti statali invece che di elaborare seri programmi di sviluppo.
La borghesia barbaricina si è creata in gran parte tramite l'abigeato, l'abuso di ufficio e le connessioni con un potere politico imbelle e massone, (non è una con siderazione estemporanea, si vada a guardare la genesi del- l'amministrazione Savoia in Sardegna). Ènata cioè come borghesia di rapina, di corsa, strutturalmente parassitaria nel senso che ha bisogno, come dell' ossigeno, di controllare i circuiti dei finanziamenti pubblici. Una borghesia che da sola non sa dove mettere i piedi e chiede continuamente l'ombrello protettivo della Regione e dello Stato. Illusione grave di tutti i partiti (compresi, e non di meno, quelli della sinistra) è quella di trasformare in "illuminata" una borghesia che èsolo parassitaria, nel senso che è disponibile al miglior offerente, giocando a chi concede ad essa maggiori favori. Un tempo almeno avevamo a che fare con partiti popolari che hanno favorito una promozione sociale di classi deboli. Oggi ci ritroviamo con forze politiche che sono ostaggio di lobby. Peggio ancora: con partiti che sono in molti casi dei soggetti economici. Negli anni '60 era di moda nella DC dire che "chi fa politica non deve fare affari". Non mi pare che in quel partito si sia sempre rispettata quella regola e che le forze politiche della sinistra siano oggi più coerenti.
Un' accumulazione capitalistica di rapina produce altre rapine.
Sequestri e corsari
3) Il sequestro di persona è una di queste rapine. Rapine pre-capitalistiche, nel senso che non creano impresa spendi bile poi sul mercato. Accumulare soldi non vuoI dire diventare imprenditori.
Dalla Procura distrettuale Antimafia sentiamo spesso la solfa che i soldi dei riscatti vengono poi investiti nel traffico di droga. Quando avremo un solo riscontro, uno solo, di questa tesi, diremo che l'accumulazione di rapina ha fatto il salto per confrontarsi sul mercato (seppure illecito). La Mafia e la Camorra questo salto lo hanno fatto da tempo: controllano infatti industrie e centri nevralgici dell' economia. Ciò è stato possibile perché c'è una regia centralizzata che decide sul come investire i proventi illeciti. In Barbagia, a sequestro concluso, si spartiscono i soldi e ogni componente della banda è libero di fame ciò che vuole.
L'Inghilterra, con i corsari, si è fatta ricca, la Barbagia con i sequestri si impoverisce. La differenza non stà nel fatto che Francis Drake assaltava gente che non era suo connazionale. Anche questo, certo. Ma soprattutto perché quei proventi illeciti venivano poi investiti in imprese economicamente valide, capaci di concorrere sul mercato. Da noi si tagliano le gambe agli imprenditori esistenti (quasi mai a chi ha una rendita puramente finanziaria) ma non si crea imprenditoria nuova. Si alimenta il circuito del denaro ma non certo dello spirito capitalistico. Nel migliore dei casi quei soldi sporchi vanno a finire in case, terre e pubblici esercizi; cioè dentro un' economia di sussistenza, seppure monetarizzata.
Sequestri e classe dirigente
4) Come fenomeno pre-capitalistico, il sequestro di persona è avidità di denaro. Come del resto lo è gran parte dell' economia isolana. Grazie anche ad una classe dirigente che ha pensato di inseguire il consenso elargendo soldi e non garantendo servizi. Il denaro finisce così non per sostenere i facitori di opere e progetti ma nei mille rivoli dell'as- sistenza. Si disperde a favore "de chie si morit in sa chisina" anziché essere destinato ad interventi strutturali. Il sequestro di persona non è la causa principale del nostro sottosviluppo ma sicuramente ne è un indicatore eloquente. Tanto più pernicioso in quanto colpisce settori produttivi, quei pochi imprenditori operanti nel territorio.
La via barbaricina all'edonismo
5) Viviamo in una zona dove non si produce ma si consuma, dove cioè sono arrivati i modelli e i comportamenti della mentalità edonistica senza che per questo vi sia un tessuto economico capace di sorreggerla. Il divario tra quello che si consuma (e si vorrebbe consumare) e ciò che si possiede aumenta sempre più. Il sequestro di persona, i furti e le rapine sono un tentativo di riempire questo divario agendo sul piano dell'illecito. È prevedibile che più aumenta l'incantesimo esercitato dal circuito dei consumi e più aumenteranno i fatti delittuosi miranti a tenere il passo con chi è in condizioni di appagare i suoi disegni.
La via di uscita non è certo quella di comprimere i consumi. Si può invece intervenire sul sistema del risparmio, in- centivandolo in investimenti produttivi. Il discorso è molto lungo e mi limito solo ad accennarlo. Mi interessa semplice- mente far capire che combattere i sequestri sul puro piano giudiziario è perdente. Ma è anche sterile riproporre rimpianti dei tempi che furono senza che si colga lo scontro in atto tra conservazione ed innovazione. Ci sono più modi per essere conservatori di quanti ve ne siano per diventare innovatori. Da noi prevalgono i primi seppure siamo una colonia interna del sistema economico nazionale e tutto inviti dunque ad adottare l'altra mentalità.
Rimbocchiamoci le maniche.