“Solo e pensoso i più deserti campi
vò mesurando a passi tardi e lenti
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l’arena stampi”,
mi piace pensare che conoscesse una località uguale, o almeno simile, a Piscinas.
È un posto decisamente fuori dal comune, un vero deserto di sabbia dorata: una dopo l’altra le dune, continuamente modellate dal maestrale, s’innalzano anche fino a 50 metri, con una monotonia che inganna la mente; camminando, mentre i piedi affondano ad ogni passo nella morbida rena, si perde la concezione dello spazio e si gusta fino in fondo quello straordinario abbinamento cromatico dato dal blu intenso del mare e dal delicato color d’oro della sabbia, interrotto a volte dal castano dei tronchi secchi di ginepro (alcuni dei quali di forma davvero insolita!), e dal verde di qualche rado cespuglio.
Le Dune di Piscinas si estendono per circa 3 kmq nella costa occidentale sarda e sono situate poco più a sud della Costa Verde, in provincia di Cagliari; circondato da vecchie miniere di ferro, le più importanti delle quali sono quelle di Montevecchio, Ingurtosu e Naracauli, il territorio è divenuto finalmente parco naturale, con un progetto Life natura (strumento con il quale la CE tutela le aree naturali) approvato e finanziato, assieme alla Provincia di Cagliari, dall’Unione Europea nel ’97.
Da segnalare l’esistenza, sul mare di Piscinas, dell’hotel ‘Le Dune’, ricavato da vecchi edifici minerari dopo un attento restauro.
Percorrendo in macchina la strada delle vecchie miniere, si ha la sensazione di viaggiare a ritroso nel tempo, visitando vecchie “città fantasma”; superando la colonia penale “Is Arenas”, già s’intravedono maestose le montagne di sabbia. Fare un’escursione in mezzo alle dune è un’esperienza un po’ faticosa, ma che merita d’essere vissuta. Si apprezza l’avvenuto contatto con un vero e proprio “deserto in miniatura”; il concetto di “distanza” non è più assoluto: cespugli che si credono vicinissimi si trovano invece a cento metri...
Quando ci si trova in una conca, e si vedono ergersi da ogni parte enormi masse di sabbia dorata... ci si sente piccoli piccoli, e la fatica per raggiungere la ‘cima’ è l’evidente prova dell’impotenza umana rispetto alle forze naturali. In questo EDEN terrestre, numerose sono le specie presenti che necessitano d’essere protette.
Le colline che circondano le dune sono ricoperte da una fitta foresta, dove vivono un gruppo di cervi sardi, il cui numero si aggira attorno al centinaio di esemplari, e i gatti selvatici.
Un’animale continuamente minacciato nell’isola è il gabbiano corso (Larus audouinii); questa specie è stata inclusa ne Red Data Book, l’elenco delle specie in via d’estinzione redatto e aggiornato dall’Unione Internazionale Conservazione Natura.
Differendo dal più comune gabbiano reale, che si vede ormai anche in città, il cugino corso si dimostra sicuramente più leggero in volo e ha il becco color amaranto e non giallo. Il suo costante declino è dovuto principalmente a due fattori:
• il crescente inquinamento delle acque e la conseguente diminuzione del pesce, che è l’unica preda di cui si nutre;
• la competizione territoriale con il più numeroso e prepotente gabbiano reale, che ha a disposizione, oltre il frutto delle sue pescate, le discariche; quest’ultimo dunque è sempre più numeroso e occupa le zone migliori per la nidificazione e l’allevamento dei piccoli.
Attualmente sono diverse le documentazioni fotografiche che testimoniano la predazione attiva del gabbiano reale a danno dei pulli del corso (comportamento scoperto solo di recente). Le Dune di Piscinas offrono all’appassionato entomologo la possibilità di osservare interessanti coleotteri endemici quali, ad esempio, il Typhoeus hiostus e il Thorectes sardous; vengono detti “segnalatori”, poiché la loro presenza dimostra il buon stato del loro habitat, essendo molto sensibili alle mutazioni ambientali.
La specie che a mio parere incuriosisce maggiormente è la tartaruga marina (Caretta caretta ).
Secondo alcuni pescatori locali la Caretta caretta si riproduce nella spiaggia di Piscinas, pur se in pochissimi esemplari (visti arrancare di notte per deporre le uova da alcuni pescatori locali).
Si stima che siano appena 2000 le femmine di Caretta caretta che ancora nidificano nel Mediterraneo, la maggior parte in aree comprese tra la Grecia e Turchia, in spiagge che sono oggi tra le più danneggiate dallo sviluppo turistico indiscriminato.
La rarefazione di questa specie è causata principalmente da un’errata attività di pesca, dall’inquinamento e dall’aumento esagerato del turismo. L’unico modo di salvaguardare la specie in questione sarebbe quello di effettuare un attento controllo dei siti di riproduzione, soprattutto nel periodo che va dalla deposizione alla schiusa delle uova.
Spero davvero (sono molto ottimista in proposito) che con l’istituzione del parco naturale “Dune di Piscinas” la Caretta caretta (se realmente si riproduce in queste zone) venga protetta e... chissà?
A mezzus biere, tòstoine!