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Ortobene, storia di un insuccesso
 
Quando si scrive del Monte Ortobene è doveroso ricordare l'incendio del 1971 che devastò l'areale posto di fronte alla città.
In un bell'articolo sulla Unione Sarda, Michele Tatti 30 anni dopo rivive quel proditorio attacco. 26 agosto 1971, Apocalisse al Monte ... Il 25 luglio bruciarono gli oliveti confinanti con la strada per Orosei e tutto il costone fino a Punta Pala Casteddu; il 2 e 3 agosto nuovo allarme nella zona di Sa 'e Muredda dove il fuoco raggiunse le campagne già desertificate il 25 luglio (25 ettari di pineta e 13 di macchia alta mista a leccio inceneriti); a Ferragosto le fiamme appiccate dai tornanti della strada per Siniscola nei versanti sottostanti le vallate di Farcana, arrivarono alla cresta rocciosa fra Punta Fumosa e Cuccuru Sinnurtui. ...
Eccoli, gli incendiari, muoversi nelle zone di Isporosile e nel costone di Caparedda. I primi focolai, vennero avvistati alle 13,35 dalle vedette di Orgosolo e del Monte Ortobene.
Ed è subito emergenza con pastori, turisti, villeggianti, volontari e componenti delle squadre antincendio faccia a faccia con l'Apocalisse. ... La strada di Sedda Ortai allora non era ancora aperta al traffico ma, sbarrata dalle fiamme l'unica via d'accesso di Solotti, diventò una provvidenziale valvola di sfogo per sgomberare le persone... Quando poi anche questa arteria divenne impraticabile per il fuoco, si poté usare l'altra già percorsa dall'incendio. ...La situazione è stata seguita sul posto direttamente dal sindaco Peppino Corrias: "Il nostro più grande patrimonio" dichiarò "è andato distrutto e con esso muore una parte della città. Ma è certo che faremo di tutto perché il monte ritorni come prima. Chiederemo con la forza che ci impone di andare avanti, l'aiuto di tutti, della Regione e dello Stato, per un'opera organica di ricostituzione, di protezione e di conservazione del Monte Ortobene".
Il 24 settembre del 1971 il C.C. espresse il voto in cui si auspicava "che il Monte Ortobene, ricostituito con il pubblico danaro, debba essere restituito alla comunità nuorese e sarda come suo patrimonio inalienabile".
Nella discussione si mise uno stop alle ipotesi di speculazioni, e si disse che mai il Monte sarebbe stato oggetto di colate di cemento, ribadendo l'utilizzo pubblico nell'interesse della intera comunità nuorese.
In quel periodo mancava una efficace legislazione regionale, era vigente il Piano Regolatore Generale "Patteri", già nel 1960 venne presentato un piano di edificazione, bocciato nel 1961 perché gli indici fondiari erano bassi, venne proposto un concorso di idee nel 1975 che non sortì alcunché. Nei progetti vincitori del concorso non c'era alcuna possibilità di edificazione residenziale privata.
Per qualche anno calò il silenzio e successivamente nella variante del P.R.G. del 1980 conosciuta come variante "Pirari" il Monte venne individuato come zona F turistica, sulla base del D.P.G.R. 9743/1977. Di fatto veniva rinnegato il voto del C.C. del 1971.
Nessuno dei proprietari sfruttò quella potenzialità che avrebbe determinato una volumetria di 1.300.000 mc (con i parametri in uso da 13000 a 21500 abitanti).
All'interno delle forze politiche cittadine si discuteva animatamente, ricordo interventi della DC, del PSI nel circolo "Catte". All'interno del comitato cittadino del PCI per i primi anni '80 ci fu una aspra discussione che sfociò in un documento del 15.01.1986, parteciparono fra gli altri Francesco Bundone, Antonietta Fancello, Gianni Pais, Umberto Floris, Dario Cappelli, Graziano Mereu, Giannangelo Rombi, Mario Cheri, Roberto Pischedda, Massimo Dadea, Sirio Sini, Pietrino Melis, Giovanni Doa, Antonio Zurru, Tonino Porcu e altri, presiedeva nelle ultime riunioni il Segretario Provinciale Francesco Nieddu.
