Il primo volume di quest’opera è uscito tre anni orsono (1998), e presentava le parole sarde in lingua gavoese (la lingua dell’autore) dalla lettera A alla lettera C. Questo secondo volume presenta i termini che vanno dalla lettera D alla lettera M, mentre il terzo volume, in corso di preparazione, dalla N alla Z, completerà l’opera.
Si tratta di volumi dal formato normale, assai maneggevoli e pertanto facilmente consultabili.
Il lavoro affrontato da Gonario Francesco Sedda non è sicuramente facile, perché la compilazione di un vocabolario richiede un grande impegno oltreché un’ottima padronanza della lingua, ma su questo versante il Sedda non ha problemi.
A questa fatica ha grandemente contribuito una partner assai esperta: Grazia Mereu, che è poi la madre dell’autore e che diventa la coautrice del lavoro, rivelandosi un’ottima collaboratrice sia per la grande quantità d’informazioni, sia per la profonda conoscenza della lingua. Questo vocabolario infatti ha il pregio di porre in evidenza numerose
varianti della stessa parola presentandone tutte le possibilità d’uso, spesso formulate sottoforma di vere e proprie frasi. Non a caso l’opera porta per sottotitolo “paragulas e frases”.
Nell’introduzione l’autore c’informa che questo vocabolario ha lo scopo di evidenziare quanto la parlata gavoese ha in comune con la parlata degli altri paesi e non quanto vi è di diverso. Ne scaturisce un parlare barbaricino molto vicino al nuorese. La scelta dell’ortografia è quella tradizionale che si basa sui Condaghes e sulla Carta de Logu.
Gonario Francesco Sedda esprime la sua idea anche sulla fonetica che, insieme all’ortografia, deve essere semplice. Scrive infatti: “Non mi paret seperu vonu su de imbentare locu pro locu, chirru pro chirru o a parre de onzi istudiosu sinnos novos pro sa fonetica”.
Basti pensare infatti al colpo di glottide e ai tanti modi diversi in cui viene reso per iscritto.
È questo un lavoro che certamente ha impegnato a lungo l’autore sia nella cura per la compilazione sia nella ricerca delle etimologie e per la ricchezza degli esempi.
Un valido contributo pertanto al recupero della lingua sarda, contributo che arriva al momento giusto, perché in molti giovani sembra riemergere il desiderio di riappropriarsi della lingua dei loro padri, giacché attraverso la conoscenza della lingua si conosce anche la cultura d’un popolo.