Spazionif - Galleria per Immagini Articolo 21 snc Jacopo

BENVENUTI nella versione digitale di NUORO OGGI, periodico on-line di politica, informazione, attualità, satira, cultura, varie ed eventuali
Inviateci i vostri articoli, le vostre immagini (disegni, foto), le vostre proposte e le vostre denunce. Potrete ritrovarli direttamente on-line!

Chi siamo Archivio Storico Vignette Foto Contattaci

HOME
Valori ambientali e problematiche del parco del Gennargentu
 
Parlare dei valori ambientali dell’area del Gennargentu e di quelle aree che vanno sotto il nome di "Supramontes", intendendo con questo termine i calcari mesozoici della Sardegna centro-orientale, è molto invitante per un naturalista, ma sarebbe anche molto presuntuoso pensare che una sola persona possa essere in grado di conoscere compiutamente e cogliere tutti gli aspetti legati ai fattori fisici e biologici che in esse sono presenti.
Ciò sarebbe ancora più illusorio quando estenda il concetto di valore ambientale anche ai beni archeologici e storici, che in queste regioni sono talmente numerosi e importanti da poter costituire, essi stessi, motivo di trattazione a sé stanti, con approcci metodologici diversi e con l’apporto di competenze di molti studiosi e specialisti di questi settori di ricerca.
Per il vero, il concetto di bene ambientale si è configurato, storicamente, come il prodotto della attività umana, che nel corso del suo cammino ha lasciato tracce significative come testimonianza dell’ingegno e dell’opera di singoli o di comunità. E sono proprio questi aspetti che le leggi attuali prendono in considerazione, come oggetto di tutela e salvaguardia, e non è un caso naturalmente che queste leggi siano emanate e facciano capo ad un Ministero, quello dei Beni Culturali, che dell’ambiente naturale prende in considerazione tutt’al più il paesaggio. Paesaggio inteso anch’esso come visione d’insieme di una porzione di territorio, modellato dalla attività dovuta alla presenza dell’uomo. Si tratta quindi di un "prodotto" dovuto all’uomo, che così come ha creato una capanna, una torre nuragica, una chiesa, un ponte, una città, alla stessa stregua ha determinato la configurazione attuale del paesaggio. In effetti, restando nella nostra isola, non esistono lembi di territorio che in tempi storici o protostorici non siano stati influenzati in maniera significativa dall’attività umana. In questo senso il paesaggio ha una ragione valida per ricadere nella categoria citata ed essere anch’esso oggetto di tutela.
E’ opportuno pertanto specificare, quando si parla di beni ambientali, se ci riferiamo ad un fatto di cultura materiale o se intendiamo, nell’accezione naturalistica del termine, gli aspetti fisici e biologici, che preesistono e consentono anche la espressione della cultura umana.
E’ proprio a questi aspetti che deve essere volta oggi l’attenzione della società, di una società che possiede, a differenza del recente passato, mezzi tali in grado di modificare in modo sostanziale ed in tempi brevissimi l’ambiente naturale.
Ma per operare correttamente in questo settore appare insufficiente un approccio che non sia in grado di valutare globalmente i complessi rapporti che si instaurano negli ecosistemi e che non colga le interdipendenze che si instaurano tra fattori a prima vista notevolmente separati.
I drammatici fatti di questi ultimi anni, per non andare lontano nel tempo, ci rivelano che utilizzare concimi e fitofarmaci, se da un lato pare indispensabile per un certo modo di produrre in agricoltura, dall’altro possono determinare l’eutrofizzazione dei mari, con gravissimi danni economici e l’avvelenamento delle acque, facendo in modo che dai rubinetti delle case non fuoriesca più un liquido vitale ma di morte.
I nostri laghi artificiali, utilizzati anche per scopi idropotabili, presentano analoghi problemi dovuti alla presenza di quantità eccessive di nutrienti, che determinano una proliferazione abnorme di alghe, che sebbene siano invisibili ad occhio nudo, sono un pericolo reale per la salute pubblica. Causa di questi problemi sono principalmente la carenza di impianti di depurazione in grado di abbattere il fosforo, l’azoto, il potassio.
