“Dal
Vangelo secondo Abele”
In
quel tempo il Messia chiamò a raccolta i suoi discepoli nel boschetto fidapa e
chiese loro di fermarsi perché aveva cose assai gravi da comunicargli.
Arrivarono
tutti a piedi, con le scarpette Adidas, invecchiate a bella posta per ostentarne
un uso mai fatto e si riunirono intorno al Maestro per ascoltare le sue parole.
Anche lui aveva scarpette Adidas ed erano le più vecchie fra tutte.
<<Figli
miei – disse il Messia – oggi è un giorno importante per tutti noi, intanto
perché ricorre il mio onomastico e poi perché tra breve si rinnoverà il
Consiglio e come ho già fatto una volta intendo scacciare i falsi consiglieri
dal tempio…>>
<<Ma
esattamente a chi si riferisce? – bisbigliò Pietro all’orecchio di un altro
discepolo – non sarà per caso… a no, per quello lì non sono d’accordo,
proprio ieri mi ha promesso di far entrare mio cognato nella IV Legione dei
Centurioni di Sardegna ergo gli dovrò un favore…>>
In
quel mentre il Maestro sollevò una mano e guardò Pietro con occhi di fiamma,
uno sguardo di destra, quindi lo apostrofò con veemenza: <<Tu, Pietro,
figlio di Calpurnia e Clodoveo, oltrechè di Tauronte, Palatino, Sodomeo,
Esterzilio e Trapaneo, perché ti lasci indurre in tentazione dalle promesse dei
falsi profeti? Io che sono il padre di tutti voi…>>
<<
Un altro…>> bisbigliò Pietro, visibilmente scosso.
<<…e
vi ho accolto nella mia Casa, lasciandovi piena libertà di adorarmi e
adularmi…>>
<<Ma,
Signore – interruppe Pietro – lo so che nella tua Casa della Libertà ognuno
di noi avrà il giusto riconoscimento, però…insomma, quello è un bravo
comiziante, disinteressato, affettuoso, figurati che mi ha anche baciato sulla
guancia…>>
<<Pietro,
figlio di Clodovea e di Sisifo, oltrechè di Massinissa, Ceorconte, Centauro,
Piroscafo e Rampogno, ascolta le mie parole e dai retta a chi ne sa più di te.
Colui che citi ha forse il cuore
sgombro o, se mi passi la battuta, un cuore sardina?…>> I discepoli
risero di gusto a quella facezia marinara, pensando che il loro leader era di
sicuro più spiritoso del cattivo Sorus. Inoltre, appena fosse entrato nel
Tempio, avrebbe compiuto tutti i miracoli che aveva promesso, sia generici che
personali, portando sollievo a tutta la popolazione e sopratutto la Torres in
serie B.
<<Tu
dici affettuoso… - seguitò – ma sei a conoscenza del corso di aggiornamento
professionale “Mille modi di baciare” che Giuda ha organizzato il mese
scorso? Sai chi era il docente?...>>
La
domanda era chiaramente retorica e Pietro capì finalmente di essere nel torto e
che, probabilmente, suo cognato sarebbe rimasto disoccupato.
<<…Pertanto
Pietro, figlio di Bokassa e di Caucasico oltrechè di Sferoideo, Mitridate,
Metronotte, Cassiopeo e Miscellaneo, taci e non disturbare gli altri
discepoli>>.
<<
Bene, Signore, d’ora innanzi cancellerò il suo nome dalla mia memoria e
l’unico nome che pronuncerò sarà il tuo…>>
<<Eppure
– concluse il Messia - tu, Pietro,figlio di Gioia e di Tauro oltrechè di
Scarabeo, Calcagno, Glucosio e Lisistrato prima che Mino Reitano canti tre
volte, rinnegherai il mio nome…>>.
Al
che, Pietro protestò vivamente, ma il Signore lo zittì anche perché gli aveva
fatto perdere il filo del discorso e gli altri discepoli nel frattempo si erano
addormentati.