Fu un dibattito come si diceva allora, franco, aspro, con posizioni diverse sulla destinazione pubblica e sul rapporto fra pubblico e privato. C'erano evidenti difficoltà sull'approccio della tutela ambientale e del parco.
In quel documento del Comitato cittadino del PCI si propose la variante da zona F turistica a zona H di salvaguardia con la individuazione di limitate zone di servizi, per il Monte Ortobene deve valere una scelta che contemperi insieme le esigenze di tutela, salvaguardia ed uso collettivo e quelle di una valorizzazione turistica non solo in rapporto alla città, ma in un quadro comprensori ed ancora più ampio, all'interno di un sistema di parchi di interesse regionale.
A tali esigenze si possono dare risposte individuando alcune oasi (zone S) ove siano consentite costruzioni per fini culturali, sociali e per pubblici servizi.
Su tali problemi, data la loro particolare delicatezza sociale e la loro portata economica in un ambito comprensoriale, è necessario un aperto e franco confronto fra le forze politiche e sociali, fra l'Ente locale, i proprietari dei terreni e i cittadini.
Sulla base di queste posizioni il gruppo consiliare del PCI presentò una mozione che diventò un ordine del giorno del C.C. del. n. 69 del 18.03.1986.
Mozione del 29.1.1986
L'urgenza di definire l'assetto urbanistico del Monte Ortobene è nello stato dei fatti. L'intervento del sindaco in merito ai casi di abusivismo rilevati nel territorio del Monte, sebbene tardivo ma necessario e obbligatorio per legge, deve essere il prologo a una definizione inequivocabile del suo futuro. La situazione attuale risente della non sufficientemente ponderata indicazione contenuta nella variante al P.R.G. del 1980, in cui la zona del Monte Ortobene era individuata come zona F a destinazione turistica.
Tale definizione potrebbe contemplare un intervento edificatorio a carattere privato che contrasta con il voto espresso dal C.C. di Nuoro il 24.09.1971 (all'indomani del tragico incendio che lo devastò) quando si auspicava "che il Monte Ortobene, ricostituito con il pubblico danaro, debba essere restituito alla comunità nuorese e sarda come suo patrimonio inalienabile". L'ipotesi di acquisire il territorio del monte, rimanendo l'attuale perimetrazione, che, con parziali modificazioni, è quella stabilita dal D.M. del 10.03.1956 in cui veniva dichiarato "di notevole interesse pubblico, nell'ambito del comune di Nuoro", e rimanendo la indicazione di zona F è improponibile per l'elevata somma necessaria a una eventuale futura alienazione o espropriazione.
Pertanto il gruppo consiliare del P.C.I. chiede che il C.C. si impegni a procedere in tempi brevi e definiti a redigere una variante del P.R.G. che:
1. determini una riclassificazione dell'area in zona H (salvaguardia) secondo il D.A. EE. LL. Finanze e Urbanistica 20.12.1983 n. 2266/u;
2. individui zone di servizi generali a destinazione pubblica nelle aree di Solotti, Farcana, Valverde, Sedda Ortai, Nostra signora del Monte e eventuali altre aree da individuare;
3. si proceda a verificare e quantificare le aree di proprietà comunale;
4. si quantifichino le volumetrie degli edifici esistenti non abusivi, e se ne studi una norma transitoria;
Tale atto è un atto dovuto:
a. per il rispetto dei voti espressi dal C.C. del 1971;
b. per poter intervenire in una futura fase di acquisizione;
c. per eliminare l'ipotesi di intervento edilizio a carattere privato che sarebbe deleterio per tutta la collettività;
d. all'interno delle zone destinate ai servizi generali si svilupperà l'ipotesi di interventi del privato-sociale finalizzati a una effettiva destinazione turistica (camping, locali di servizio, aree di ricreazione)
Con Delibera del C.C. n. 69 del 18.03.1986 fu approvato l'ordine del giorno sulla valorizzazione del Monte Ortobene. Il 28 luglio 1986 con Delibera n. 93 fu approvata la variante al P.R.G. sulla perimetrazione e classificazione della zona "Monte Ortobene".
