Nei 6 milioni di uccisi non sono compresi zingari, omosessuali e altri diversi perduti nel gorgo della seconda guerra mondiale. Fanno cifra a parte…
Anche il western di Sergio Leone richiama in alcuni punti l’orrore del lager e la rappresaglia come metodo. Tuco, fatto pestare Sentenza, per esempio, ne Il buono, il brutto, il cattivo. Fuori suona un’orchestrina di prigionieri. Nei campi di concentramento, violinisti e altri orchestrali, ebrei, suonavano accompagnando i loro simili alla forca o all’imbocco delle camere a gas… Quanto comanda è l’allargamento del vuoto.
(Ponderabili variazioni di passo, 2000, p. 23).
Cosa è il deleddismo?
È l’irrealtà fatta diventare archetipo. Il deleddismo non ha niente a che fare con Grazia Deledda. Il deleddismo di Barbagia, di certa fiction, è lontano dal contesto.
(Idem, p. 31).
È importante anche in ottica turistica avere capacità di visione, occhio e sensi tesi verso l’orizzonte che è insieme fisso e mobile. La casa diventa paese, la chiesa laboratorio, il sentiero via di conoscenza, la tanca luogo della rappresentazione, il giorno e la notte scansioni di una storia… La narrativa deleddiana moltiplica all’infinito il visibile ma anche l’invisibile.
(Tibi: pakes nelle terre di confine, 2000).
S’inimiku: il nemico.
Ancor oggi la memoria ne è intessuta. Il campanilismo, la zona di confine, sa lakana, sono il segno e il marchio di questa appartenenza, superato solamente nelle trincee del Carso, alla Grande Guerra. Paradossalmente fu quella immane tragedia, 10 milioni di morti, a mettere insieme per la prima volta molti sardi tra di loro.
(Idem, p.70).
Era un sonno ma tutti i giorni Artù scendeva dalle alture e poi risaliva le ossidiane diretto a Punta erema. Camminava solitario, ancor più magro e lacero, lontano dai rumori della modernità, ripercorrendo il cammino inverso del nano Pristigal, imparando passo dopo passo come è che si simula tristezza e si dissimula sicuranza. Arrivato al vecchio manicomio, lungo i corridoi vedeva gli infermieri che guardavano Gueneveu con desiderio e questo osservare assatanato rendeva giustizia ai suoi dark ages, all’attesa del Père Lachaise.
(Il sogno e il sonno, 2001).
A un certo punto del sogno, mentre risalivamo la scalinata cambiò la musica e al posto della filastrocca si sentì un suono di passi cadenzati: burubùm-tarabùm-burubùm. E ancora: burubùm-tarabùm-burubùm. Poi anche il burubùm-tarabùm-burubùm fu interrotto da un rumore incessante e assordante. Aerei volavano sopra il cielo di Rio Miché, aerei di guerra. Venne giù una pioggia di bombe.
(Idem, p. 105).
Da qualche tempo era arrivato Mussingallone.
(Il tradimento del mago, 1986).