Il vicino lago sul Cedrino ha una carica eutrofica insostenibile, raccogliendo acque non depurate da paesi di un bacino imbrifero vastissimo; tutto ciò rende improponibile pensare, se non a costi altissimi, ad una sua utilizzazione per scopi idropotabili.
Si potrebbe continuare a parlare di degrado ambientale, dello sfascio delle coste, della distruzione della vegetazione litoranea, dell’arretramento delle spiagge, degli incendi, della deforestazione, delle manomissioni nelle aree più significative di bellezze naturali, causate dalla carenza di una visione globale dell’ambiente e da una programmazione pasticciona, che troppo spesso considera il territorio come una entità da assoggettare piuttosto che come un corpo vivo da rispettare.
Si compromettono in tal modo quegli stessi valori che fanno della Sardegna una terra ricca di peculiarità ed unica in ambiente mediterraneo.
E’ bene ricordare che se la Sardegna, dal punto di vista naturalistico, è la regione più interessante del bacino mediterraneo, e ciò è universalmente riconosciuto, e prima di tutto dai moltissimi studiosi delle più svariate discipline, che percorrono l’isola alla ricerca di risposte a problemi specifici o di carattere generale, in essa la Provincia di Nuoro, ed in modo particolare l’area del Gennargentu e dei calcari mesozoici, sono di gran lunga le più degne di attenzione e le più ricche di valori naturalistici.
L’antico basamento scistoso, i calcari paleozoici, le aree granitiche, i porfidi, l’imponente struttura calcarea dei Supramontes, le effusioni vulcaniche determinano una variabilità del paesaggio non riscontrabile altrove. Gli strapiombi di Gorropu, le falesie del Golfo di Orosei, la singolarità del Monte Gonare, i tacchi di Monte Novo S. Giovanni o di Perda Liana, i tavolati di Seulo e Sadali, le bianche cime del Corrasi, le coste a porfidi dell’Ogliastra, i basalti colonnari sul Cedrino, le aree cacuminali del Gennargentu, sono aspetti panoramici difficilmente riscontrabili in altre parti del mondo su aree di estensione così ristrette. L’Orientale Sarda, da Orosei a Tortolì è la strada panoramica che offre gli scenari più straordinari in Italia.
Proprio questa varietà di morfologie e di natura geolitologica consente anche una diversificazione degli ambienti e la creazione di numerosissime nicchie ecologiche su cui gli esseri viventi, piante e animali, trovano il proprio habitat.
La vita è presente anche nel sottosuolo: nell’imponente sistema di grotte, forse il più esteso in Italia, che si è originato nel corso di milioni di anni, si sono conservate forme di vita animale, insetti cavernicoli sopratutto, che testimoniano del lentissimo viaggio della Sardegna dalle coste della Provenza e della Spagna. Non è qui il caso di parlare di minuscoli insetti dai nomi complicatissimi i cui parenti stretti sono rimasti accantonati nelle grotte della Provenza o dei Pirenei, ma è bene ricordare che essi sono un validissimo ausilio agli studiosi che si occupano di geologia, di biogeografia, di evoluzione.
Gli insetti endemici peraltro ammontano a diverse centinaia su queste aree. Grande interesse rivestono ancora i rettili e gli anfibi, sopratutto gli Speleomantes, di cui sono state descritte diverse specie o razze esclusive.
Parlando di valori ambientali dai risvolti economici immediati, non si può trascurare la grande risorsa che è rappresentata dalla rete idrica naturale sotterranea delle aree calcaree, che solamente in parte è utilizzata a fini idropotabili.
La flora: possiamo ritenere che almeno 1300 specie spontanee diverse siano presenti su queste aree. Esse rappresentano oltre il 60% di tutta la flora sarda ed almeno 150 specie, pari a circa il 75°la del totale, sono endemiche; alcune di esse sono talmente localizzate da poter essere considerate tra le piante più rare nel mondo: pendo al Ribes del Corrasi, alla Lamiropsis, al Limonio di Moris, al cardo microcefalo. Altre piante pur non essendo endemiche costituiscono un importante patrimonio e si trovano solo in quest’area della Sardegna; penso alla falsa senna, all’efdera maggiore, alla stenbergia, che in campo vegetale hanno lo stesso significato, dal punto di vista fitogeografico, degli insetti di cui abbiamo parlalo prima.
