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Dal Vangelo secondo Abele
 

In quel tempo il Messia chiamò a raccolta i suoi discepoli nel boschetto fidapa e chiese loro di fermarsi perché aveva cose assai gravi da comunicargli.

Arrivarono tutti a piedi, con le scarpette Adidas, invecchiate a bella posta per ostentarne un uso mai fatto e si riunirono intorno al Maestro per ascoltare le sue parole. Anche lui aveva scarpette Adidas ed erano le più vecchie fra tutte.

<>

<>

In quel mentre il Maestro sollevò una mano e guardò Pietro con occhi di fiamma, uno sguardo di destra, quindi lo apostrofò con veemenza: <>

<< Un altro…>> bisbigliò Pietro, visibilmente scosso.   

<<…e vi ho accolto nella mia Casa, lasciandovi piena libertà di adorarmi e adularmi…>>

<>

<  il cuore sgombro o, se mi passi la battuta, un cuore sardina?…>> I discepoli risero di gusto a quella facezia marinara, pensando che il loro leader era di sicuro più spiritoso del cattivo Sorus. Inoltre, appena fosse entrato nel Tempio, avrebbe compiuto tutti i miracoli che aveva promesso, sia generici che personali, portando sollievo a tutta la popolazione e sopratutto la Torres in serie B.

<>

La domanda era chiaramente retorica e Pietro capì finalmente di essere nel torto e che, probabilmente, suo cognato sarebbe rimasto disoccupato.  

<<…Pertanto Pietro, figlio di Bokassa e di Caucasico oltrechè di Sferoideo, Mitridate, Metronotte, Cassiopeo e Miscellaneo, taci e non disturbare gli altri discepoli>>.

<< Bene, Signore, d’ora innanzi cancellerò il suo nome dalla mia memoria e l’unico nome che pronuncerò sarà il tuo…>>

<>.

Al che, Pietro protestò vivamente, ma il Signore lo zittì anche perché gli aveva fatto perdere il filo del discorso e gli altri discepoli nel frattempo si erano addormentati.

Allora li svegliò con un gavettone d’acqua e racconto loro l’ultima parabola.

<  – colgo l’occasione  gentilmente offertami dal vostro esimio collega Pietro, figlio di Callifuga e Sesterzo, oltrechè di Pompilio, Gracco, Mascarpone e Soprappeso, per raccontarvi la parabola n.416/Bis – 64, pubblicata sul BURAS del mese scorso, che spero vi faccia riflettere più che se vi guardaste allo specchio…>>. Se mai ce n’era bisogno, anche in quella circostanza i discepoli si resero conto di quanto spiritoso fosse il Maestro e di come fosse giusto riporre su di lui tutta la fiducia e la fede per un futuro migliore.

<> In quel mentre un lampo squarciò le nubi e Silvius fatto uomo apparve su un grande cono gelato fiammeggiante, le braccia spalancate e i lunghi capelli biondi raccolti in tante sottili trecce rasta che gl’incorniciavano le soavi fattezze. <>

<> obiettò Giuliano, il discepolo più antipatico della combriccola.

<> considerò Silvius sbucciando una banana

<> rilevò Giuliano con timidezza.

<> intervenne, cambiando argomento, un altro discepolo che faceva l’imprenditore edile in costa e che scalpitava da un po’ per porre quella domanda.

<  – da circa due mesi è stato deciso che l’abuso non è più un peccato…io stesso, ehm.., vedete ho dovuto allargare la grottarella…>>

Nel boschetto di udì un sommesso mormorio e qualche fischio.

<<…ma solo per farci stare comodi il bue e l’asinello… - precisò Silvius – e sapete che non dico bugie…>>. La simpatia di quella battuta fece letteralmente accapponare la pelle ai discepoli e le loro risa si udirono sino in Cisgiordania. Le Scritture riportano che alcuni di loro morirono per il gran ridere, altri rimasero gravemente menomati agli arti inferiori a causa delle vigorose pacche sulle cosce e altri ancora non riuscirono mai più a fermare le irrefrenabili risa, neppure ai pasti.

<> intervenne Giuliano, con la voce rotta dallo sghignazzo .

<>

L’ilarità collettiva raggiunse allora livelli parossistici e Silvius, per non rischiare una carneficina, sparì in una nuvola di deodorante per le ascelle .

