ti rispondo con ritardo, potrei dirti, per giustificarmi, perché ultimamente sono stato molto impegnato: il lavoro, le cose di casa, appesantite dalle preoccupazioni solite dell'età.
In realtà le domande, gli interrogativi che apparentemente butti per caso nella tua ultima lettera, tu che ormai da diversi anni vivi lontano da questa città e da quest'isola, mi hanno costretto a decidere se rispondere subito fingendo di non aver dato al tuo scritto il giusto peso, o se riflettere e reagire, almeno mentalmente, al delizioso torpore che ha reso e mantiene Macondo famosa nel mondo.
Mi chiedi se la città è sempre così mal costruita come la ricordi, brutta, fredda, spoglia. Ti dico subito una cosa buona. La città è molto più fiorita. Ci sono piante dappertutto, e questo è un bene perché le piante, se non cancellano le brutture, le possono però nascondere, mascherare; attirare l'attenzione su di sé anziché lasciare che la vista vada al pessimo isolato che le sovrasta.
Solo una cosa, un po' seccante, almeno per me. Mentre guardavo le piante ho inciampato contro una fioriera che il giorno prima non c'era e mi sono fratturato un braccio. Ma non mi è dispiaciuto tanto, perché sono convinto che l'idea è buona.
Comunque, ci hanno promesso, ufficialmente, che il nuovo Piano Urbanistico ci sarà, tra breve. Infatti è venuto da poco in città il figlio di Portoghesi, l'Architetto, Architetto pure lui, che ha ereditato dal padre l'appalto di cui sicuramente hai sentito parlare, tanti anni fa, e si è impegnato a portare a termine il lavoro non appena gli verranno date tutte le indicazioni, nei prossimi anni.
Ci sarebbe da gioire, se non fosse che nessuno, a parte (forse) pochi intimi addetti ai lavori, sa cosa pioverà sulla testa di tutti, che, tutto sommato, vogliamo solo vivere tranquilli.
Nel frattempo, come si dice in gergo, deroghiamo.
Il nostro Monte? Vuoi sapere nostro Monte com'è, come sarà. Vorrei saperlo anch'io. È stata la palestra all'aperto della nostra giovinezza, il rifugio accogliente e segreto per le "ferie" scolastiche e i primi amori.
Ciò che ho capito è che lo devono valorizzare. Valorizzare è una parola buona: vuol dire aggiungere valore (Zingarelli). Il dizionario non dice cos'è e a chi va questo valore aggiunto, ma io sono sicuro che sarà valore aggiunto per la città, per i cittadini: non se ne sa nulla, e va bene, ma nessuna nuova, buona nuova. D'altra parte, da sette anni c'è una poltrona con su scritto: Assessore al Monte. In sette anni qualche idea sarà pur venuta, no?
Comunque, godere dei panorami del Monte, del verde nei suoi sentieri, della grandiosa bellezza delle sue rocce, rigenera e mette in pace con la vita. Spero che questa attività non ci venga presto tolta o limitata.
Il Cinema-Teatro? No, è ancora chiuso, ma sempre le stesse fonti bene informate affermano che è solo questione di tempo: dovrebbe riaprire, a breve, nei prossimi anni, più bello di prima. Si parla già di affidarlo a qualcuno, non ricordo il nome, ma pare che si sia già costituita una Società interessata alla gestione. È bello, no? Finalmente anche qui, come a Parigi e a Milano, ci sarà un Teatro come si deve. Io, intanto, ho stirato il vestito grigio.
Teatro-Cultura: e già. Tocchi un tasto dolente! La Consulta delle Associazioni Culturali. Non ci crederai, ma dopo anni di lotte e di fatica si era riusciti a istituzionalizzarla. Addirittura si riuniva e prendeva iniziative. Anche il Parco Letterario probabilmente non ci sarebbe, se non fosse esistita la Consulta. Beh, questa gente è riuscita a disperdere un patrimonio accumulato con sudore e fatica. Sì, è vero, c'è l'Assessore alla felicità che ci fa ridere (ma ridere sul serio, anche quando non vorrebbe) con le sue gag, i suoi teatrini, …ma si è tornati alla gestione privatistica di tempi che si credevano andati, all'effimero che ha avuto una sua ragion d'essere, suoi splendidi protagonisti ed esecutori, ma non si può più replicare, solo copiare e appiccicare. Cesare decide per tutti e il risultato è molto scadente. Aspettiamo tempi migliori, qui a Macondo l'unica cosa che manca è la fretta.
Il lavoro? Manca anche quello, è vero. Quindi come posso incoraggiarti a tornare? Certo se i migliori vanno via noi che restiamo poco possiamo fare, e abbiamo fatto.
No, non è possibile una poltrona in un ente; ce ne sono molte ma sono tutte riservate ai trombati, che, almeno quelli che contano, sono pure molti. E poi anche tu sei di sinistra e oggi non son tempi per chi è di sinistra.
Oggi il lavoro bisogna inventarselo, e inventarselo per inventarselo, forse uno può anche inventarselo qui. Certo, se ci fosse un'entità che ti mettesse al corrente in tempo reale di tutte le opportunità di finanziamento e dei modi per arrivarci sarebbe tutto molto più facile. Purtroppo non è così: oggi le informazioni non girano ancora come dovrebbero, pur se siamo nell'epoca di internet, e prendono le solite vie preferenziali. Per rendersene conto, basterebbe monitorare il panorama dei parenti e degli amici di molti personaggi che hanno fatto della politica la loro casa: sono solo più bravi o solo più informati?
Insomma, ora devo chiudere, il tempo è scaduto; non vorrei essermi lasciato andare e averti dato una visione pessimistica della vita qui. Se così è, comunque, spero che si intraveda anche la speranza. La conclusione potrebbe essere: non tornare? No, no, secondo me, ce la puoi fare anche qui, se vuoi e se non molli.
Ti prego, queste righe devono rimanere fra te e me. Se dovesse venir fuori qualcosa, sai quanta gente mi guarderebbe storto. Ti saluto
