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Viaggio in 2° classe per ...angelo
 
Su “La Nuova Sardegna” del 13 Ottobre è stato pubblicato un servizio di Antonio Bassu dal titolo “Scoperti per caso i gioielli del cimitero di Nuoro”.
L’articolo prende spunto dal danneggiamento occorso all’opera del grande scultore Giuseppe Sartorio e al successivo restauro per iniziativa dello scultore Pietro Longu, del prof. Gianni Marongiu e degli studenti dell’istituto Statale D’arte di Nuoro, i quali in collaborazione con la Direzione del Cimitero, stanno conducendo un’indagine conoscitiva sull’aerea più antica del camposanto, nella prospettiva di realizzare la proposta di trasformazione in “cimitero monumentale”.
Questa iniziativa merita il contributo e l’appoggio di tutti.
Personalmente sono stato sempre restio a parlare o scrivere sulla mia famiglia, ma, quando la storia diventa comune e riguarda Nuoro e i Nuoresi, ritengo doveroso che le conoscenze siano divulgate e che il patrimonio storico individuale sia tutelato come bene universale.
Mi riferisco in particolare alla tomba “Nieddu-Semidei” situata a pochi metri dalla scultura marmorea del Sartorio.
Questa tomba è opera dello scultore genovese prof. Federico Fabiani che ha operato, come il Sartorio, nella seconda metà dell’800, ed è considerato tra i più importanti artisti di sculture funerarie della scuola Genovese, moltissime sono infatti le sue opere presenti nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova. Federico Fabiani è nominato come uno dei protagonisti della prima svolta tra romanticismo e naturalismo, assieme a Emanuele Giacobbe e Agostino Allegro dei quali abbiamo numerose testimonianze al cimitero di Bonaria a Cagliari.
In “Pittura e scultura dell’800 - ed. Ilisso 1997, troviamo scritto a proposito del Fabiani (a pag. 169):” … un saggio della sua arte arriva soltanto del 1894 con un classicistico angelo che piange nell’urna cineraria postata su una colonnetta nella tomba Nieddu-Semidei al camposanto di Nuoro…”
Sebbene la scuola genovese abbia avuto con la Sardegna stretti e consolidati legami artistici che hanno radici remote con la Confraternita di Santa Caterina e San Giorgio a Cagliari, ad oggi, nonostante le mie ricerche, non ho rintracciato altre opere del Fabiani presenti in Sardegna. Se ciò venisse confermato assumerebbe maggiore rilevanza storica questa unica testimonianza nel cimitero di Nuoro.
Il Satta commette però un evidente errore descrittivo quando parla di “due angeli” a conferma, ancora una volta, di impressioni e valutazioni soggettive, e non storiche, che caratterizzano questa grande opera letteraria.
Il Fabiani comunque, a differenza del Sartorio che, con il figlio Ettore, aprì una vera e propria scuola in Sardegna, produsse la sua arte in continente. Come arrivò allora la sua opera a Nuoro?
Il monumento fu commissionato a Genova il 25.11.1893 per conto della famiglia Nieddu da Antonio Nieddu, medico, generale dell’esercito e docente alla Facoltà di Medicina di Torino.
Nella dettagliata relazione, controfirmata dal committente e dall’artista, viene descritta la qualità del marmo adoperato, le dimensioni della statua e delle colonnette, ed il Fagiani “… si obbliga di rendere a proprie spese il monumento e gli accessori, tutto ben incassato, in Cagliari, bordo vapore, non più tardi del 1.9.1894 …”.
Il Fagiani inoltre: “… si obbliga a provvedere per lo spazio di giorni ventuno, un pratico operaio per la collocazione del monumento; detto operaio dovrà viaggiare colle casse contenenti il monumento fino a Nuoro per vigilarne la conservazione. Egli potrà essere trattenuto a Nuoro, se necessario, anche più di giorni ventuno in tal caso il Nieddu corrisponderà al Fagiani lire cinque per ogni giorno eccedente detto limite …”
Segue la minuziosa descrizione del monumento ed il prezzo pattuito in lire seimila, di cui “… lire 1500 il Fagiani dichiara averle già ricevute, lire 500 gli verranno pagate entro il 31.12.1893, lire 2000 a metà opera, e lire 2000 dopo collocato il monumento …”.
Interessante è anche conoscere i dettagli della messa in opera del monumento descritti dal Dott. Antonio Nieddu in un preciso rendiconto di spesa e dei contributi versati dai componenti la famiglia. Le casse furono prelevate nei primi giorni di settembre 1894 dalla stazione di Macomer dal Nieddu in compagnia dell’operaio Gambioli che vennero incontro al Molfino, esperto delegato dal Fagiani.
Il viaggio, in treno, fu in seconda classe, con pranzo, cena e pernottamento a Macomer. Per il trasporto dalla stazione di Nuoro al cimitero fu incaricato “… il carrettiere Delogu Ignazio…”. Utilizzato anche successivamente per i carichi di acqua, legname, pietre, ponteggi etc…
Il Delogu era coadiuvato dagli operai Ruiu Pasquale, Brotzu, e Murgia Giuseppe. La costruzione della tomba richiese undici giornate lavorative che videro impegnati gli operai: Puggioni Domenico, Pipere Giuseppe, Manca, Piredda Angelo, Maureddu, Ladu Pietro; e, per quanto riguarda lo scavo: Sotgiu Antonio e Sedda Antonio.
Le corde furono fornite da Carlo Pastorino, il cemento da Campanelli e Crivelli, la calce “… dagli olianesi …”, ulteriore acqua da alcune ragazze di cui non si fa il nome.
Prestò, anche il suo indispensabile aiuto il becchino del camposanto Domenico Basolu.
A conclusione dei lavori furono donate al Molfino alcune pezze di formaggio da consegnare, al rientro a Genova, all’artista Fagiani (“come da lui richiesto” specifica lo scritto).
Ritengo utile far conoscere chi è sepolto in questa tomba, a parte mio padre e mio nonno l’ing. Pietro Nieddu-Pittaluga ed il fratello avv. Giuseppe. Furono traslate dal vecchio cimitero, situato nei pressi del mercato civico, le spoglie del Nieddu-Semidei, in particolare dell’avv. Antonio Nieddu-Deledda, già sindaco di Nuoro nel 1860/63 e della consorte donna Antioca Semidei-Pintor.
Un breve cenno storico meriterebbero appunto i Semidei-Bonaparte, influente e facoltosa famiglia originaria della zona di Brando in Corsica. All’inizio dell’800 un ramo di questa famiglia tra cui il notaio Giuseppe Semidei, deceduto nel 1855, si trasferì ad Orani. Costui si sposò con donna Mariangela Pintor. La tomba dei Semidei si trova ancora nel cimitero di Orani, mentre la famiglia risulta estinta.
NUMERO /5
Anno 2000, n. 5
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