In questa caratterizzazione la sua poesia esprimeva e alimentava il substrato della cultura sarda, autoctona e “barbarica”, distante dalle formule e dagli stereotipi dell’Arcadia letteraria e dei suoi manierati “classicismi”.
Per queste caratteristiche Franceschino Satta è stato un poeta innovativo e contemporaneo, ed ha contribuito a rimuovere le ingenuità della poesia sarda ottocentesca, a rendere più immediata, semplice ed efficace l’immagine e la parola poetica.
Questi modi nascevano dalle emozioni e tensioni di una personalità schietta, vitale, ancorché schiva di manifestazioni mondane, e da una grande curiosità intellettuale.
Ho conosciuto Franceschino Satta in varie occasioni di impegno culturale: alla Biblioteca Satta di Nuoro, coadiuvando la figlia Rosalba (maestra a Budoni) nella traduzione e rappresentazione in lingua sarda, da parte degli alunni di una classe elementare, del prologo dell’opera di Albino Bernardini “Disavventure di un povero soldato”.
Franceschino stimolava e sosteneva i ragazzi in una comunicazione efficace e gradevole. In un piccolo teatro di Quartu Sant’Elena venne una volta con l’attore Giovanni Carroni, al quale si alternava nello svolgimento di dialoghi e brani tratti da “Sos laribiancos” di Francesco Masala, e nella dizione di sue rime, sostenuta dalla forte gestualità di Carroni: la voce di Franceschino attraversava le ombre del palco con modulazioni accorate e profonde.
Nell’agosto di due anni fa, durante un soggiorno di vacanza sul Monte Ortobene, incontrai Franceschino, che stava in una piccola casa, e in una piccola corte, ai bordi del parco fresco e ombroso.
Veniva ogni mattina, con passo faticoso, a prelevare la sua copia del quotidiano locale, e si tratteneva a conversare, raccontando la dura malattia e la recente morte precoce di un giovane figlio, ma anche rievocando episodi e forme del suo percorso, con limpida nostalgia.
La sera, qualche volta, lo raggiungevamo vicino all’abitazione, con giovani suoi amici e parenti, e nella conversazione egli alternava riflessioni e ricordi, raccoglieva domande e suggestioni, esprimeva la forte consonanza con i luoghi e le cose della vita sarda.
Possiamo dire, onorandolo, che egli ha vissuto in modo integro e autentico la vicenda storica, l’appartenenza etnica e l’identità culturale sarda, con i tratti di una personalità aperta e generosa.