Sulla base di quelle indicazioni si è proceduto alla "Valutazione dei terreni del Monte Ortobene ricadenti in zona H del P.R.G." 1988 redatta da Carlo Forteleoni, Bartolomeo Fancello, esperti in scienze forestali e dall'ing. G. Battista Lugliè. Per quasi cinque anni rimase nel cassetto.
Poi la discussione sul Monte rientrò nell'alveo del P.U.C., e si procedette ad acquistare i terreni.
Nel 1° congresso dell'Unione Comunale del P.d.S, febbraio 1992 si produsse un documento in cui si stabilivano alcune linee guida.
È necessario riprendere in esame lo studio del Piano di fattibilità del Monte Ortobene, per portarlo a definizione nel quadro della legge Regionale sui parchi, considerandolo una risorsa ambientale unica nell'ambito nuorese, di cui va perseguita la valorizzazione individuando e mettendo in atto gli strumenti più opportuni. Questo comporta la ricerca concreta di un nuovo asse di sviluppo che non sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardia di quegli elementi caratterizzanti il Monte Ortobene quali:
1. aspetti sociali e urbanistici per una fruizione collettiva
2. aspetti naturali e paesistici,
3. aspetti turistici e ricreativi.
Ne consegue la necessità di considerare contestualmente questi elementi caratteristici in un quadro di reciproche compatibilità, individuando:
1. la zona agropastorale in cui possono essere localizzate le iniziative volte all'agriturismo;
2. la zona del parco naturale con vocazione turistica e ricreativa per le aree di salvaguardia;
3. la zona turistica ricreativa individuabile nelle zone già urbanizzate. L'individuazione di servizi e la loro gestione deve essere fatta prevedendo accordi di programma con i proprietari.
Successivamente venne affidato l'incarico all'arch. Paolo Portoghesi della redazione del PUC, la presentazione di una ipotesi di studio sollevò aspre discussioni, si chiese più volte e da più parti lo scioglimento del consiglio; si procedette alle prime acquisizioni dei terreni, dopo una rivisitazione dei valori di mercato, nel 1993 la Giunta Falchi decisa ad acquistare i terreni privati, con un avviso sui quotidiani sardi, invitò a fare le proposte ai proprietari.
Nel programma per l'amministrazione della città di Nuoro per il 1995-1999, giunta Forteleoni, il Monte ha un posto importante.
… In via prioritaria va riesaminato ed avviato a compimento, assieme agli organismi pubblici interessati, l'insieme dei problemi che ha portato al blocco del progetto di valorizzazione del Monte Ortobene, che si basava sulla preliminare acquisizione delle aree al patrimonio comunale.
… Per questo è necessario che venga destinato a funzioni naturalistiche, ambientali, educative e turistiche e dunque salvaguardato dal pericolo dell'abusivismo…
Ancorché non indicato nelle dichiarazioni programmatiche la residenza privata riappare. Infatti, nel novembre 1997 l'assessore Bernard della giunta Forteleoni, nella premessa del P.U.C. per la zona H del Monte Ortobene richiamava … il carattere prevalentemente naturalistico, faunistico, turistico, culturale, sportivo e ricreativo. A tale scopo si prospetta l'acquisizione al patrimonio pubblico di alcune zone di particolare pregio, ad eccezione di zone opportunamente perimetrate nella quale potrà essere consentita la residenza, in quanto il permanere del regime privato senza limiti ostacola l'attuazione del suddetto programma e non elimina il pericolo dell'abusivismo edilizio.
È nostra convinzione che sul Monte una forma di residenza controllata possa contribuire positivamente a realizzare i programmi in premessa, ad esercitare un maggior controllo del territorio, e a vitalizzarlo più efficacemente.