I risvolti pratici della flora sono più facilmente intuibili pensando ad es. al pascolo. Il formaggio che noi troviamo sulla nostra tavola, mi pare non superfluo ricordarlo, è il risultato della utilizzazione delle piante da parte degli animali. E mi pare giusto ricordare anche la differenza di un latte prodotto in un ambiente privo di insetticidi, anticrittogamici e fitofarmaci in genere, che per altre vie finiscono regolarmente sulle nostre mense con i prodotti alimentari più vari. Non è questo il momento di parlare della utilizzazione pratica delle piante, ma voglio ricordare il caso della efedra maggiore, pianta primitiva di origine molto antica, che unisce l’importanza di far comprendere meglio l’evoluzione delle specie vegetali, alla proprietà di possedere una sostanza medicinale, un cardiotonico, l’efedrina, particolarmente efficace e rinomata.
Questa pianta in tempi non molto lontani veniva raccolta proprio per questo scopo e mandata, manco a dirlo, presso industrie farmaceutiche dell’Italia continentale.
Fare un elenco completo delle specie vegetali che presentano interesse pratico sarebbe oltremodo lungo. E’ certo comunque che questi aspetti, anche nel mondo di oggi, potrebbero costituire un fatto economico di rilievo.
Interesse scientifico e naturalistico di rilevanza internazionale presentano ancora alcune formazioni forestali come le leccete del Supramonte di Orgosolo, i ginepreti delle coste calcaree ed anche altri aspetti di vegetazione come i ginepreti a base di ginepro nano del Gennargentu, unica formazione di tipo alpino presente nell’isola. Le tipologie intermedie, fasi diverse del processo di evoluzione-degradazione del manto vegetale, sono rappresentate sui diversi substrati e a diverse altitudini e costituiscono una serie di elementi essenziali per la comprensione della vegetazione attuale e potenziale.
Tornando alla fauna che vive negli habitat determinati dai vari tipi di vegetazione, gli zoologi ne sottolineano l’importanza sopratutto per i fenomeni evolutivi che si verificano negli ambienti insulari. Per esemplificare si può dire che l’attenzione che si dà alla presenza di specie come il muflone o la pernice sarda è nettamente inadeguata rispetto all’interesse, anche economico, che possono rivestire.
Sarebbe illusorio pensare di parlare compiutamente di tutto ciò nell’ambito di questo intervento. Sarebbe necessario, a mio parere, che in ogni paese si creassero dei gruppi di studio sul territorio, sia per promuovere la conoscenza, a tutti i livelli, nella popolazione, sia per tentare di raccogliere la sterminata letteratura scientifica esistente su queste aree; o ancora meglio si potrebbe creare un centro di raccolta dei dati che sinora sono stati prodotti. Tutto ciò al fine di avere un quadro delle conoscenze attuali, ma anche per promuovere indagini sugli aspetti meno conosciuti o approfonditi.
In quest’opera potrebbe avere un ruolo fondamentale l’Ente Provincia, che non può continuare ad ignorare cosa può rappresentare il bene ambiente per tutto il territorio.
In definitiva si può affermare che questa area, grazie alle sue peculiarità ambientali richiede di essere considerata degna della massima salvaguardia e tutela. Quali siano le modalità e quali debbano essere gli organi deputati a tale scopo è tutto da verificare e gli interventi anche sulla stampa di quest’ultimo periodo, sembrano indicare alcune posizioni piuttosto che altre. Ma, a me, è parso che troppo spesso si esprimano pareri e si prendano posizioni su basi equivoche o comunque non sufficientemente limpide, senza andare a fondo del problema, cercando di aggirare gli ostacoli piuttosto che padroneggiarli.
E vediamo quali sono a mio parere le basi di equivoco.
Innanzitutto l’accezione stessa della parola parco, rimasta impronunciabile per circa 20 anni da parte degli amministratori pubblici a tutti i livelli; oggi si è scoperto che essa può avere molti significati: così ognuno la usa secondo una propria visione.