<>. Sentendo quelle parole Efisio, un discepolo molto malato che prendeva un sussidio d’invalidità, prese a sfregarsi le mani e a sorridere furbescamente. Ma il Messia gli si avvicinò e poggiandogli una mano sulla fronte lo guarì all’istante, facendogli perdere il sussidio. Poi riprese il verbo.

<<…la parabola, dicevo, è questa: c’era un pastore che aveva una grande famiglia che insieme a lui governava una grande azienda. Era una famiglia un pò turbolenta per la verità, perché c’era chi la voleva cruda e chi cotta: una nuora voleva mettere il proprio genitore a capo del caseificio, un genero pretendeva di comandare sui servi pastori, un figlio vantava diritti sui granai, ecc., nessuno comunque che volesse lavorare sul serio. Complessivamente le cose procedevano, praticamente solo per inerzia, ma il pastore si accontentava. Finchè un brutto giorno uno dei familiari pensò di fargli le scarpe, o meglio, i sandali, e sostituirsi a lui. Il pastore, accortosi di ciò, decise di punirlo ma il familiare scappò via e non si fece più trovare. Cercò lavoro, si fa per dire, in altre aziende, ma siccome voleva incarichi importanti tutti ce lo mandavano a quel paese finchè non decise di tornare a casa. <>. Ma il vitello che aveva già letto questa parabola in continente e sapeva tutto, non si fece trovare, così prepararono uno spuntino vegetariano e qualche pizza. Tutti mangiarono e fecero festa ma il pastore non diede al familiare neppure una foglia di lattuga, in compenso lo prese a calci in culo per tutta la giornata sinchè quello andò via definitivamente e fondò una sua azienda con sedici dirigenti e un servo pastore. La morale di questa parabola è alla portata di tutti, perciò è inutile che aggiunga altro.>>

Mentre i discepoli riflettevano sulle parole del Maestro ed alcuni per riflesso si toccavano il fondoschiena, si udì un rumore di soldataglia che avanzava.

<  tuttalpiù vi demoliscono la casa. E’ me che cercano>>.               

E i soldati infine giunsero preceduti da Giuda iscariota, uno dei più leali discepoli della Casa del Maestro. Costui gli si avvicinò e mormorandogli all’orecchio  <> gli diede un bacio sulla guancia.

Immediatamente gli sgherri, individuato il Messia, lo trascinarono per condurlo in città. Camminarono a lungo e quando il Maestro pretese un carro a buoi, invocando la continuità territoriale di cui lui stesso era stato artefice con un miracolo speciale, Meridianus, il capo manipolo, rispose che i prezzi erano ancora alti e che il miracolo si era rivelato un bluff,  e gli diede una frustata.  

Infine giunsero alla meta e portarono il Messia al cospetto di Cogodius e degli altri sacerdoti.

<> La folla feroce rideva e derideva il Maestro, tutti sapevano che nessun essere di questa terra avrebbe potuto ridurre le indennità, quindi urlavano e sbraitavano <> e altre bestemmie simili.

Il Signore ripeteva sottovoce: <>. Poi rivolgendosi a Cogodius e ai suoi accoliti: <>.

<>. E spinti da un odio accanito e incontenibile, invocarono queste ed altre terribili efferatezze cui sottoporre il Messia. Ma Cogodius li zittì e decise di consegnarlo al giudizio della massima autorità del momento: Elettorius.

Elettorius era un uomo ragionevole e si riteneva giusto soprattutto  quando sbagliava, in quei momenti prendeva le decisioni migliori.

<>.

<>.

<>

<> urlò Cogodius  indicando se stesso e la folla che lo circondava.

Ma Elettorius fu irremovibile e alla fine fu il padre ad essere rimesso in libertà.

<> urlò Cogodius.

<>.

Così fu fatto e il Maestro iniziò la tormentosa maratona insieme a due malviventi: il responsabile dell’installazione dei parchi eolici in Sardegna e un tale, fine linguista, accusato di essere un voltagabbana.

A tutti e tre fu caricato sulle spalle un ignobile fardello: un sacco pieno di mattoni su ognuno dei quali c’era stampato il nome Sorus.

Secondo le sacre scritture il martirio si concluse il 12 giugno, giorno in cui il Messia volò ad Arcore per resuscitare in altre spoglie e il Tempio fu occupato da sacrileghi che ci rimasero per un bel pò.

NUMERO /02
Anno 2004, n. 02
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