Gran parte del territorio potrà essere acquisito tramite la formula dell'Urbanistica contrattata secondo le quali i proprietari cedono al patrimonio pubblico le aree per avere la possibilità di gestire in proprie attività di carattere turistico, sportivo, ricreativo, scientifico, culturale, ecc. Le zone abusive altamente compromesse, opportunamente perimetrate, regolamentate ed urbanizzate, potranno avere anche carattere ricettivo-residenziale ai fini turistici…
Nell'aprile 1998 il capogruppo dei socialisti democratici Felice Boneddu, chiedeva di provvedere alla zonizzazione con la individuazione delle aree di salvaguardia e di quelle da destinare a strutture ricettive o di tipo di multiproprietà, con almeno il 60 per cento di ricettivo-alberghiero, con una individuazione di una zona per una struttura sanitaria destinata agli anziani e potenziamento delle aree per il tempo libero.
Queste note prevedevano evidenti forme di residenza privata, senza che fossero sollevati problemi.
Dopo circa un anno nell'ottobre 1998 la segretaria cittadina del PDS M. Antonietta Cossu presentava un documento del comitato cittadino che metteva alcuni paletti:
Il Monte Ortobene conserverà la sua vocazione naturalistica, fruibile dai nuoresi e dai visitatori. È necessario però un programma organico di valorizzazione e utilizzo che perfeziona questa vocazione. Si dovrà prevedere l'acquisizione al patrimonio pubblico delle aree di maggior pregio, con la realizzazione di strutture di tipo ricettivo, turistico, sportivo e ludico. Cercando dove è possibile l'intervento integrato pubblico-privato. Il PDS è contrario alla realizzazione di volumi ad uso residenziale privato.
Passò anche la Giunta Forteleoni senza che si risolvesse il problema del PUC.
La giunta Zidda alle elezioni dell'aprile 2000 si presentò con un documento programmatico conosciuto da pochi, gli obiettivi per il Monte Ortobene (chiari e tecnici) oltre alla manutenzione delle aree del Redentore, quelle di Farcana, di Sedda Ortai, prevedeva l'acquisizione a patrimonio pubblico delle altre aree che consente di arginare il fenomeno dell'abusivismo, ma rischia di irrigidire i rapporti con la proprietà; occorre perciò percorrere una via intermedia che preveda la concertazione dell'acquisizione mediante rilascio di benefici, ai proprietari di aree rappresentative, in termini di creazione di servizi non invasivi. I piccoli proprietari o si riuniscono in consorzio o potranno realizzare piccole unità di appoggio con standards tipologici coerenti e controllati. Il controllo del territorio, anche in collaborazione con gli operatori, le forze dell'ordine e il corpo forestale, è un elemento fondamentale nel mantenimento dell'eco sistema...
Tutte le cose rappresentate, se intese come fattori economici, possono scatenare dinamiche di sviluppo e di occupazione per singoli, associazioni e imprese, sia con il regime della concessione in gestione e sia con la partecipazione finanziaria alla realizzazione dei progetti di valorizzazione e realizzazione dei servizi in una ottica di filiera economica culturale e ambientale…
Una ambiguità di fondo che cerca di dare un colpo al cerchio e alla botte, la scelta non è chiara.
Nel Luglio del 2002 un incendio devasta l'areale verso Jacupiu e Sa Mendula, raggiungendo la strada sotto l'albergo Esit, da Nuoro non si può vedere (Occhio non vede, cuore non duole).
Sorgono problemi tra giunta comunale e giunta regionale, infiamma il dibattito un comitato di proprietari che fa presente l'immobilismo dell'Amministrazione Comunale, che non decide.
Prosegue il dibattito sul PUC, nel gennaio del 2003 un intervento congiunto di tre capigruppo di maggioranza, compreso quello dei DS, propone un emendamento ad integrazione degli indirizzi del PUC presentati dall'assessore verde Brotzu; si prevede la residenza privata, con piccole unità abitative che potranno consentire di vivere l'Ortobene, e di individuare i criteri per conseguire la migliore valorizzazione.