Qualcuno la confonde addirittura con il parco-giochi, con il parco-giardino, con il parco comunale, con un parco cittadino, con un parco regionale attrezzato, qualcuno infine con una vastissima area su cui inserire una maglia di strade che portino il turista dappertutto in modo facile ed agevole per far comprare i prodotti dell’artigianato locale, rinforzato magari da quello di Scarperia, delle Filippine o di Hong Kong. Si confonde, cioè, un parco naturale con un piano turistico.
Ma il significato di un parco, quello che nasce dalla necessità di preservare valori di alto interesse scientifico, raramente viene preso in considerazione. Allora è opportuno innanzitutto parlare di questo significato della parola parco; verificare se in una determinata area vi sono i parametri per la sua istituzione ed una volta accertato, per il Gennargentu questo è anche troppo facile, verificare quali siano i costi della tutela, se ed in che cosa tutto ciò possa contrastare con le attività economiche attuali e ipotizzabili nel prossimo futuro; quali potrebbero essere i benefici. Verificare infine se le amministrazioni locali oggi siano in grado di gestire da sole queste risorse.
Discussioni non preconcette eliminerebbero la distanza e le incomprensioni tra amministratori ed ambientalisti, costringendo tutti a parlare lo stesso linguaggio per costruire una realtà ambientale ed economica migliore di quella attuale. Si eviterebbe in tal modo la creazione di nemici di comodo e travisarne, reciprocamente, a priori, il pensiero. Questo non è solo auspicabile, ma possibile e necessario e non più procrastinabile nel tempo, per l’area del Gennargentu e per tutta la Sardegna. E’ questo il solo modo per superare i luoghi comuni quali: "gli ambientalisti vogliono salvare il muflone e non l’uomo", "gli ambientalisti vogliono eliminare l’uomo dal territorio", "si vogliono fare le riserve indiane", "no al parco colonialista".
Voglio ricordare brevemente, come naturalista e come ricercatore, che quando c’erano più mufloni e più grifoni sulle montagne, vi erano anche maggiori quantità di bestiame e più pastori, ed è mia ferma convinzione che oggi più che favorire lo spopolamento deve essere assolutamente incrementata la presenza dell’uomo sulle montagne, sia con le attività tradizionali, sia con nuove forme, proprio per ripristinare le attività tradizionali possibili e anche per poter realizzare il parco.
In quanto alle riserve indiane, è vero che esistono e sono in quelle aree in cui le amministrazioni comunali, Regione e Stato, hanno abdicato al proprio dovere di porre un freno allo strapotere della iniziativa di speculazione privata sulle coste. Le riserve indiane si estenderanno se non vi sarà uno strumento valido forte come quello che può essere rappresentato da un parco, che dica basta alla speculazione che ha travolto le coste più belle della Sardegna.
Oggi in effetti le pressioni speculative sono enormi e dopo le coste, le montagne della Sardegna sono nelle mire di potenti gruppi economici e finanziari; questi non troveranno molti ostacoli a realizzare i loro progetti promettendo lavoro e benessere, come al solito, e prescindendo da qualsiasi logica di programmazione e di rispetto del territorio (da Belvì insegna, nota della redazione).
Ciò sta già accadendo, e non bisogna tacerlo anche se più doloroso, anche ad opera delle amministrazioni pubbliche, che avvallano ridicole vocazioni sciistiche del Gennargentu e che concepiscono la valorizzazione dell’ambiente con il solo incremento delle strade.
Ma vi è un altro pericolo, il più grave a mio giudizio. Oggi la stragrande maggioranza della popolazione è concentrata nelle grandi città, in città per lo più soffocate da uno sviluppo abnorme edilizio ed intasate dal traffico, prive di verde e di naturalità complessiva; e molti abitanti di città ormai pensano che l’ambiente naturale sia quello della carta patinata di Airone o delle belle immagini dei documenti televisivi.
