2. In una Città con aree compromesse (abusivismo, brutture edilizie, ?) quali sono le soluzioni ipotizzabili?
3. Al di là delle opposte posizioni preconcette (ambientalisti-edificatori), quali possono essere i limiti di edificabilità, tra insediamenti abitativi e strutture ricettive, ragionevolmente accettabili per un bene naturale (quale, ad esempio, l'Ortobene), tenendo conto anche del fatto che esistono numerose costruzioni abusive?
4. In che misura e in che modo uno strumento urbanistico può incidere sulla qualità della vita, e particolarmente sul substrato socio - culturale?
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Credo che perché un piano urbanistico tuteli e valorizzi i connotati identitari di un luogo, un piccolo paese o una grande città, serva suscitare con ogni mezzo il senso di adesione ai luoghi, perché si diffonda l'orgoglio di appartenenza e la comunità ristabilisca un rapporto con le cose che stanno in quel luogo.
Occorre fare capire che ogni città, proprio come ogni uomo, senza memoria di sé impazzisce: per questo soprattutto i caratteri della città consolidata, compresi quelli del primi 50 anni del Novecento vanno conservati, perché il piano corrisponda a questa esigenza collettiva è indispensabile che la comunità che abita Nuoro o qualsiasi altra città si faccia sentire nel dibattito attorno alle scelte del piano, perché non si sente solo la parola di chi ha interessi nella trasformazione di questo o di quel pezzo di terra.
Ho idea che anche a Nuoro sia necessario immaginare e volere una città e un territorio che non siano i prodotti del mercato e delle rendite. Per dare senso a luoghi nei quali le regole non siano né la espressione del più forte e neppure la applicazione semplicistica e burocratica di norme spesso molto distanti dalle attese.
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Se si guardano le carte delle nuove espansioni urbane, e quella di Nuoro con le sue misure non è molto diversa, si capisce subito che alla città pensata come spazio unitario, anche se non privo di grandi contraddizioni sociali oltre che formali, si sia aggiunta più di recente, un'altra modalità di occupazione degli spazi. Spesso quantitativamente rilevante, esito di processi di trasformazione legali e abusivi caratterizzati da un alto grado di frammentarietà e di discontinuità. Come quando nell'arte si passa dal segno narrante al segno astratto e cessano i riferimenti a ogni struttura formale di tipo narrativo e si interrompe l'uso di linguaggi descrittivi o didascalici, esemplari o metaforici.
Queste forme di città sono molto distanti dalla città che ci piace, molto diverse da quelle riconducibili a continuità/ordine/ simmetria/proporzione eccetera; ma dobbiamo tenerne conto perché sono il prodotto delle nostre aspirazioni (tra queste quella della casa isolata nel verde che emula le grandi ville suburbane dei telefilm americani e delle costesmeralde). E la soluzione ipotizzabile, per stare alla domanda, e di tenerne conto perché è impossibile fare finta che non ci siano.
Legare parti diverse della città, riscattare le brutture e metterle in relazione con il resto della città, significa ristabilire relazioni tra soggetti e cose perché l'emarginazione non sia istituzionalizzata. Occorre però, e mi rendo conto che questa è una strada difficile, lavorare perché non si legittimi la pretenziosità di aspirazioni verso modelli inammissibili (la casa in campagna dotata di tutti servizi urbani pagati dalla collettività).
Città consolidata e nuove espansioni sono aspetti della stesso problema: occorre agire contemporaneamente sui due termini per provare a dare risposte.
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Credo che il paesaggio extraurbano in un caso come Nuoro sia rilevante perché continuamente avvertito dai nuoresi. L'Ortobene non solo è una figura incombente ma è un grande valore ambientale, pari a quello di un indiscusso bene architettonico e simbolico come la chiesa delle Grazie, per fare un esempio,
È fuori dubbio che meriti la stessa tutela e interventi di riqualificazione paesistica.
Ho un rapporto discontinuo, intermittente con Nuoro, per molti versi letterario, cosa che mi consente una percezione diversa da chi la abita e la frequenta spesso. Questo mi porta a considerare Nuoro come un intreccio di cose viste e cose che non ci sono più o in parte vere in parte immaginarie ed è questo insieme che vorrei trovarci tutte le volte. Non so se queste suggestioni possano servire direttamente al progetto ma credo che possano influenzarlo
4 In una città più bella si vive meglio. E la bellezza è data dalla maggiore o minore forza della stratificazione, dalla accumulazione di segni del passato, da un rapporto coerente tra le parti, dalla qualità e dalla quantità di servizi, specie di quelli che sono a vantaggio dei soggetti più deboli.
Su questi aspetti un piano urbanistico incide in modo rilevante.