In definitiva c'è molta confusione. Serve una scelta chiara nel rispetto anche degli impegni del consiglio comunale del 1971 e del 1986.
Per il Monte occorre confermare la sua destinazione, l'uso pubblico non può e non deve essere disgiunto da quello privato, l'individuazione dei servizi sostenibili da un ambiente tanto delicato è fondamentale, poi potrà essere il privato a dare gambe all'iniziativa. L'errore degli ultimi 10 anni è stato di non proporre un intervento ad hoc per il Monte, individuando una normativa per dare ristoro alle attese dei privati nel settore ricettivo e ricreativo, che ancora sono in attesa, per esempio l'agriturismo "Roccas" o l'albergo ristorante Sacchi.
Attualmente il Monte è usato come sfogo salutare nelle ore di primo mattino, per molte ore del giorno è in balia di delinquenti, una maggiore presenza di lavoratori e visitatori garantisce il suo rispetto.
Le costruzioni di proprietà comunale possono essere gestite da associazioni ambientaliste, alcune possono essere dotate di servizi propri di un agriturismo, per l'utilizzo dei cittadini per quelle feste come battesimi, comunioni, come accade nel M. S. Antonio a Macomer, pagando l'affitto del servizio, è un modo per disincentivare lo sfruttamento del territorio in termini privati.
Può essere utile un ente gestore con la presenza del Comune, dei privati dell'ente forestale, come era stato ipotizzato dopo il disastro della scorsa estate.
L'idea della Urbanistica contrattata è buona se messa in pratica con le grandi proprietà fondiarie, perché l'A.C. può scegliere l'indirizzo da dare allo sviluppo, può avere aree per servizi, controllando il territorio. Quando invece si tratta con proprietà diverse e frazionate, si perde il controllo perché sono più forti le spinte e le pressioni demagogiche. E il risultato non è garantito.
Ma la valorizzazione non può essere cercata con le residenze più o meno mascherate, (residenza controllata, multiproprietà, piccole unità di appoggio, piccole unità abitative, cercando un nome che sia presentabile).
Quante sono le case private utilizzate effettivamente, quante sono quelle chiuse da anni? Ma la storia degli ultimi 30 anni serve a qualcuno? L'abusivismo ha creato la maggior parte dei problemi alla nostra città, che è cresciuta rincorrendo le pulsioni dei privati. Occorre dire basta, perché l'apertura di alcuni varchi crea ulteriori danni. L'intervento economico privato non può essere individuato solo nella residenza, è una scorciatoia che porta al consumo del territorio senza alcun valore aggiunto.
L'A.C. accusa un evidente ritardo nella discussione e nella approvazione del P.U.C., ciò determina un momento di confusione, stanchezza di attenzione democratica, che agevola gli inganni a cui sono sottosposti alcuni cittadini. Ai consiglieri Comunali un invito a rileggere le delibere, le discussioni, i dibattiti del C.C., e anche la cronaca che non è ancora storia ma aiuta a non commettere molti errori.
Con l'entrata in campo di diverse forze politiche, anche le idee hanno subito modifiche. Per tanto Forza Italia nell'ultima campagna elettorale ha ipotizzato la edificazione privata. Essendo tutte forze nuove, svincolate dal ricordo di posizioni passate, c'è una rimozione della storia recente, il Polo del centro destra sembra non avere un passato per cui assume posizioni di pancia più che di testa.
Nei DS una discussione su questo e su altre questioni è di difficile attuazione, l'aver smantellato le sezioni, ha di fatto portato a una rimozione del passato. La negazione delle radici ci porta a un partito senza storia, dei compagni che ho nominato all'inizio, pochi sono quelli iscritti ai DS, alcuni hanno scelto altri lidi, molti sono senza identità, invisibili ma presenti nella società nuorese. Il gruppo DS ha nella ignoranza delle posizioni pregresse un difetto grave e potrà assumere posizioni divaricanti senza nessun confronto con una partito che non c'è più.
NUMERO /1
Anno 2003, n. 1
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