Queste popolazioni, per un breve periodo dell’anno, sono indotte a trasformarsi in turisti, che si riversano sempre più numerosi anche nella nostra Isola, con effetti devastanti sull’ambiente naturale, ma non solo su di esso. Apportando benessere, certamente, ma ponendo anche problemi insostenibili alle comunità locali per soddisfare le esigenze di servizi, luce, acqua, traffico, ecc. Il caos del periodo estivo e la desolazione dei villaggi vuoti nelle altre stagioni sono il segno più appariscente di questi problemi. Anche per questo è necessario porre delle regole alla presenza delle persone sul territorio. Porre delle regole, offrire dei servizi, indirizzare nel senso corretto questo flusso umano, non solo nel Gennargentu, ma in tutte le aree di interesse naturalistico della Sardegna, anche per fare in modo che il turismo non si riversi in una sola area. Vista l’importanza dei valori ambientali, vista la necessità di tutelarli, accennati i problemi posti dall’impatto del turismo, cosa si può proporre per dare un disegno organico al tutto?
Non essendoci la possibilità, in quanto non esiste, credo, a livello istituzionali, di creare un Parco Internazionale, è d’obbligo accontentarsi di un Parco Nazionale.
Questo per vari motivi.
1) Lo Stato ha il dovere, che discende dalla Costituzione, di tutelare il territorio.
2) Lo Stato non deve scaricare i costi della tutela solamente sulla Regione né tantomeno sui Comuni.
3) La Sardegna non si può permettere di rinunciare ai fondi che la legge dello Stato sui Parchi mette a disposizione.
4) Lo Stato è maggiormente in grado di resistere alle pressioni speculative dei privati.
5) La Regione Sarda, pur avendone la potestà, sinora, non ha costituito alcun Parco Naturale.
6) Il Parco Nazionale è una struttura ed un concetto noto alla generalità sia in ambito nazionale che internazionale.
7) I Parchi Internazionali mobilitano un tipo di turismo durante tutto l’arco dell’anno e sono inseriti in un circuito internazionale.
8) Il Parco Nazionale da maggiore senso e prestigio alle subunità ambientali come oasi faunistiche, riserve biogenetiche, parchi comunali.
9) Il Parco Nazionale consente di dare un marchio di qualità superiore a tutto quanto nel suo ambìto viene prodotto.
10) Infine, ultimo ma non meno importante, il mio desiderio di vedere presiedere da un Sindaco di Villagrande o di Desulo, ad es., non un Parco Comunale, ma un Parco Nazionale, facendo sì che questo Ente (o come lo si voglia chiamare) abbia ad esprimere pienamente la volontà di cultura e di progresso delle popolazioni locali, assolvendo nel contempo ad un dovere così alto, come quello di preservare anche per il futuro l’ambiente naturale. E facendo sì che con il Parco si realizzi un progetto organico, perché no, alternativo alla logica di sviluppo attuale.
NUMERO /3
Anno 1989, n. 3
ALTRI ARTICOLI
E Mdf www.megachip Vecchia Nuoro

Si consiglia la visualizzazione ad una risoluzione di 1024 x 768 px -  © 2003-2008 Associazione Culturale Nuoro Oggi - Crediti
  • Ugg Negozi Italia
  • Stivali Ugg Costo
  • Ugg Online Scontati
  • Ugg Superga
  • Stivali Tipo Ugg
  • Ugg Italia Stivali
  • Stivali Ugg Milano
  • Ugg 50 Euro
  • Scarpe Ugg Offerte
  • Tipo Ugg
  • Woolrich Autunno Inverno 2014
  • Woolrich Per Bambini
  • Woolrich-outlet Recensioni
  • Woolrich Modelli 2013
  • Sito Woolrich
  • Woolrich Uomo 2014
  • Woolrich Woolen Mills
  • Giubbotti Tipo Woolrich
  • Parka Artic Woolrich
  • Woolrich Giacche Uomo
  • Online Hogan
  • Hogan Maschili
  • Scarpe Hogan In Offerta On Line
  • Offerte Scarpe Hogan Uomo
  • Stock Hogan
  • Hogan Bambino Outlet
  • Hogan Shop Online Saldi
  • Rebel Hogan Donna
  • Hogan Grigie
  • Hogan Route One