Spazionif - Galleria per Immagini Articolo 21 snc Jacopo

BENVENUTI nella versione digitale di NUORO OGGI, periodico on-line di politica, informazione, attualità, satira, cultura, varie ed eventuali
Inviateci i vostri articoli, le vostre immagini (disegni, foto), le vostre proposte e le vostre denunce. Potrete ritrovarli direttamente on-line!

Chi siamo Archivio Storico Vignette Foto Contattaci

HOME
Quale libertà e benessere per il Popolo Iracheno
 
Nuova pagina 1

A questo punto, resta solo da chiedersi il perché.

Perché, oggi, in questa fase così cruciale e drammatica della guerra in Iraq, è scoppiato il bubbone delle torture? Perché quello che, con evidenza, tutti sapevano e alcuni denunciavano da mesi se non da anni, americani, inglesi, italiani, Croce rossa, Amnesty international e chi più ne ha più ne metta, è balzato alla ribalta in maniera così dirompente? Perché l'orrore di pratiche consolidate e gestite dall'alto, generalizzate e programmate dagli strateghi della "lotta al terrorismo", trova solo ora tanto risalto sui media di tutto il mondo? Sono queste le domande che i bravi democratici di tutti i colori, colpiti brutalmente allo stomaco da questa tragica esposizione delle nudità del re, devono cominciare a porsi. E nessuno creda di convincerci, come ci ripetono ossessionanti e insopportabili, i difensori d'ufficio della superiore civiltà occidentale, che lo "scandalo" è venuto alla luce per la buona coscienza di qualcuno e che una grande democrazia è tale proprio perché capace di denunciare, condannare ed "elaborare" le sue colpe e le sue infamie quasi fossero le scorie inevitabili di un fine ultimo nobile e generoso.
Poche storie! questa Grande Democrazia, spalleggiata da meschini e piagnucolanti alleati, non ha commesso un passo falso, non è stata tradita da alcune pecore nere gettate prontamente in pasto alla pubblica esecrazione, ma ha coscientemente pianificato, teorizzato e organizzato il sistema di vessazioni e torture venuto oggi alla luce, ha preso gli uomini e i metodi operanti nelle tragiche prigioni d'America e li ha trapiantati ovunque si rendesse necessario affogare nel terrore la capacità di resistenza delle genti cadute sotto il suo controllo militare. Oggi si parla di Abu Ghraib, ma ci siamo forse scordati di Kali Jangi, di Bagram, di Diego Garcia e... di Guantanamo?

Sappiamo e andiamo dicendo da tempo, che la guerra in Iraq, e non solo in Iraq, è al tempo stesso un gigantesco business economico e l'episodio di un più vasto disegno strategico volto a imporre l'egemonia statunitense a livello globale. Lasciando da parte le trite facezie sulla volontà di portare libertà e benessere al popolo iracheno, è chiaro che la posta in gioco è vitale: il rilancio dell'economia americana con la ricostruzione e gli stanziamenti all'industria bellica, il possesso di preziosissime fonti di energia non sufficientemente sfruttate, il controllo di vie di transito che non possono essere lasciate al "nemico", l'installazione di basi militari in zone sempre più strategiche, l'affermazione apodittica del diritto del più forte contro il cosiddetto diritto internazionale. In poche parole, gli Stati Uniti stanno giocando il loro futuro anche nei deserti mediorientali. E di questo l'establishment americano ne è perfettamente consapevole. Quindi non si possono fare errori.
La gestione dell'intervento in Iraq è un cumulo di errori, la disastrosa dimostrazione dell'inadeguatezza, a medio e lungo termine, della arrogante e aggressiva politica dei neoconservatori guidati da Cheney e Rumsfeld. Incapacità di controllare il territorio, deterioramento dei rapporti con le componenti inizialmente non ostili, progressivo sfaldamento della tenuta della coalizione, elevato numero delle perdite, prevedibile impossibilità delle imprese "ricostruttrici" di svolgere il loro lavoro. Davvero un bel pasticcio, e infatti, sul finire di aprile, è arrivato il primo segnale, con due fra le maggiori multinazionali chiamate a rimettere in piedi l'Iraq, Siemens e General Electric, che hanno abbandonato la partita. Ed esattamente due giorni dopo sono state tirate fuori dal cassetto, e hanno cominciato a girare, le prime foto delle torture di Abu Ghraib. Non credo che sia un caso.

