Sono anche evidenti riflessi negativi sui contenuti, che, a parte quanto dovuto all'autorevolezza di alcuni collaboratori, stentano a trovare l'incisività che ci era propria.
È giusto fare una riflessione a voce alta, rivolta a noi stessi, che questo giornale facciamo da 14 anni, ma soprattutto a chi ci segue regolarmente o saltuariamente. E anche a coloro che non ci seguono per niente ma avrebbero dovuto farlo per ruoli ricoperti, a prescindere dalla valenza attribuita al giornale, a prescindere dalla condivisione o meno dei contenuti.
Da diversi mesi ci troviamo di fronte ad una scelta che nessuno di noi redattori vuol fare e neppure esplicitamente proporre, ma che aleggia nell'aria, settimanalmente, nel giorno di riunione: chiudere definitivamente un'esperienza durata quasi tre lustri, senza lasciarla in eredità ad alcuno, più giovane d'età e di idee; senza quindi essere riusciti a generare un asse ereditario vitale e dignitoso.
Diciamo che, per un certo verso, stiamo agonizzando nei nostri limiti, quelli che ci trasciniamo dietro da sempre, di non essere riusciti ad aprire la redazione oltre livelli di partecipazione numericamente modesti, di non essere riusciti a creare un meccanismo economico che mettesse il giornale al riparo dagli alti e bassi del mercato, di non essere riusciti a far fare a Nuoro Oggi un salto di qualità complessivo che ne vedesse intensificata anche la periodicità (mensile).
Diciamo questo senza gettare via le cose buone che crediamo di aver attivato, per aver coerentemente portato avanti una linea contro la politica sporca, in favore della chiarezza, contro la cementificazione, in favore dello sviluppo, contro il pseudoambientalismo, in difesa delle risorse ambientali.
La scelta parzialmente espressa sulla quale ci siamo misurati è stata tra la chiusura traumatica (per noi) e il dignitoso (più o meno) mantenimento dell'esistente per un periodo di tempo determinato al fine di valutare con animo sereno gli eventuali sbocchi, senza preclusione alcuna.
Come i fatti mostrano, abbiamo fin qui preferito questa seconda via, consapevoli che non ci può essere consentito abusarne.
Chiudere renderebbe molti contenti, pochi delusi, i più indifferenti. Continuare a tempo indeterminato in stato di incertezza scontenterebbe tutti, compresi gli ormai debilitati autori.
E allora l'impegno che prendiamo è di riuscire entro sei mesi a riproporre un prodotto di qualità, altrimenti di cessare l'attività, con dispiacere ma senza drammi.
L'obiettivo è ambizioso, perché ci proponiamo di fare in mesi ciò che non ci è riuscito in anni, ma talvolta più che il tempo è la qualità del tempo a giocare un ruolo decisivo.
I problemi da risolvere riguardano aspetti chiave della gestione del giornale, dall'ampliamento della redazione al coinvolgimento di nuovi collaboratori, dalla raccolta della pubblicità alla maniera di rapportarci con la pubblicità istituzionale.
Nel suo piccolo questo è stato ed è un giornale scomodo. Nato da una o più costole della sinistra com'era nel 1987 (a guardare i nomi in campo negli ultimi congressi si potrebbe dire che non è cambiato nulla da allora (jurassik park e Mango)), è cresciuto inviso alla sinistra di bottega e di potere, guardato con interesse dalla sinistra di strada e con curiosità dalla destra fino a che questa non è diventata destra di governo e di potere: la curiosità si è ben presto trasformata in ostilità, o in, talvolta è peggio, indifferenza.
Reggere indefinitamente senza una solida impalcatura e senza sentire vivo, come invece spesso in passato è stato, il fiato della solidarietà della gente è cosa molto difficile, quasi improbabile e, comunque, non ne vale la pena.
E comunque, se proprio dovessimo arrivare al non luogo a procedere, potremmo continuare a rompere le scatole quanto ci pare con Nuoro Oggi on line.
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In questo numero ospitiamo alcuni articoli sul dramma della guerra, ben più rilevante delle nostre piccole pene. Dramma che anche al nostro interno viviamo con diversità di opinioni e personali contraddizioni, ma con comune tristezza.
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Nonostante tutto, proponiamo una nuova puntata della strip su Ziddharta, sia perché crediamo che sia necessario conservare la capacità di ridere, o almeno sorridere, sia perché, benché ci sforziamo, sull'argomento non troviamo niente di serio da dire.