Il sovraccarico di notizie, informazioni, pubblicazioni, di qualunque contenuto o tipologia, trasmesse attraverso i mezzi e i canali più diversi, rappresenta una sorta di enorme babelica biblioteca in cui la ricchezza, l’eterogeneità e la complessità dei messaggi hanno formato un labirinto dagli infiniti percorsi dove le notizie partono da infiniti punti per incrociarsi e ripartire verso altrettanti infiniti punti.
Le molteplici possibilità e le sempre nuove diramazioni, insieme alla mancanza di visione d’insieme, rischiano facilmente di farci perdere l’orientamento e portarci a sbagliare direzione o addirittura a paralizzare le nostre capacità di pensare e ripensare il mondo secondo coordinate di razionalità e fiducia nel progresso. Se però ci si appropria dei meccanismi, si conoscono con sicurezza i codici, gli stili, le culture di fondo sottesi al cambiamento in atto, se insomma si affrontano senza paura le sfide che questo nuovo sistema presenta, le possibilità di crescita democratica diffusa sono decisamente superiori a qualunque altro periodo e quindi rappresentano assolutamente una occasione da non perdere e da gestire con estrema attenzione e responsabilità.
L’informazione e la conoscenza sono infatti lo specchio della società. A conoscenze ed informazioni mediocremente gestite corrispondono società povere od in mediocre crescita.
Il compito degli addetti alla diffusione dei saperi, di tutti i gestori dell’informazione, giornalisti, bibliotecari, insegnanti e quant’altro, è, pertanto, oltre che difficile e complesso, di enorme ricaduta e responsabilità sociale: può includere o escludere, combinare o dissociare, produrre assuefazione o rivolta, soffocare o far esplodere contraddizioni.
Dividersi tra conservatori amareggiati e nostalgici, protesi nel rimpianto della chiarezza e semplicità passate, e progressisti ottimisti, in tensione acritica verso il nuovo, non serve a nessuno. È indubbio che un accrescimento tanto spaventoso, disordinato ed oppressivo della mole di informazioni e conoscenze non può ricadere come responsabilità sulle spalle di pochi soggetti e non può neanche essere razionalizzato e ordinato secondo criteri decisi da alcuni pur con il sostegno dei migliori specialisti del settore.
È sicuramente necessario affrontare il nuovo sistema con atteggiamento prudente di analisi, ma privo di dogmatismi o precostituite pregiudiziali, da una parte quindi con intelligente curiosità e proiezione verso il nuovo, dall’altra però con la necessaria inquietudine che un disegno di così vasta portata suscita.
La sfida è di quelle che non si possono perdere. In quest’ottica perciò nessuna logica di asservimento è accettabile. Nessuna mediazione con i vari poteri, siano essi politici, economici o culturali, può e deve condizionare le scelte sull’organizzazione del sistema di diffusione dell’informazione e del sapere: l’obiettivo deve essere la garanzia della democrazia e lo stimolo propositivo nei confronti della società per favorirne la crescita in termini di qualità di vita e diffusione della cultura. Sarebbe bene che fosse raccolta e meditata l’eredità lasciata da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”.
Le sue proposte, da conservare per il prossimo millennio (questo evidentemente), si attagliano perfettamente proprio al mondo della diffusione della comunicazione, dell’informazione e della conoscenza. La leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità e la molteplicità potrebbero caratterizzare, allora, la nostra società e dovrebbero rappresentare i perni su cui strutturare e far ruotare tutto il sistema di diffusione del sapere che ora dà vistosi segni di affaticamento, pressappochismo e superficialità.
Il villaggio globale, che si avvia ad essere il luogo dove la valanga di informazioni tende a vanificare ed annullare l’informazione stessa, rischia di assomigliare ad una incomprensibile Babele dove milioni di individui, convinti di essere in dialogo e contatto con tutti gli altri, sono in realtà monologanti e portatori, ciascuno, della propria verità e del proprio egoismo.
La misura del mondo e del vivere, i processi degli accadimenti e i ritmi delle acquisizioni dei saperi sono tutti accelerati e sfuggono al nostro controllo: non ci possiamo sottrarre né riusciamo a dominarli. Sentiamo di essere eterodiretti e puri soggetti passivi di ricezione, impotenti di fronte ad un cambiamento che è più veloce della nostra capacità di seguirlo e sembra privo di un orizzonte di senso.
È evidente allora che l’unica possibilità, per limitare da un lato l’omologazione e la solitudine e per sfruttare positivamente dall’altro la complessità e la ricchezza di opportunità offerte dalla molteplicità degli incroci di saperi, è quella di recuperare con convinzione la cooperazione e la coesione dei soggetti addetti alla organizzazione della conoscenza. Deve essere pensato un progetto forte e condiviso che ordini e restituisca senso alla Babele e tenda verso l’imprescindibile obiettivo comune di salvaguardia della correttezza, completezza e velocità della informazione, nell’ottica del progresso e della possibilità di crescita culturale per tutti e come unica garanzia di democrazia e libertà di pensiero.