Allora
li svegliò con un gavettone d’acqua e racconto loro l’ultima parabola.
<<Spettabile
pubblico - iniziò con intonazione da piazzista, giusto per fare una cosa
diversa – colgo l’occasione
gentilmente offertami dal vostro esimio collega Pietro, figlio di
Callifuga e Sesterzo, oltrechè di Pompilio, Gracco, Mascarpone e Soprappeso,
per raccontarvi la parabola n.416/Bis – 64, pubblicata sul BURAS del mese
scorso, che spero vi faccia riflettere più che se vi guardaste allo
specchio…>>. Se mai ce n’era bisogno, anche in quella circostanza i
discepoli si resero conto di quanto spiritoso fosse il Maestro e di come fosse
giusto riporre su di lui tutta la fiducia e la fede per un futuro migliore.
<<Signore
– intervenne Giovanni lacrimando per il divertimento – le tue sagge parole
condite da facezie rallegrano i nostri cuori e ti rendono simile al tuo amato
padre putativo, Silvius…>> In quel mentre un lampo squarciò le nubi e
Silvius fatto uomo apparve su un grande cono gelato fiammeggiante, le braccia
spalancate e i lunghi capelli biondi raccolti in tante sottili trecce rasta che
gl’incorniciavano le soavi fattezze. <<Ascoltate la voce del mio
figliolo prediletto – tuonò con voce argentina - cercate tanti consensi e
fate molti discepoli, e quando sarete alla mia destra (perché come saprete io
non ho la sinistra ma solo la destra…) - e a quella battuta ridacchiò
sommessamente così come tutti i discepoli lì presenti che pensarono che il
figlio era proprio come il padre e viceversa – …allora ognuno di voi dovrà
rendere conto del proprio impegno – la voce si trasformò in tuono - e se
quello sarà stato manchevole… si spalancheranno le porte
dell’anticapitalismo e la sinistra aprirà le fauci delle tenebre per
inghiottirvi…ma ora cari discepoli, voglio darvi la prima bella notizia della
serata: la nostra esperta d’istruzione, l’amata Letizia, dopo consultazioni
universali e un’analisi sull’Apocalisse, ha stabilito che tutti voi esseri
umani non discendete dalle scimmie ma da una delle mie svariate
costole…>>
<<Ma
allora sei tu che discendi da una scimmia…>> obiettò Giuliano, il
discepolo più antipatico della combriccola.
<<Come
ti verranno in mente…>> considerò Silvius sbucciando una banana
<<E
che a guardarti bene…>> rilevò Giuliano con timidezza.
<<E
come la mettiamo col peccato d’abuso?>> intervenne, cambiando argomento,
un altro discepolo che faceva l’imprenditore edile in costa e che scalpitava
da un po’ per porre quella domanda.
<<La
seconda buona notizia… – chiosò Silvius togliendosi l’aureola per far
prendere aria alle orecchie e per sventagliarsi le ascelle
– da circa due mesi è stato deciso che l’abuso non è più un
peccato…io stesso, ehm.., vedete ho dovuto allargare la grottarella…>>
Nel
boschetto di udì un sommesso mormorio e qualche fischio.
<<…ma
solo per farci stare comodi il bue e l’asinello… - precisò Silvius – e
sapete che non dico bugie…>>. La simpatia di quella battuta fece
letteralmente accapponare la pelle ai discepoli e le loro risa si udirono sino
in Cisgiordania. Le Scritture riportano che alcuni di loro morirono per il gran
ridere, altri rimasero gravemente menomati agli arti inferiori a causa delle
vigorose pacche sulle cosce e altri ancora non riuscirono mai più a fermare le
irrefrenabili risa, neppure ai pasti.
<<Avevamo
sentito parlare di un approdo per una galea da 64 remi…>> intervenne
Giuliano, con la voce rotta dallo sghignazzo .