Appare evidente, ormai, che in Iraq le cose non possono andare avanti così, e che si impone un cambio nella conduzione di tutta la campagna. Com'è facile immaginare, altre lobby e altre stanze del potere economico e militare, preoccupate per i loro interessi, hanno studiato strategie alternative a quelle della fallimentare gestione di Bush e accoliti. Il gioco si fa duro, siamo in guerra, e in guerra tutto è permesso: anche nelle guerre intestine. Ecco, dunque, portato su un piatto d'argento, lo "scandalo" capace, se non di scalzare l'attuale amministrazione, di condizionarne, almeno, il comportamento, imponendo un decisivo, e più "democratico", cambio di rotta. Un avvertimento pesante agli strateghi del Pentagono, apparentemente onnipotenti ma evidentemente sotto tutela e ricatto dei potentati economici, un avvertimento con il quale, costi quel che costi, si possano riprendere le fila di un progetto imperialistico, ancora unanimemente condiviso nei fini ma non più negli strumenti. E la pervicacia con la quale l'impresentabile Rumsfeld si aggrappa alla poltrona, accompagnata all'accorta regia con la quale sono centellinate le immagini della vergogna, la dicono lunga sulla durezza dello scontro.
Indubbiamente il prezzo pagato sull'altare dell'immagine è particolarmente salato, come salate saranno le cambiali che porteranno all'incasso amici e nemici fuori e dentro gli Stati Uniti. Ma non tutto il male viene per nuocere e gli effetti di questa sindrome esibizionista (come alcuni l'hanno acutamente definita) con la quale l'America ci mostra la propria perversa potenza, potranno avere, nel lungo periodo, ottime ricadute. Questa apparente catarsi collettiva, con la quale un intero paese crede di ricostruirsi una coscienza vergine, e celebra la propria presunta superiorità morale dimostrando al mondo di saper riconoscere e rimediare ai propri errori, non diventa altro, infatti, che il prodromo di nuovi conflitti. Conflitti, ancora una volta, giustificati e accettabili, perché, come si sa, l'America è una grande democrazia.

Massimo Ortalli









NUMERO /1
Anno 2004, n. 1
ALTRI ARTICOLI
E Mdf www.megachip Vecchia Nuoro

Si consiglia la visualizzazione ad una risoluzione di 1024 x 768 px -  © 2003-2008 Associazione Culturale Nuoro Oggi - Crediti
  • Ugg Negozi Italia
  • Stivali Ugg Costo
  • Ugg Online Scontati
  • Ugg Superga
  • Stivali Tipo Ugg
  • Ugg Italia Stivali
  • Stivali Ugg Milano
  • Ugg 50 Euro
  • Scarpe Ugg Offerte
  • Tipo Ugg
  • Woolrich Autunno Inverno 2014
  • Woolrich Per Bambini
  • Woolrich-outlet Recensioni
  • Woolrich Modelli 2013
  • Sito Woolrich
  • Woolrich Uomo 2014
  • Woolrich Woolen Mills
  • Giubbotti Tipo Woolrich
  • Parka Artic Woolrich
  • Woolrich Giacche Uomo
  • Online Hogan
  • Hogan Maschili
  • Scarpe Hogan In Offerta On Line
  • Offerte Scarpe Hogan Uomo
  • Stock Hogan
  • Hogan Bambino Outlet
  • Hogan Shop Online Saldi
  • Rebel Hogan Donna
  • Hogan Grigie
  • Hogan Route One