<<Senti
Giuliano – disse Silvius fissandolo con occhi di brace – non è vero che vi
ho generato tutti da una costola, uno di voi l’ho generato con un’altra
parte del corpo…>>
L’ilarità
collettiva raggiunse allora livelli parossistici e Silvius, per non rischiare
una carneficina, sparì in una nuvola di deodorante per le ascelle .
<<Ringrazio
mio padre putativo per il simpatico contributo – riprese il Mestro – ma è
mai possibile che oggi non riesca a concludere un ragionamento senza essere
interrotto? Se succede un’altra volta me ne vado e non mi vedrete mai più…>>.
Sentendo quelle parole Efisio, un discepolo molto malato che prendeva un
sussidio d’invalidità, prese a sfregarsi le mani e a sorridere furbescamente.
Ma il Messia gli si avvicinò e poggiandogli una mano sulla fronte lo guarì
all’istante, facendogli perdere il sussidio. Poi riprese il verbo.
<<…la
parabola, dicevo, è questa: c’era un pastore che aveva una grande famiglia
che insieme a lui governava una grande azienda. Era una famiglia un pò
turbolenta per la verità, perché c’era chi la voleva cruda e chi cotta: una
nuora voleva mettere il proprio genitore a capo del caseificio, un genero
pretendeva di comandare sui servi pastori, un figlio vantava diritti sui granai,
ecc., nessuno comunque che volesse lavorare sul serio. Complessivamente le cose
procedevano, praticamente solo per inerzia, ma il pastore si accontentava. Finchè
un brutto giorno uno dei familiari pensò di fargli le scarpe, o meglio, i
sandali, e sostituirsi a lui. Il pastore, accortosi di ciò, decise di punirlo
ma il familiare scappò via e non si fece più trovare. Cercò lavoro, si fa per
dire, in altre aziende, ma siccome voleva incarichi importanti tutti ce lo
mandavano a quel paese finchè non decise di tornare a casa. <<Accogliamo
come merita il figliol prodigo – disse il pastore – portate il vitello
grasso che lo facciamo impanato>>. Ma il vitello che aveva già letto
questa parabola in continente e sapeva tutto, non si fece trovare, così
prepararono uno spuntino vegetariano e qualche pizza. Tutti mangiarono e fecero
festa ma il pastore non diede al familiare neppure una foglia di lattuga, in
compenso lo prese a calci in culo per tutta la giornata sinchè quello andò via
definitivamente e fondò una sua azienda con sedici dirigenti e un servo
pastore. La morale di questa parabola è alla portata di tutti, perciò è
inutile che aggiunga altro.>>
Mentre
i discepoli riflettevano sulle parole del Maestro ed alcuni per riflesso si
toccavano il fondoschiena, si udì un rumore di soldataglia che avanzava.
<<Vengono…
– disse il Maestro – queste sono le truppe di Cogodius, le riconosco dai
bagliori rossastri. Voi, però, potete stare tranquilli,
tuttalpiù vi demoliscono la casa. E’ me che cercano>>.
E
i soldati infine giunsero preceduti da Giuda iscariota, uno dei più leali
discepoli della Casa del Maestro. Costui gli si avvicinò e mormorandogli
all’orecchio <<Signore, è
tutto a posto, si tratta di un’esercitazione del mio corso…>> gli
diede un bacio sulla guancia.
Immediatamente
gli sgherri, individuato il Messia, lo trascinarono per condurlo in città.
Camminarono a lungo e quando il Maestro pretese un carro a buoi, invocando la
continuità territoriale di cui lui stesso era stato artefice con un miracolo
speciale, Meridianus, il capo manipolo, rispose che i prezzi erano ancora alti e
che il miracolo si era rivelato un bluff, e
gli diede una frustata.
Infine
giunsero alla meta e portarono il Messia al cospetto di Cogodius e degli altri
sacerdoti.
<<Tu
saresti il predestinato?… - lo schernì Cogodius, mentre la marmaglia
comunista intorno vociava e percuoteva il Maestro con martelli e falci – tu
vorresti governare il nostro Tempio? Se è così allora dimostralo: facci un bel
miracolo. Fai crollare le case abusive lungo la costa… trasforma il polo
industriale in qualcosa di produttivo… porta il metano… - la voce divenne
melliflua – riduci le indennità dei Consiglieri del Tempio…>> La
folla feroce rideva e derideva il Maestro, tutti sapevano che nessun essere di
questa terra avrebbe potuto ridurre le indennità, quindi urlavano e sbraitavano
<<basta con i Consiglieri che si fanno solo i cazzi loro…facciamo
pulizia…>> e altre bestemmie simili.
Il
Signore ripeteva sottovoce: <<Silvius perdonali se puoi, soprattutto perché
sanno bene quel che fanno…>>. Poi rivolgendosi a Cogodius e ai suoi
accoliti: <<Il mio Tempio non è di questa terra… – e raccolse una
manciata di polvere spargendola all’intorno – questa è argilla, un tipo di
caolino che non serve a niente, preferisco il cemento armato e il
blocchetto…>>.
<<Blasfemo…
bestemmiatore… - urlarono tutti, con i visi contratti dall’odio comunista
– fategli bere l’acqua degli acquedotti che stanno a valle del Cedrino…
fategli respirare l’aria di Ottana… mandatelo a vivere in una famiglia di
disoccupati…>>. E spinti da un odio accanito e incontenibile, invocarono
queste ed altre terribili efferatezze cui sottoporre il Messia. Ma Cogodius li
zittì e decise di consegnarlo al giudizio della massima autorità del momento:
Elettorius.
Elettorius
era un uomo ragionevole e si riteneva giusto soprattutto quando sbagliava, in quei momenti prendeva le decisioni
migliori.
<<Quest’uomo
non ha fatto nulla – disse accorato – perché mai debbo condannarlo se non
ha fatto nulla?>>.
<<Ma
come, non ho fatto nulla… - obiettò il Messia – e la forza dei fatti?… è
il mio slogan preferito…>>.
<<Allora
che sia il popolo a decidere – concluse Elettorius. Quindi si rivolse alla
folla – Voi sapete che nelle segrete è detenuto il padre di quest’uomo, è
accusato di concussione anche se molti l’hanno dimenticato, ma oggi, per
festeggiare la posa della prima pietra della superstrada Nuoro-Olbia, voglio
ridare la libertà a un condannato, pertanto chi volete libero: il Messia o il
padre del Messia?>>
<<Elettorius,
se li tieni in galera entrambi in cambio ci facciamo crocefiggere noi…>>
urlò Cogodius indicando se stesso
e la folla che lo circondava.
Ma
Elettorius fu irremovibile e alla fine fu il padre ad essere rimesso in libertà.
<<Almeno
che il Messia sia martirizzato>> urlò Cogodius.
<<E
che diavolo, oh pardon… - disse Elettorius – ma è possibile che tu sia
sempre così esagerato… comunque visto che lo volete voi, io me ne lavo le
mani. Che il Messia sia condannato al supplizio: gli si metta ai piedi un paio
di Adidas nuove e che cammini sino a consumarle>>.
Così
fu fatto e il Maestro iniziò la tormentosa maratona insieme a due malviventi:
il responsabile dell’installazione dei parchi eolici in Sardegna e un tale,
fine linguista, accusato di essere un voltagabbana.
A
tutti e tre fu caricato sulle spalle un ignobile fardello: un sacco pieno di
mattoni su ognuno dei quali c’era stampato il nome Sorus.
Secondo
le sacre scritture il martirio si concluse il 12 giugno, giorno in cui il Messia
volò ad Arcore per resuscitare in altre spoglie e il Tempio fu occupato da
sacrileghi che ci rimasero per un bel pò.